domenica 17 aprile 2022

Il passo maledetto

 


1489 DR

E' ormai qualche mese che giro per queste lande sferzate da lunghe tempeste di neve, il freddo ti entra nelle ossa, l'inverno sembra non finire mai. I corpi martoriati degli abitanti delle Ten Towns sembrano dover cedere da un momento all'altro, sottoposti ad un lunghissimo e rigidissimo inverno che ormai dura da due anni.
La neve copiosa ricopre le cittadine, i tetti delle case sono messi a dura prova dal peso della neve ormai ghiacciata da tempo, le strade ed i sentieri sono ormai quasi invisibili, ricoperte da una coltre di neve e ghiaccio. La gente è esausta, ma in loro alberga una fierezza che li rende più che mai operosi nella loro caparbietà di sopravvivere a questo gelido inverno. Duri i loro sguardi indagatori verso gli "stranieri", ma sempre pronti a dare una mano in cambio di chi voglia aiutare. La solidarietà tra gli abitanti dello stesso villaggio o cittadina è incentivata dalle avverse condizioni in cui si trovano a vivere. Sanno che solo unendosi e collaborando possono aumentare le loro possibilità di sopravvivere.

In pochi si avventurano fuori dalle città, i commerci sono rallentati tra le dieci cittadine e del tutto fermi tra la costa della spada e la valle. Da quel che ho capito la mia carovana, proveniente da Luskan potrebbe essere stata l'ultima ad aver attraversato il passo. Se così si può dire, visto che sono l'unica sopravvissuta, è stato terribile, quando ormai pensavamo di aver passato il peggio una valanga si è abbattuta sulla carovana. Tutti siamo stati travolti, con noi il carro pieno di mercanzie dei mercanti ai quali ci eravamo uniti. Si è trattato di secondi, un battito di palpebre, di quel momento ricordo solo le urla di chi è precipitato nel crepaccio ed il sordo rumore della neve che ha messo a tacere qualsiasi altro rumore, ricoprendo completamente lo stretto passo e sommergendoci. Pensavo di essere morta, devo aver perso i sensi, sballottata tra massi neve e ghiaccio, eppure ricordo che qualcuno mi ha dato una spinta, forse Braelin che era vicino a me, forse quella spinta potrebbe avermi salvato la vita. 


Non so quanto sia passato, non so quanto sia stata sotto alla neve, ma so che il desiderio di sopravvivere è stato più forte del torpore al quale il mio corpo voleva abbandonarsi. Devo essermi lamentata ed ho sentito una mano sollevarmi e tirarmi fuori dalla neve. Una delle guide con il volto completamente tumefatto ed il sangue rappreso e gelato a disegnargli una maschera terrificante sul volto : " Come stai? Hai qualcosa di rotto ? " disse in un comune quasi stentato, il suo corpo era ricoperto di pelli di lupo, ma la sua stazza era imponente e difficilmente non si poteva notare. Occhi azzurri, quasi glaciali, un alito che puzzava di qualche sostanza alcolica, forse quel latte di capra fermentato di cui ho letto sui libri prima di partire. Abbiamo passato quella che penso sia stata un ora o giù di li a cercare altri sopravvissuti, niente nessuna traccia erano stati trascinati giù nel crepaccio.

Oleg, questo il nome del barbaro, trovò una pista : "Tre uomini, una bestia, Nord, andare ora" guardai le orme non mi dissero molto ma pensai che la bestia fosse una di quelle che trainavano il carro. Oleg mi diede le sue racchette da neve, e lui ne costruì alcune di fortuna con i resti della carovana. In cambio gli diedi delle razioni che avevo nel mio zaino, caddi un paio di volte, quelle racchette erano troppo grandi per me ed io non ero di certo abituata. Dopo qualche ora di cammino, trovammo uno dei tre uomini, era rannicchiato vicino al costone di roccia, immobile, gelido, ricoperto di ghiaccio, vicino a lui un sacco, nulla di utile, sicuramente roba preziosa che aveva trafugato dai resti della carovana, ma dannatamente pesante, prenderla sarebbe significato abbassare le nostre possibilità di sopravvivere. 

Camminammo per interminabili ore, trovammo delle orme di un predatore che seguivano le ormai dei superstiti, più avanti del sangue e poco più avanti i resti della bestia che trainava la carovana, aveva un taglio su una zampa. Oleg disse "uomini scappati, ferito bestia per dare in pasto a....." non capii quella parola ma dubito fosse comune. C'era poco da star sereni, oltre alle condizioni avverse anche bestie feroci popolavano quel posto, forse qualcuna stava seguendo anche noi, Oleg mi invitò a non fermarmi, si limitò a raccogliere qualche pezzo di carne dalla carcassa. Fu disgustoso, mangiare della carne cruda, quasi congelata, i resti del pasto di una bestia, fu orribile.

Dopo un' altro giorno di cammino trovammo anche gli altri due, dovevano aver speso le loro ultime energie per affrontarsi, uno dei due sembrava aver avuto la peggio, aveva una ferita su un fianco, una lama corta e morsi disse Oleg, l'altro lo trovammo poco più avanti assiderato, gli occhi spalancati, il  viso cosparso di sangue rappreso e gelato. Per quanto possibile sentii un brivido lungo la schiena quando capii che i morsi sul cadavere dell'altro erano i suoi. Svenni, ricordo solo che Oleg mi caricò sulle sue spalle. Dopo altri 2 giorni di cammino, Oleg si fermò e mi disse "Nord Est, segui rocce color rosso, sentiero per Bryn Shander" mi fece quello che mi sembrò un sorriso e se ne andò verso est, lo vidi scomparire nel nulla, quasi come se non fosse mai esistito. Da li a poco scavalcai un dosso e vidi del fumo ergersi da delle case a qualche miglio di distanza. Rotolai giù dal dosso, il cuore che mi batteva forte ero ancora viva.

Dal diario di Myriel Karamon

giovedì 10 dicembre 2020

Post Processing

Cammina lentamente ma con passo deciso, mentre osserva la scena del crimine attorno a sè. Le sagome tracciate dove hanno trovato i cadaveri, gli addetti che fanno rilevazioni e prendono note. Entra dalla porta, spalancata, e si ferma in mezzo al salone. La giovane gli si avvicina, la divisa pulita come tutte le matricole, i capelli neri che escono dal berretto calzato stretto, tende la mano con il comlink verso l'alto. «Capitano...» Il Capitano avvicina il suo comlink, poi inizia a fare gesti in aria mentre l'interfaccia AR carica i primi rilevamenti della scientifica e visualizza nell'ambiente i dati rilevati, e inizia a leggere
«La vittima era Bella Valentino - legge la giovane nana - contratto di protezione premium con clausola standard di verifiche post mortem. Tre guardie del corpo, morte nello scontro, una con Certificazione Ermetica di livello 2. Gli aggressori sono entrati dalla finestra del bagno e dal garage; almeno due, forse tre. Più un palo nel cortile posteriore.
«Sono entrati con delle armi in pugno, probabilmente volevano minacciare la vittima e farsi indicare roba di valore, ma non si aspettavano resistenza. Un colpo di pistola è stato sparato a scopo intimidatorio, l'ha presa di striscio e si è piantato sul muro dietro al divano...»
Il Capitano alza lo sguardo verso il divano, poi si volta come per chiedere ma viene anticipato «Trovato un bossolo, ma ha l'RFID bruciato, impossibile risalire al compratore». Il Capitano fa una smorfia come infastidito. La giovane riprende «Mentre i ladri erano impegnati con le guardie del corpo, la vittima ha tentato la fuga sul cortile, ma si è trovata il quarto addosso che le ha esploso un calibro 12 in petto. Un fucile da caccia con le canne mozzate è abbastanza comune tra i piccoli criminali...»
«Immagino anche in questo caso bozzoli con RFID bruciato, vero?» la giovane annuisce, mentre il suo superiore osserva la ricostruzione in AR e la posizione dei corpi. E mentre cerca di mettere a fuoco, nota l'uomo in piedi a fianco alla posizione del corpo della vittima.

