mercoledì 7 agosto 2019

Jàco(po) Zordi, l'Asso di Fiori



Jàco terzo figlio maschio della famiglia Zordi, molto nota a Vilezia per i suoi affari nell'ambito del commercio, non ebbe la fortuna del primogenito Enrigo, ne la possanza del secondo nato della sua famiglia Ménego. Fu chiaro da subito che ad Enrigo, come di norma, sarebbe toccata la sorte di amministrare i possedimenti della famiglia. A Ménego invece non fu difficile entrare al servizio della capitaneria di porto e partendo dal basso scalò le gerarchie fino al grado di sottotenente. Ad onor del vero le malelingue dicono che raggiunse tale grado per intercessione del fratello maggiore che seppe ungere i meccanismi giusti, in modo di avere in cambio un trattamento di favore sui dazi commerciali.

A Jàcopo raggiunta la maggiore età, come a molti altri terzogeniti, fu data una dote in crì, qualche cianfrusaglia di famiglia e fu messo alla porta. Non fu facile per un rampollo della nobiltà, che aveva fatto del gioco d'azzardo, del bere e della compagnia di belle e lascive donne la sua maggiore preoccupazione, trovarsi di punto in bianco con l'esigenza di letteralmente inventarsi un modo per vivere.

Le serate in taverna, tra festini e fiumi di pregiato vino vileziano, lo avevano suo malgrado istruito sul come cavarsela in una rissa, la cosa più vicina a quell oche sarebbe diventato il suo futuro lavoro. Non gli rimase che investire i crì ricevuti in dote pagandosi l'adesione alla prestigiosa scuola Rosconi, affiliata all'accademia della Mirandola. Retta dal maestro di Spada, Etichetta e sincera Viltà, Cèncio Rosconi. E probabilmente fu la decisione più saggia che potesse mai prendere. C'è chi dice che la decisione stessa in realtà gli fu suggerita da suo fratello Enrigo, con lo scopo di avere un uomo fidato che proteggesse i suoi commerci, sopratutto quelli meno "domiciliari".

Gli anni dell'accademia furono, difficili, più che per il duro allenamento fisico per la rigida impostazione volta a correggere le attitudini comportamentali che avevano caratterizzato la sua esistenza fino ad allora. Eppure l'educazione e l'etichetta gli erano state inculcate fin da piccolo, ma risultati in tal senso furono ottenuti solo dopo gli anni di accademia da schermitore.

Per la vergogna, di essere diventato un comune vileziano, per proteggere la sua identità e quella della sua famiglia, decise di indossare una maschera bianca recante i semi delle carte da gioco a lui
così care, e prese il nome d'arte di Asso di Fiori. Ben presto, a seguito dei lavori ben riusciti iniziò ad ottenere ingaggi sempre più prestigiosi e redditizi. Il suo nome d'arte iniziò a circolare
per le calle ed i campi di Vilezia, ed alcuni nobili iniziarono a rivolgersi a lui per "risolvere" qualche increscioso fatto che potesse creare imbarazzo al loro buon nome.

L'Asso di Fiori, divenne suo malgrado conosciuto a livello locale, fu di ispirazione per i giochi dei bambini, per i quali divenne be presto un idealistico eroe mascherato ed allo stesso tempo motivo di angoscia per chi sapeva di aver fatto qualcosa che non avrebbe dovuto, e questo era esattamente il contrario di quello che Jàco avrebbe voluto accadesse.

Nell'autunno dell'anno VI AC, dopo l'apertura delle frontiere, conobbe Miranda, una bellissima e facoltosa soladina dai capelli rossissimi e gli occhi verdi come gli aghi di pino, la cui lingua si narra sia tagliente come la lama di una mezzaforbicina da scherma e la cui arguzia sia degna del buon nome del suo popolo. Non è difficile immaginare come tra i due nacque una forte passione che li spinse a programmare di fuggire insieme nei Liberi Domini cosa che ahimè non si concretizzò, perché il giorno della partenza Miranda non si presentò al luogo convenuto facendo recapitare invece una lettera di scuse a Jàco. L'Asso, decise di partire lo stesso, visto che il suo nome stava circolando per Vilezia troppo frequentemente a seguito delle scorribande perpetrate con la soladina e ad altre bravate riconducibili al suo lavoro. Ma sopratutto Jàco agognava di diventare veramente indipendente dai precetti che gli avevano insegnato all'accademia della Mirandola, volendo sviluppare un suo personale codice d'onore ed al contempo affrancandosi anche dagli obblighi a cui ogni tanto Enrigo lo richiamava per favorire gli interessi della sua famiglia. Non in ultimo anche per assecondare la sua voglia di esplorare le regioni della Casa di cui aveva solo sentito parlare.


Grazie alla scelta che prese in origine, quella di celare la sua vera identità, nota solo alla sua famiglia, al suo istruttore di scherma Maestro Cèncio Rosconi ed alla sua amica Miranda, gli fu agevole dunque mettersi in viaggio lontano da occhi indiscreti. Come meta del suo viaggio scelse la regione più lontana e differente a quella dove era nato e vissuto, partì per il primo piano, direzione Vascherdam, di cui aveva sentito parlare un gran bene dagli avventori delle locande che frequentava da giovane. Ci sarebbe stato molto lavoro e meno ficcanaso decisi a smascherare la sua identità per ora ancora celata. I giorni scorrevano veloci, le novità erano molte così come gli usi ed i costumi che aveva iniziato a conoscere grazie alla sua amica soladina mesi prima e che ora stava imparando ad apprezzare sempre di più vivendoci a contatto, aveva persino cambiato la sua arma da duellante optando per un ago che più si adattava al suo stile di schermitore. Si era quasi abituato a quella vita e tutto girava a meraviglia ma poi come ogni volta arrivò una lettera di Miranda a complic....cambiare tutte le cose...


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