Di altezza media ma corporatura massiccia malamente occultata da un vestito grigio abbondante e una camicia bianca senza cravatta, l'uomo dai lunghi capelli neri sta fermo in piedi, ondeggiando dalla mano destra un cordino con un anello a cui sono attaccate delle piume; la mano sinistra tesa di fronte a lui con il palmo semi aperto, come un direttore di orchestra che ascolta delle note nell'aria. Si gira lentamente nella stanza arrivando a volgere il volto verso l'ufficial. A quel punto si ferma, abbassa la mano e apre gli occhi «Buongiorno - dice con voce calma e profonda - lei deve essere il capitano»
Ripone l'acchiappasogni nell'altra mano e poi estrae dal taschino una tessera con chip che passa al capitano. Questi la scivola sopra al comlink per caricare tutti i dati e non può fare a meno di notare il nome scritto sopra, strabuzzando gli occhi per essere sicuro di aver letto giusto.
«Significa "coyote dalla coda dal lungo pelo, della piana del fiume dalla sabbia rossa" - dice accennando un sorriso il cheyenne - mio nonno era un tradizionalista. Potete chiamarmi O'kohòme. Sono un... amico di famiglia. E volevo sapere una prima ricostruzione dei fatti»
«Mi stavano aggiornando proprio ora, signor "Okoom" - rispnde il capitano, storpiando forse intenzionalmente il suo nome - un tentativo di furto con omicidio preterintenzionale. I ladri sono entrati, la vittima è scappata, è stata freddata da un colpo di fucile dal palo che aspettava fuori. Niente di eccezionale»
«A che ora hanno sentito gli spari?»
«Verso le 20 e trenta di sera, i vicini hanno pensato ad un film d'azione...»
«Quasi sei ore fa... quindi il mago che era con loro è abbastanza esperto... oppure un dilettante con tanto più talento di quello che pensa» mentre osserva apparentemente nell'aria vuota attorno a sè, poi incrocia lo sguardo stupito del capitano e risponde alle sue domande non ancora fatte «La vittima è morta per un incantesimo. Forse magia diretta. Si percepisce ancora una flebile traccia arcana, troppo esigua oramai per essere distinguibile dal rumore astrale di fondo. Ha lanciato l'incantesimo da quella direzione lì - indicando la porta d'ingresso - forse addirittura da fuori, ma non credo»
Il capitano rimane qualche secondo a fissarlo, poi si volta verso la giovane agente che lo osserva dal basso verso l'alto, e infine pone di nuovo lo sguardo verso il cheyenne mentre si china verso il divano, quasi ad annusare l'aria. Poi tira fuori nuovamente l'acchiappasogni e quasi tra sé e sé bofonchia «Il primo proiettile è stato deviato qui - indicando un punto nel vuoto - da una protezione mistica. E' stato un colpo di striscio, solo perché aveva una protezione, altrimenti l'avrebbe uccisa direttamente... interessante...»
Poi si alza di scatto e si volta verso gli agenti «Erano ladri, quindi avranno rubato qualcosa, giusto? Potete indicarmi la strada?»

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JACKPOINT ACCESS NODE JfJrbFZqCrtHv14FhpNkeYhmngQn8mxC

99F400 - 208001211143
Ragazzi ma avete sentito? Hanno ucciso Bella Valentino, quella di MetaEmpathy.
Mio fratello di spada è cresciuto in una comunità retta da lei negli anni '60.
Devastante... poi per una rapina andata a male...
- NormalBob

> 99F401 - 208001211150
PUTTANA ELFA RAZZISTA
non verserò una lacrima per lei
- MeatHacker

>> 99F402 - 208001211201
MH stai esagerando con i tuoi whine da troll vessato... solo perché era elfa; così mi diventi razzista pure te
- LadyShin

>>> 99F403 - 208001211205
Ah sì? Lo sai quanti orchi o troll lavorano in quella azienda? E' facile: ZERO. Conosco un orco che fa la guardia privata lì e dice che si sente a disagio a fare la ronda di giorno.
Non fanno carità, fanno business. La carità è solo il loro modello di mercato
- MeatHacker

>>>> 99F404 - 208001211321
Pare anche che fossero una copertura per traffici illeciti nelle Barren.
Quindi sicuro non una santa
- GreenGobbo

>>>> 99F405 - 208001211330
Siamo tutti d'accordo: l'unico corporativo buono è il corporativo morto.
Però abbassate i toni, siamo un nodo civile qui
Altrimenti mi tocca moderare
- AdmPNT-45HF23

> 99F401 - 208001211657
Ma solo a me stona qualcosa?
Voglio dire, dei ladri superano la sicurezza del complesso e tutto, e arrivano ad una villa più riparata, lontana dalle vie di fuga per... rubare argenteria e credichip?
- RockHoming

>> 99F402 - 208001211701
Dici che stanno nascondendo qualcosa?
- LadyShin

>>> 99F403 - 208001211740
Con il mio team facciamo molti lavori da Cappelli Bianchi. E quella non è la sicurezza che passano dei ladruncoli occasionali
Secondo me erano professionisti. Ladri esperti su commissione
O più probabile 'runner. Secondo me siamo di fronte ad una run andata male
Si dice 4 morti. Una era lei. Sugli altri non si sa
Se erano 'runner, normale che coprano le tracce e puntino il dito su ladri occasionali
- RockHoming

>>>> 99F404 - 208001211741
Sei esperto come Cappello Bianco? Ho un lavoro. Contattami privatamente, key BWoyNAb]RR1M=RM
- QiLiao

>>>> 99F404 - 208001211920
Shadowrunners? interessante
- GUEST39F7

>> 99F402 - 208001220650
Concordo qualcosa puzza. Secondo me è stato un lavoro interno.
Qualcuno voleva prendere il suo posto.
E magari non sapeva dei traffici illeciti che copriva nelle Barrens
Oh come sarebbe bello se gli esplodesse in faccia a quel pezzo di merda
- NormalBob

>>> 99F403 - 208001221005
A lei sicuro è esploso in faccia
- MeatHacker

>>>> 99F404 - 208001221127
MH hai rotto il cazzo.
Se hai problemi vieni a dirmeli in faccia.
- NormalBob

>>>>> 99F405 - 208001221201
E cosa vuoi fare, umano dalle ossa fragili?
Uccidere il mio ego con i tuoi stupidi insulti?
- MeatHacker

> 99F401 - 208001221330
Niente minacce personali
Sono costretto a moderare
- AdmPNT-45HF23

DISCUSSIONE CHIUSA PER MODERAZIONE (45HF23)

mercoledì 15 luglio 2020

L'Occhio di Anubar

Il ponte è buio e le uniche luci provengono dai pannelli di controllo e dall’Occhio di Anubar, il pericoloso sciame di asteroidi, che si staglia nell'oscurità dello spazio riflettendo la lontana luce della stella Kua.

All’improvviso l’intera nave oscilla quando un meteorite vagante colpisce lo scafo. Gli allarmi scattano e per un attimo la nave perde il controllo. L’odore acre dei sistemi elettronici bruciati pervade l’aria asciutta e rovente.
Quando la Narzalus si stabilizza e gli allarmi si zittiscono, il lampeggiare della console dei sistemi sensori indica che è stata individuata la colossale portaghiaccio Orun II, che punta dritta verso lo sciame.
La Narzalus beccheggia violentemente, mentre un altro meteorite scivola sulla paratia di tribordo.
Uno sguardo di intesa, un cenno del capitano. Ora o mai più.

Alcuni giorni prima...

La cupola lontana che sovrasta la Piazza delle Spezie è ancora illuminata, ma le prime ombre iniziano a coprirne la sommità, segno che della veglia pomeridiana è rimasta poco più di un'ora. Si concentra per qualche secondo su di questo, cercando di immaginare il silenzio che dovrebbe esserci lassù, ma il passaggio di un hovertaxi rombante la riporta rapidamente al fragore presente qui tra i banchi del mercato. Il vociare della gente non è nulla rispetto alle grida di chi annuncia la propria mercanzia e invita i clienti al proprio bancone, di chi chiede spiegazioni, il rumore degli occasionali hovertaxi, il pollame che starnazza nelle gabbie, il continuo contrattare di venditori e clienti, con toni sempre esagerati e volume inutilmente alto.

Samioh, a pochi passi da lei, mantiene invece sempre il solito contegno tipico di un cortigiano anche quando sta cercando di comprare dell'ottimo pollo da stufare al prezzo tipico delle frattaglie, mentre il commerciante fa l'ingenuo e il disperato anche se sa che alla fine cederà. Ogni tanto si volta ad indicarla, perché probabilmente fingere di stare solo ad eseguire gli ordini fa parte della sua strategia.
Voltandosi per distogliere lo sguardo con fare scocciato, incrocia quello di un venditore di tessuti ambulante, chiaramente allontanatosi troppo dal Suk Alesh. Mentre questi si avvicina e mostra la mercanzia appesa alle sue spalle e braccia, Armita cerca di ignorarlo completamente. "Prima o poi se ne andrà" pensa.
Rouya pochi metri più avanti volta leggermente la testa mentre con la mano arriva ad accarezzare la pistola. Il suo sguardo gelido inchioda il venditore. "Non sarà mica così pazza da aprire il fuoco nel mezzo della Piazza?" pensa (e spera) Armita. Il venditore non ha voglia di scoprirlo, si congeda e se ne va. Rouya annuisce al suo capitano, poi lascia scivolare la mano sul fianco e si rimette ad ascoltare Nima, come nulla fosse.
La Dottoressa Wana sospira, e con lo sguardo cerca l'ultimo del suo equipaggio. Infine trova Zebo che sta parlando con i pellegrini che hanno chiesto informazione per raggiungere la Cupola delle Icone almeno un'ora prima. Non ha idea di cosa stiano dicendosi e onestamente non ne vuole neanche sapere, spera solo che in qualche modo riesca a vendergli un passaggio fino a Mira o a qualche altro luogo di pellegrinaggio. Almeno per arrotondare.

Uno degli stereotipi sugli Esploratori e ricercatori è che passini più tempo nel mercato di una stazione che ad esplorare le vastità dell'Orizzonte. La realtà è che i momenti di adrenalinica avventura sono sempre intervallati da tediosi lungi giorni in attesa del futuro ingaggio.
«Ho un affare tra le mani, devo solo chiarare gli ultimi dettagli e vi chiamo. Domani o al massimo dopodomani» le ha detto Jamil Faisaal il loro "procacciatore di ingaggi". E intanto i giorni sono diventati settimane. E le settimane mesi. Armita ripensa che sono due mesi che non vedono un ingaggio, e le casse della nave raggiungeranno il fondo con gli ultimi acquisti per le riserve della nave. E se non avranno di ché pagare il debito, potrebbero perdere la nave o peggio, essere costretti a chiedere un prestito al Sindacato

Mentre è assorbita da questi tristi pensieri, il trillo del comunicatore la riporta alla realtà.
E' Jamil, che con il suo solito fare vagamente noncurante e la sua pronuncia blesa la liquida rapidamente «Un ingaggio per voi: vi contatterà il Signor Kembouri per una buona... che dico buona, OTTIMA proposta. Non fatevela scappare, che mi sono già accordato per la mia percentuale. Mi raccomando. Che le Icone vi proteggano eccetera»

domenica 16 febbraio 2020

lettera da Miya Imiko per Hida Haruko

«[...]Però, mia cara Haruko-san, anche se lo sai che potrei scrivere un intero libro di chiacchere di cui parlarti, volevo prima parlarti di un'altra situazione molto importante per la quale potresti avere un interesse diretto. E che forse potrebbe portare a vederci di persona!

Ho seguito mio padre nella provincia di Naishou, una piccola provincia poco conosciuta che occupa poco più la Valle di Nobu a nord dei territori del Centopiedi. Qui hanno una situazione politica controversa, in cui alla dipartita del precedente Governatore l'amministrazione è stata contesa tra Doji Ayumi, che ha assunto il controllo durante il vuoto di potere, e Bayushi Itaru che supporta un erede non registrato nato da una giovane samurai dello Scorpione.
Per cercare di derimere la questione e stabilire chi debba assumere il ruolo di Governatore, siamo stati inviati qui scortati da una forza armata di lancieri d'elite del Leone comandata da Matsu Tadanobu e ci siamo insediati già da prima dell'inverno.

Non ti sto a descrivere tutte le complicate situazioni che abbiamo trovato e di cui dobbiamo occuparci, e arrivo subito al punto che sarà di tuo interesse. Kuni Shiyoda, una dei consiglieri della precedente amministrazione e amica personale del Governatore si è allontanata dalla sua posizione prima del nostro arrivo e al momento è data per dispersa; da quando ci siamo insidiati, il Granchio ha chiesto di inviare un altro consigliere spirituale per poter prendere la sua posizione, e mio padre dovrà ben prsto richiedere un loro shugenja, nonostante al momento non vi sia necessità di particolari abilità che potrebbero servire l'Impero meglio lungo la Muraglia che in una valle remota ad est.

E qui entri in gioco te! Mio padre ha delegato a me il compito di occuparmi della corrispondenza e di inviare la richiesta, e posso fare esplicitamente il tuo nome; richiedendoti con il sigillo del Mandato Imperiale dubito che questa mi verrà negata. Nonostante le recenti dichiarazioni della Fenice riguardo al meishodo non potranno opporsi al momento in cui ti presenterai come Hida, e avrai modo sicuramente di mostrare la validità della tecnica meishodo in un ambiente abbastanza variegato e vicino al cuore dell'Impero.
Aspetto con ansia una tua risposta, che spero sia affermativa. In tal caso, inizierò a far ripulire l'alloggio che fu di Kuni Shyoda e a fare i preparativi per il tuo arrivo.

Spero di rivederti presto, magari addirittura prima dell'hanami, in modo da poter proseguire le nostre chiacchere di persona e sperando che sia l'inizio di una fruttuosa collaborazione
Con affetto,
Miya Imiko

giovedì 21 novembre 2019

Un sorriso da squagliare il Polo Nord

«Every single day
and every word you say
Every game you play
every night you stay,
I'll be watching you...»

«Oh, can't you seeeeeee - canta a squarciagola stringendosi le cuffie del walkman - you belong to meeeeeeeeee» le ruote metalliche cigolano sul pavimento a mattonelle dell'obitorio legale, mentre il custode spinge via il lettino metallico per le autopsie carico di materiale vario da rimettere a posto. Le cuffie e la voce di Sting ad alto volume lo tagliano fuori parzialmente dal mondo esterno, e solo per puro caso e un riflesso meccanico butta l'occhio attraverso la finestrella di vetro nella porta della sala 2. Quasi non nota il gruppo di persone all'interno, poi si ferma di scatto, ed entra spalancando le porte mentre si sfila le cuffie. I Police echeggiano in lontananza.
«Ehi ehi non potete stare qui, è una struttura di legge questa!» biascica qualcosa, mentre un tarchiato ma muscoloso uomo spacca con delle tenaglie il lucchetto di chiusira di uno dei loculi e si appresta ad aprirlo, incurante delle parole del custode. Un altro paio di persone attorno a lui, tra cui una giovane donna dai capelli neri, un abito scuro e delle scarpe rosse accese. Un odore di sigaretta contrasta parecchio con l'odore asettico e di disinfettante del posto.
«Secondo l'articolo 27 comma ter del Diritto Civile applicato - esordisce un altro uomo, tarchiato anche lui, ma con una giacca viola accesa, una camicia bianca e una cravatta hawaiana e un vistoso riporto - il diritto a visitare un parente deceduto è un diritto inalienabile [...]» Il custode se lo guarda, quasi stupito, mentre questi continua «[...] inoltre secondo la sentenza lo stato del Wyoming contro Jonathan Sullivan del 27 maggio 1979, è considerato al pari di un diritto costituzionale [...]»
«Sì... ma... - il custode stordito cerca di parlare - non potete... c'è l'orario di visite... di giorno...»

La donna si gira verso di lui; lo fissa con gli occhi azzurri spalancati e il viso da cerbiatta impaurita. Schiocca le dita e due dei massicci e tarchiati uomini che l'accompagnano afferrano il custode e lo mettono a sedere su una sedia, forzatamente. L'uomo con la giacca viola si ferma istantaneamente di parlare, e si tira indietro. «Gentilmente - inizia a parlare lei con una voce dolcissima - saprebbe dirmi come è morto il Signor Hunt?» fa una tirata di sigaretta in maniera naturale e delicata al tempo stesso.
«Non... non posso... sa... c'è un'indagine legale... - biascica il custode - non sono autorizzato... ma può chiedere il permesso... domattina stessa... al commissariato...»
La donna con un movimento estremamente delicato e naturale, come se sapesse solo muoversi con grazia, abbassa leggermente lo sguardo «Capisco...» con la voce di una bambina; poi con gli occhi da cerbiatta guarda uno degli uomini che afferra la testa del custode, lei fa un'altra leggera tirata di sigaretta, e poi la spegne con forza nell'occhio tenuto spalancato del custode.
Le grida si spandono per qualche secondo in tutto il corridoio, deserto, dell'obitorio legale. Il custode ansima. La donna chiede nuovamente, con la voce dolce della mamma che ti tira su le coperte dopo averti cantanto la ninna nanna «Gentilmente, saprebbe dirmi come è morto il Signor Hunt?»

«Io... non... - fatica a parlare e respirare ansimando - capisce... un'indagine... ma se vuole... domattina... al commissariato...»
La donna abbassa lo sguardo e si copre la bocca con una mano «Mi dispiace tanto... - la voce diventa ancora più dolce con l'inflessione triste - ma il dottore mi ha detto che devo ridurre le sigarette. Non posso accenderne un'altra, mi capisce?» fa spallucce, poi si rivolge ad un altro dei suoi uomini «Prendimi quel bisturi - indicando un tavolino con degli attrezzi per autopsia - e cerca anche il segaossa. Avevo sottovalutato l'integrità del custode...»
«Un regolamento di bande... - il custode riprende fiato, e coraggio - o almeno pensano» la giovane donna lo guarda attentamente «Colpi di arma da fuoco da diversi angoli, è stato assalito. Alcune ferite sono state fatte post-mortem. Sembra anche... che qualcuno lo stesse trattenendo. Forse un'esecuzione»
La donna lo guarda «Una... esecuzione? altre bande criminali?»
«Sì... nella scena c'erano anche altre persone... sembravano militari, bene armati e bene equipaggiati. Si sono sparati tra di loro. E' una zona tranquilla dei sobborghi, queste cose non succedono spesso da quelle parti...»
«Grazie mille! - la ragazza gli da un bacio sulla fronte - sei stato un tesoro» e con un sorriso che potrebbe squagliare l'intero Polo Nord si volta e fa un gesto ad uno dei suoi accompagnatori, magro e smilzo con un pizzetto sottile, con un bel vestito giallo e un doppiopetto viola scuro, che si avvicina al custode, ancora trattenuto, e tira fuori una scatoletta metallica dalla tasca. La apre, ne estrae una pastiglia semi trasparente, gliela mette davanti agli occhi e la fissa.

«Una di queste, e ti sballi fino a domattina; è roba seria, vale almeno 100$ se conosci uno spacciatore di fiducia» rovescia la scatoletta nella mano, diverse altre pasticche simili nel palmo. «Credo che 500$ per il tuo disturbo basteranno...» e con un rapido gesto gliele infila in bocca, poi con la stessa mano gli tiene chiusa bocca e naso, aspettando che ingerisca.
La donna esce dalla stanza e si allontana lungo il corridoio. Un altro degli uomini tarchiati, vestito bene ma sportivo, si avvicina a lei con un portafoglio in mano, da cui tira fuori una foto «Il custode aveva una moglie e una figlia...»
«Abbiamo bisogno di una cameriera; verificate se la figlia ha l'età legale per servire i tavoli. Altrimenti come lavapiatti, fanno meno storie.» l'uomo annuisce «Oh e per essere sicuri, date fuoco alla casa e fategli ipotecare tutto quello che ha. Poi vi offrite per dargli un prestito in cambio del lavoro. Non possiamo mica lasciarle per strada» sorride, mentre l'uomo si fa qualche passo avanti e apre la porta dell'uscita di emergenza dall'obitorio, già precedentemente scardinata in parte.
Ed escono

domenica 3 novembre 2019

Il Folle Piano di Otto

"Non so cosa dirti Miranda, da una parte è lodevole che si siano cacciati in questa situazione per racimolare il denaro da anticipare all'erario, d'altra parte lo trovo così stupido rischiare la vita per qualche crì quando sapevano di essere stati mandati qui in attesa di ordini per qualcosa di ben più importante!"
"Mio caro Enrigo, l'erario non c'entra un bel niente, i vostri onestissimi miliziani stanno spillando fino all'ultimo granello a tutti i possidenti terrieri della zona, sanno bene che quando l'Alcalde Joel Calabòr verrà sostituito al comando dal Capitano Brummer non potranno più vessare la povera gente di Umbral come hanno fatto finora. E sai cos'altro penso? Che tuo fratello e i suoi amici siano andati a cacciarsi nelle intercapedini semplicemente perché si stavano annoiando! Sono mesi che li teniamo qui fermi ad attendere nostre indicazioni, documenti puliti e aggiornamenti di Hurtington."
Lo sluagh vileziano sbuffò in risposta: "Sarà come dici tu, ma questo potrebbe causarci dei problemi, non possiamo ritardare ancora, abbiamo impiegato già troppo tempo per metterci in contatto con il tuo compare a Pozzoprofondo, e ora non possiamo aspettare che Jago si rimetta, dobbiamo farli partire domani stesso, il nostro contatto non aspetterà al Paso Bajo per un'ora in più di quanto pattuito, è un poco di buono, non mi fido di lui."
La soladina finì il suo té e si soffermò qualche istante ad osservare i residui rimasti sul fondo della tazza: "Nemmeno io, avessimo almeno avuto modo di pagarlo in anticipo... Ad ogni modo il medico sta arrivando, lo rimetterà in piedi e domani potrà cavalcare. Tuo fratello è un omino pieno di risorse, non credo tu lo conosca poi così a fondo... e per il futuro non sottovaluterei il fatto che abbiano reso un buon servigio ad Oleg Protopopolov, andare a caccia di aracnidi e recuperare uova dalla tana di un Ragno Cacciatore per regalarle al Califfo di Al'Sehir... è un miracolo che ne siano usciti ancora interi. Quella fata è davvero intraprendente e schifosamente ricca, avere un contatto ci tornerà senz'altro utile prima o poi."
"Prima o poi..." Enrigo Zordi scostò la tenda della finestra osservando la corte all'ingresso della fattoria, Aleikh era poggiato alla staccionata e lavorava alacremente al suo clavischetto, perfezionando il meccanismo a scatto della lama, Yafiha invece era ancora indaffarata con Dahabi, il piccolo coleottero nella tana del ragno aveva subito ferite che avrebbero steso un boggart sbroccato ed ora era già in piedi facendo il suo meglio per obbedire alla sua addestratrice. "Ma Otto è proprio sicuro di aver bisogno di questo brigante a Pozzoprofondo? O meglio, è proprio sicuro che poi sarà in grado di uscire da lì?"
"El Mudo, possibile che tu non ne abbia sentito parlare? Per quanto riguarda Otto posso assicurarti che è una delle menti criminali più brillanti che conosca..."
"Spero sinceramente tu non ne conosca troppe Miranda... e dire che pensavo di sapere chi fossi..."
"...Evidentemente meno di quanto pensi ma non mi sembra tu abbia qualcosa da lamentarti, stiamo per riscrivere la storia della Casa."
"E in cosa dovrebbe esserci utile uno spietato brigante ominicida senza lingua?"
"Vedi che lo conosci anche tu? El Mudo ci serve per fomentare gli animi a Pozzoprofondo, Con tutti i disordini dopo la Tragedia del Corrimano il carcere diventa sempre più affollato, Otto è talmente pazzo da farsi rinchiudere lì sotto di sua iniziativa, ma rimane pur sempre un estraneo. A lui serve qualcuno che possa infervorare gli animi dei detenuti, qualcuno che scateni la rivolta, qualcuno il cui valore ed il cui desiderio di opporsi all'Alto Consiglio siano indiscusse ed incrollabili, un vero e proprio rivoluzionario."
"Ora si che mi sento meglio... un'evasione di massa da Pozzoprofondo. Premettendo che mi sembra un suicidio vero e proprio... in che modo ci tornerebbe utile per rinvenire la Città Sepolta?"
Miranda sospirò: "Dall Soffer, uno sprigo, un cervellone. Hurtington vuole che lo tiriamo fuori da lì a tutti i costi e che lo portiamo con noi agli scavi."
"Mi sembra tutto molto contorto Miranda, ed improbabile. Questo brigante, El Mudo, ha impallinato il fratello dell'Alcalde e si è rifugiato in una valle arida ai piedi della Scala Tremante. La milizia di Umbral sta mettendo su un reggimento per farlo fuori e noi invece vogliamo che venga processato e spedito a Pozzoprofondo per aiutare Otto ad organizzare una fantasmagorica evasione di massa dal carcere più sicuro di tutta la Casa. Per questo mandiamo Jago ed i suoi compari ad avvisare El Mudo, salvarlo dalla vendetta dell'Alcalde per poi tradirlo e consegnarlo alle Schiene Dorate e ficcarlo su un carro prigione diretto a Penjara. Lo trovo folle."
La soladina sorrise: "Funzionerà."

venerdì 1 novembre 2019

Rosso Tramonto

«Taste me you will see
More is all you need
Dedicated to
How I'm killing you
Obey your master!
Master!..»

«Così i giovani di oggi ascoltano questa дерьмо? - chiede Stanislaw con fare disgustato verso i suoi uomini, che fanno spallucce - che fine ha fatto il vero рок-н-ролл??» poi si china verso la radio posata sul cofano della sua auto girando le grosse manopole a cercare un'altra stazione.
«Capo...» accenna uno dei due sgherri che lo accompagnano; lui si gira verso l'uscita del vicolo che fa da atrio al piccolo parcheggio tra i palazzi dove è solito ritrovarsi, e scorge i due uomini avvicinarsi: quello dietro, vestito con abiti anonimi coperti da uno spolverino grigio e un cappello con visiera, puzza di ex militare o di poliziotto in borghese e non sarebbe mai arrivato vivo così a fondo nei sobborghi se non avesse accompagnato l'altro con il volto parzialmente oscurato da un grosso cappello da cowboy sotto al quale si accende pigramente un sigaro oramai quasi spento, un giacchetto di pelle marrone di quelli che vanno ancora di moda in alcuni stati del sud (e da nessun'altra parte al mondo), jeans e stivali da cavallerizzo i cui speroni tintinnano mentre cammina.

«Texano! bene arrivato - lo accoglie Stanislaw con un finto calore emotivo - stavo giusto dicendo che volevo chiamarti...»
«Il mortaio...» accenna con voce fredda
«да! ti stavo dicendo appunto... Abbiamo trovato chi ce l'aveva e fatto un accordo, praticamente era nelle nostre mani, se non fosse stato per quei tipi... tre uomini e una tardona...»
«Una... vecchia signora?» replica con voce molto fredda il Texano
«нет, нет. Una signora, non vecchia... e poi avevano degli sgherri, ci hanno circondato. Ma so che bazzicano alcuni strip club, possiamo trovarli... li stiamo già cercando, vero Vladimir?»
Lo scagnozzo alla sua sinistra si volta e lo guarda con fare interrogativo, poi si accorge che l'attenzione è su di lui e allora si gira e dice «да! praticamente già in nostro pugno»
«Visto Texano? nel giro di qualche giorno, al massimo la settimana prossima...»
Senza proferire parola, il Texano si infila una mano sotto il giacchetto di pelle. I due uomini di Stanislaw afferrano l'impugnatura del mitra che hanno appeso alla spalla. Il tizio vestito di grigio anonimo allunga la mano sotto allo spolverino. Stanislaw si guarda intorno cercando con lo sguardo spaventato il suo fucile che spunta fuori dal sedile posteriore della macchina. Poi il Texano estrae una busta di carta e la porge a Stanislaw, mentre tutti si rilassano e rimettono le mani a posto.
Il russo prende la busta, la apre e scruta dentro, mentre il Texano, sempre con una voce fredda e uno spiccato accento del sud, dice «Per il tuo disturbo. Il mortaio non ci serve più, puoi smettere la ricerca, anche se il Capo potrebbe ancora darti qualche spiccio se lo ritrovi».
Poi tira un'ultima aspirata al sigaro e lo butta per terra, mentre si volta e inizia ad andarsene. Il Rosso tira fuori il mazzo di banconote e inizia a contarle approssimativamente. «E' un piacere lavorare per te, товарищ!»
Il Texano continua ad allontanarsi a passo svelto con le sue gambe arcuate e gli speroni che tintinnano; senza voltarsi alza la mano in segno di saluto ed esclama «до свидания, Stanislaw» poi con la stessa mano si sistema il cappello, e mentre la riabbassa la tiene davanti a sè chiusa e con due dita alzate, che ruota poi di colpo come a fare uno di quei segni che si vedono nei film di militari e corpi speciali.

L'inquadratura si restringe, come se qualcuno stesse osservando attraverso un canocchiale. Poi si sposta rapidamente verso il capannello di russi, oscillando un poco mentre mette Stanislaw al centro. Un piccolo zoom sulla sua testa, una rapida messa a fuoco.
Un uomo, vestito di grigio con un berretto da militare con la visiera dietro alla nuca, imbraccia un grosso fucile da cecchino appoggiato al muretto di un terrazzo. Qualcun altro vestito come lui è lì vicino, accovacciato, con un binocolo in una mano e una radio nell'altra. La radio crepita mentre l'accende e dice «Tango a vista. Falchi in picchiata, ripeto, falchi in picchiata»
Un rumore di sparo, secco, squarcia il silenzio della notte

martedì 8 ottobre 2019

Carnevale di Sangue

L'Appuntato prendeva nota: "Quindi Ispettore i delitti sono collegati?"
"Non è forse ovvio?"
L'omino poggiò il berretto sulla scrivania e fece un ultimo tiro dalla pipa di calcare prima di metterla da parte, poi iniziò a passare in rassegna i documenti sparsi che i vari specialisti gli avevano consegnato.

"La notte del 18 Marzo, la vigilia di Ostara, tre ignoti si intrufolano all'interno del condominio e aggrediscono sull'uscio di casa Hasser Baduà, ex-militare, veterano e graduato della Guerra Domiciliare, ritiratosi per entrare nel corpo di guardia personale del suo vecchio superiore, il Miralay Checo Stappacolli. Volevano farla passare per una rapina, ma è stata una vera e propria esecuzione, la testa della vittima è stata spiccata con violenza dal collo dalle mandibole di un coleottero, ancora di modeste dimensioni ma, a giudicare dai segni, perfettamente addestrato al combattimento. Il soqquadro lasciato per casa poi può far intendere che cercassero qualcosa, ma anche che abbiano provato a far passare l'aggressione per una rapina finita male... è chiaro però che la faccenda nasconda dei fini personali, come si può evincere dalla violenza con la quale è stato perpetrato il crimine e da quello che è accaduto la notte successiva, durante i festeggiamenti per la fine del Carnevale. A proposito Appuntato, è stata poi rintracciata l'accompagnatrice?"
Il soldato annuì scattando sull'attenti: "Si Ispettore! Una boggart, Ispettore! Una... accompagnatrice, con le alette rosse finte dietro le spalle... Beh! Non voleva dirci nulla, abbiamo dovuto insistere un bel po' per farle vuotare il sacco. A lei non hanno torto un capello, anzi, le hanno offerto del denaro per far finta di nulla e tacere. Ha raccontato di tre omini, tre sluagh in maschera Ispettore, una femmina e due maschi... e un coleottero, dal carapace dorato. Ha detto di essere corsa via e non aver visto o sentito altro. La versione è stata confermata, quasi del tutto, dalla signora del pian terreno. Ha detto che poco prima di sentire gli spari al piano superiore degli omini avevano chiesto di entrare, ma lei si era rifiutata di aprirgli, ha descritto la maschera di uno dei tre e combacia, poi però si è chiusa in casa e quando son corsi giù dalle scale dopo la colluttazione non ha osato aprire la porta per guardare. Lei però non ha visto coleotteri..."
"Fa niente, quello è indubbio che ci fosse..." continuò l'Ispettore sfogliando un rapporto "...ma veniamo a quanto accaduto la sera dopo, Ostara: il Miralay Stappacolli, alto ufficiale pluridecorato eccetera eccetera della Guerra Domiciliare, ormai anziano, malato e costretto in sedia a rotelle, viene aggredito nella sua stanza da letto e massacrato a colpi di chiave insieme a buona parte dei mercenari presenti in casa e pagati per la sua protezione. Soldi spesi decisamente male."
"Si Ispettore, anche qui abbiamo la testimonianza del suo infermiere che dormiva nella stanzetta accanto, si è nascosto e ha visto due omini irrompere nella stanza da letto e occuparsi di una guardia del corpo e del Miralay, giustiziandoli entrambi brutalmente con un clavischetto ed un ago da duello. Stessa fine che hanno fatto le altre guardie presenti sul piano, altri quattro omini signore, che riposino in pace."
L'altro annuì, sfogliando i disegni con le ricostruzioni della scena del crimine: "Qui c'è scritto che il vecchio non faceva altro che urlare contro le fate, convinto che fosse una vendetta. Non erano fate, ma forse non aveva torto. Vai a prendere la trascrizione della testimonianza del figlio della vittima, Angèo Stappacolli, deve essere ancora sulla scrivania del commissario."

Qualche minuto dopo le carte erano insieme alle altre sulla scrivania: "Insomma... nella tenuta degli Stappacolli fuori Vilezia, che si affaccia sulla Pozza, oltre alle vigne e cantine tenevano anche incontri clandestini tra bestie. E questo ovviamente lo sapevano tutti ma non era un gran problema, vista la notorietà e le amicizie del Miralay e la posizione di suo figlio all'interno dell'Accademia della Mirandola. E mentre nella Pozza sparavano fuochi d'artificio il buon Angèo si divertiva a vedere gechi e topi azzannarsi a morte, sembra che in fondo abbia ereditato lo spirito sanguinario del padre. Quegli omini non erano lì solo per ucciderlo e sapevano cosa cercare, e dove. Il Miralay sembra proprio che fosse un criminale di guerra..."
L'Appuntato sgranò gli occhi: "Cosa Ispettore? D... devo scriverlo?"
"No no no! Ma che sei scemo!? Questa roba finirà sul tavolo di qualche Schiena Dorata con un fiammifero su per il fondoschiena, tieni per te quello che sto per dirti."
"Si Ispettore!"
"Praticamente il buon, si fa per dire, Miralay Stappacolli aveva una bella reputazione nell'Esercito dell'Orda: un vero e proprio sterminatore di fate sin dai tempi della Caccia Selvaggia, che si è guadagnato ogni grado versando il sangue dei suoi nemici. Uno di quelli vecchio stampo, razzisti fino al midollo, che ci teneva a mettere in mostra nella sua lussuosa villa i trofei di decenni di battaglie combattute in mezza Casa. E di questi trofei ce n'erano alcuni che meritavano un posto d'onore, una saletta isolata e ben sorvegliata, nella quale potevano accedere solo i più vicini al Miralay, ex-ufficiali come lui o persone più che fidate, trofei non proprio... legali. Questa saletta era l'obiettivo, forse secondario, non ho ancora capito se fossero lì principalmente per ucciderlo o per trafugare qualcosa, degli assalitori."
L'Appuntato si sedette a fianco della scrivania, poggiandoci il taccuino e riponendo il pennino: "Ho sentito parlare di quella stanza, Angèo l'ha fatta svuotare immediatamente dopo l'omicidio..."
L'Ispettore annuì: "Ed ha fatto bene: l'esistenza di una macabra collezione di ali di fata in casa di una famiglia così in vista a Vilezia non farebbe bella pubblicità né a loro né all'Orda, soprattutto in questo momento storico in cui tutti i popoli sono pronti a saltarsi al collo l'un l'altro. Sono sicuro che la Zarina non aspetta altro che il pretesto per disseminare dei suoi soldati ogni luogo ricco o strategicamente importante della Casa. Ad ogni modo questa cosa verrà taciuta, non vogliamo che qualche fae si immischi nelle indagini e scopra queste cose, anche perché è molto probabile, dai registri che abbiamo raccolto, che il Miralay avesse continuato la sua battaglia personale ben oltre la fine della Guerra. Forse voleva opporsi alla pace, forse il suo odio per le fate era semplicemente troppo vincolato al suo animo marcio..."

"Va bene, ricominciamo a scrivere Appuntato. Gli intrusi uccidono il Miralay, si introducono nella sua collezione privata e rubano alcuni pezzi pregiati, da rivendere a qualche collezionista probabilmente, poi si calano dal balcone con una tenda e scappano verso il molo dove un complice li attende per la fuga in barca attraverso la Pozza."
"Pensa che riusciremo a prenderli Ispettore?"
"Considerando quanto erano organizzati e che sono già passati più di due giorni ormai potrebbero essere ovunque, senza considerare che la pista migliore che avevamo sembra essersi rivelata inconcludente."
"Intende la testimonianza di Angéo Stappacolli sui partecipanti al suo evento?"
"Esatto. All'inizio Angèo aveva puntato il dito senza alcun dubbio su tre specifici omini iscritti al suo evento per far combattere un coleottero dal carapace dorato, Dahabi, casualmente ritirato prima di scendere in campo e sistemato in una gabbia chiusa per finta, sabotata ad arte, dalla quale la bestia è facilmente fuggita al richiamo del padrone. Questi tre pare siano spariti proprio nel corso dei primi scontri. Tre omini che erano stati visti nella cantina dei vini, dove era allestito il rinfresco e che avevano provato ad infilarsi nel corridoio che, casualmente, dava accesso ad un passaggio sotterraneo che dalla vigna conduceva fino al seminterrato della villa del Miralay."
"Sembravano conoscere bene la zona. Ma Ispettore, uno degli omini non era un altro figlio di buona famiglia di Vilezia?"
"Così sembrava: Jàco Zordi, fratello minore di Enrigo e Mènego Zordi, aveva conosciuto di persona Angéo al Torneo di Scherma al quale aveva partecipato appena un paio di giorni prima come esordiente ottenendo discreti risultati, quanto bastava per farsi notare. Angèo aveva quindi identificato lui come uno dei tre ospiti scomparsi, presunti assassini, insieme ad altri due sluagh del Bathur. Abbiamo fatto irruzione a Villa Zordi e lo abbiamo arrestato ma in caserma Angèo non lo ha riconosciuto come lo stesso Jàco Zordi che gli si era presentato giorni prima e che era presente all'evento clandestino."
"Un impostore insomma?"
"Così sembra."
"E ha a che fare con la carta sul cadavere?"
"L'Asso di Fiori? La firma di un assassino, insieme alle ferite letali di un ago da duello. Sicuramente lo stesso omino che ha combattuto al torneo ma qualcosa non torna... e non ho ancora abbastanza elementi per tirare delle conclusioni, anche perché Angèo ha ufficialmente ritirato la denuncia contro Jàco Zordi e si è scusato per il malinteso di persona con Enrigo, che a sua volta ha sporto denuncia verso ignoti..."
"L'Asso di Fiori?"
"Precisamente... uno spadaccino con una maschera bianca dall'identità ignota che si è spacciato per suo fratello minore per intrufolarsi in casa di un altro riccone e commettere un omicidio."
L'Appuntato prese qualche secondo per riflettere: "Penso che questa storia ci creerà dei problemi..."
L'Ispettore sospirò poggiando le carte: "Sicuro. Così come sono certo che Stappacolli e Zordi stiano tramando qualcosa e il tutto sfocerà prima o poi una tumultuosa faida famigliare. Angéo Stappacolli ha avuto solo da guadagnare dalla morte del padre, che oltretutto stava già con un piede nella fossa, ma per onore e orgoglio non può soprassedere sull'assassinio in casa sua del suo vecchio."
"Ispettore... e per quanto riguarda le indagini ora come proseguiranno?"
"Con l'unica pista che ci rimane Appuntato, quella che per ora ci permette di salvare la faccia: i Vermi delle Sabbie. Il Miralay e Baduà assassinati erano a capo di questa compagnia di sluagh del deserto specializzata in guerriglia e agguati. Ci fu uno scandalo qualche mese dopo la fine della Guerra e alcuni soldati del manipolo accusarono i loro superiori di crimini di guerra ma furono dichiarati disertori e imprigionati a Pozzoprofondo. Ho già richiesto al direttore del carcere di verificare se sono ancora tutti lì, ma pare ce ne siano un paio che non sono mai stati catturati dopo la denuncia, omini a cui è stata tolta l'identità e ogni licenza, omini che potrebbero avere avuto un buon motivo per vendicarsi brutalmente degli ufficiali che li hanno incastrati... in particolar modo mi interessa scoprire qualcosa di più di questo qui..."
L'Ispettore avvicina all'Appuntato il manifesto di taglia con il ritratto abbozzato di uno sluagh cornuto: "...Aleikh Khamal."

martedì 1 ottobre 2019

Quel fattaccio brutto di via delle montagnole

Gennaio VII A.C.

Il professor Ethan frettolosamente chiuse la porta di casa, lasciandosi alle spalle anni di vita, portando con se le cose accumulate in anni di onorato servizio presso l'illustrissima
Università di linguistica di Beddingham. In quelle cinque pesanti valige era racchiusa la sua vita, quella che dal giorno seguente sarebbe diventata il suo passato, ma non c'era tempo per i rimpianti in effetti non c'era tempo in maniera assoluta. Doveva raggiungere al più presto Sottogradino, portava con se un terribile segreto. A dire il vero aveva provato ad avvertire chi di dovere nelle settimane successive alla sua clamorosa scoperta, ma le sue missive non erano giunte al destinatario a quanto pare. Il professor Connemara fervente sostenitore del movimento dei Liberissimi non avrebbe mai immaginato che si sarebbero spinti oltre la lotta politica. Questa svolta criminale voluta dagli alti vertici lo atterriva, lo disgustava, era solo un pretesto per affermare il movimento, usando il sangue di onesti cittadini per scrivere le pagine di una sanguinosa ed oscura propaganda sotto la ferma mano del capitano Kirkland.

Il movimento era cambiato in questi anni, si era passati da una giusta protesta ad un susseguirsi sempre più drastico di atti di violenza, e lui un linguista di fama domiciliare, non poteva insozzare il suo buon nome in questa maniera, ma sopratutto la sua coscienza gridava dentro di lui impedendogli di rimanere impassibile nei confronti di tale futuro eccidio. Kirkland, i cui discorsi erano scritti proprio dalla mano del professore, lo conosceva e non avrebbe mai voluto che lui venisse a conoscenza dell'attentato, eppure il Ragno Diablo fa le pentole ma non i coperchi, il caso volle che Connemara scoprì l'ardito piano per puro caso.

Per questo quella mattina si trovava sulla lussuosa carovana che da Altogradino portava verso il piano terra, era il mezzo più rapido per raggiungere brevemente Sottogradino e da li mettere al corrente l'integerrimo esercito imperiale e poter svelare l'ordito piano per la strage. I Liberissimi, dal canto loro, insospettiti dai strani movimenti del professore gli misero alle calcagna un professionista per controllarlo.

La carovana era bellissima, tre vagoni ricavati da vecchi involucri di sigaro del padrone, ingegnosamente collegati tra di loro da un complesso meccanismo aggancio e sgancio snodabile di chiara fattura sprigaelica. Alcuni addirittura vociferavano che ci fosse la saggia mente di Paracelso dietro cotale opera
ingegnereistica. Imponenti Topi Shire erano collegati al convoglio e funzionavano da potente motrice per la carovana, il personale si affaccendava per aiutare i ricchi passeggeri a prendere posizione negli scompartimenti, a sistemare il bagaglio a mano ed a stipare nel vagone magazzino di coda le valigie più pesanti.

Vi erano personalità provenienti da ogni luogo della Casa come ad esempio: Abby Margarite White l'ereditiera bella e misteriosa da poco diventata vedova, Mohammed El-Said lo sceicco proveniente dalla cantina con le sue bellissime mogli Salma e Zaafira al seguito, la decrepita Sig.na Anne McCorny una ottantacinquenne illibata, il celebre creatore d'essenze Franz Putsöösky rinomato tra tutti i nobili della Casa, non possiamo non citare il cadetto Arcadius Schulz pomposo rampollo del Reame, più che altro perché la sua fama di ufficiale è seconda solo al suo terribile carattere.
A far da contorno a queste celebri personalità c'erano invero anche alcuni personaggi alquanto pittoreschi, un famoso duellante, rampollo di una nobil famiglia vileziana, tale Jaco Zordi, un eccentrico silfide dai vestiti sgargianti Sean Green, i due vincitori delle eliminazioni del primo piano per il concorso annuale degli intrattenitori da strada, un famoso mimo Pier Ot-Mimò ed un oscuro escapologo Henry Houdini.

Il convoglio, animato dai suoi passeggeri, ci mise un giorno intero per arrivare alla stazione di scambio sul corrimano, tappa obbligata per trascorrere la notte e far riposare i possenti topi shire. Come consuetudine, i passeggeri furono sistemati nel lussuoso albergo della stazione di cambio, con qualche imprevisto la nottata passò, ma il professor Connemara non ebbe molto modo di dormire preoccupato per il fardello che portava con se, paranoico si chiuse in stanza, e passò la notte passeggiando freneticamente e parlando tra se e se. Inutile dire che la cosa non fu ben accetta dai passeggeri sistemati nelle stanze vicine, si vocifera che addirittura una porta di una stanza fu chiusa talmente vigorosamente che uscì dalla sua sede, per non parlare di strani rituali di coppia che provenivano da altre stanze e scene di gelosia tipiche di un libruncolo rosa da quattro granelli. Per non parlare di chi disse di aver visto Paracelso in persona fluttuare nell'aere, la domanda sorse spontanea "ma che bevande servono sul convoglio?" , la risposta fu più curiosa della domanda sicuramente da classificarsi come esotiche".

Con questo dubbio atroce si fece giorno e non v'era tempo da perdere, il convoglio doveva partire in perfetto orario, ne andava del buon nome dell'esclusivo e rinomato servizio. Nemmeno il tempo di riprendere il viaggio che un urlo riecheggiò per il convoglio, il tempo del professore era giunto al termine, a terra con il suo corpo anche il segreto che gelosamente custodiva, nella stanza una tazza da tè, un diario con una pagina strappata, e poco altro più.

Furono chiamate le autorità, stanziate alla stazione di cambio, si presentò un distratto e facilone ispettore, tale Hercule Escargot, figlio raccomandato del magnate della ristorazione ed il suo "molto paziente" attendente Marcus Steiner vice ispettore, la cui unica colpa fu quella di essere stato nominato suo secondo.

Da li a poco iniziarono le indagini che come consuetudine del famigerato Ispettore Escargot, furono concluse in tempi rapidissimi e fu accusato il primo Sluagh che passava di lì, il povero Jaco Zordi, fu tratto in arresto, ma grazie al rapido intervento di alcuni passeggeri fu chiara la sua completa e totale estraneità dei fatti.

L'ispettore piuttosto distratto dalla vedova soladina avallò la geniale, a suo dire, idea avuta dal suo vice, ovvero quella di mollare la pratic...hemm, chiedere l'aiuto dei suddetti intrepidi passeggeri. Si da il caso che di questo gruppo facessero parte alcune unità militari del primo piano, un alacre sovraintendente militante presso la dogana di Altogradino, con topino al seguito, tale Derfel McAdarn, coadiuvato da un' energica e possente Boggart il soldato scelto Rebecca Stanford, questi due chiesero un consulto professionale di una assai colta esploratrice Nora Eberhardt, che li aiutò nell'esame della scena del crimine.

Le indagini, poco ufficiali ma molto avallate, proseguirono per qualche ora, fino a quando uno spazientito capotreno non pressò affinché il convoglio riprendesse il suo viaggio, infatti cascasse il tetto la prestigiosa Carovana non poteva arrivare talmente in ritardo da saltare un viaggio, non era mai successo ne sarebbe mai potuto succedere. Durante la seconda parte del viaggio, si susseguirono gli interrogatori ed il gruppetto di "ispettori" si fece letteralmente in tre per cercare di dipanare l'ingarbugliata matassa dei fatti. C'erano indizi che portavano in ogni direzione ed in nessuna in particolare, le sfaccettate vite dei nobili passeggeri sembravano intrecciarsi tra di loro come una terrificante tela di ragno.

A notte fonda il convoglio giunse, finalmente, alla stazione di Sottogradino, il cerchio si stringeva attorno all'assassino a cui non rimase che darsi alla fuga facendo perdere le sue tracce, ma lasciando dietro di se la pagina strappata al diario del professore, recante un enigmatico messaggio in codice, a seguito della colluttazione con la guardia che presidiava il portellone d'uscita della carovana.

Il mistero però era tutto fuor che svelato, perché l'assassino aveva ucciso un famoso linguista ?
Quale oscura vicenda si nascondeva dietro a tutto questo ?
Cosa significava quel codice ritrovato in possesso dell'assassino, che era presumibilmente l'ultima cosa scritta dal professore?

Gli intrepidi omini, insigniti dell'incarico di proseguire le indagini dal vice ispettore Steiner, seguirono l'unica pista possibile ritrovandosi a tu per tu con i malviventi. Ne scaturì una furibonda lotta nei pressi di una villetta nella parte bene di Sottogradino, di proprietà di un amico e collega del Professor Connemara. Scoprirono un ulteriore delitto, il proprietario di casa era stato brutalmente assassinato e con la sua vita forse anche il mistero legato agli assassini era volato via.

Fu grazie al saggio intervento dell'ormai famigerata squadra di omini che si arrivò alla traduzione del misterioso messaggio lasciato in punto di morte dal professore.

"Attentato alla Carovana impedirne la partenza "


Non vi fu il tempo per lo sgomento della scoperta, il messaggio doveva essere recapitato al più presto alla stazione di Sottogradino, il tempo stringeva la carovana stava per partire, per questo si lanciarono per le strade correndo a perdifiato tra la folla che iniziava a brulicare per le viuzze.

Per fortuna il convoglio era ancora in stazione, erano riusciti nell'intento, sarebbero stati degli eroi...sarebbe stato bello se non fossero stati fermati per accertamenti dal solerte Ispettor Escargot.

Fu così che la carovana partì e la videro allontanarsi verso il suo fatale destino...


martedì 10 settembre 2019

Sciopero Nero

Per la prima volta nella storia della Casa il Carnevale di Vilezia era aperto ad ogni omino di ogni popolo, la città della Cantina si apprestava ad un afflusso di visitatori mai visto prima e per garantire la salvaguardia di ognuno i controlli di sicurezza e le ronde della milizia erano coadiuvati dalla presenza di drappelli di soldati del Grande Esercito Imperiale.
L'inaugurazione della settimana di festività era prevista per il giorno dopo, con una sfilata pomeridiana di chiatte allegoriche che avrebbero attraversato la città lungo il Grande Canale, salutando le autorità sistemate in comodi scranni sul ricco Ponte di Ribasso e finendo per prendere il largo nella Pozza con un sontuoso spettacolo pirotecnico sullo sfondo della Mirandola.

Quella notte invece il battello della Locanda sul Molo aveva compiuto un viaggio non programmato per l'arrivo improvviso e trafelato di alcuni ospiti illustri. Il capitano era stato letteralmente buttato giù dal letto da un corazziere mentre altri miliziani e soldati si assicuravano di portare a bordo i bagagli e garantire la sicurezza di Messieur Philippe Nouvau e sua moglie Charlotte.
L'ingresso principale del lussuoso Hotel La Mirandola dava direttamente sul Grande Canale ma per garantire discrezione e, viste le condizioni indecorose in cui le due fate ed il boggart a loro scorta erano giunti in città, vennero fatti accedere dal retro e subito accomodati nel lussuoso attico prenotato a loro nome con largo anticipo.
Nell'arco dell'intera giornata Nouvau e consorte furono impegnati in un via-vai di paggi, medici, sarti, camerieri e barbieri che se ne presero cura restituendogli il loro decoro, poi venne il turno di ufficiali della gendarmeria e autorità locali interessati a capire cosa fosse loro successo sulla via diretta, pattugliata e teoricamente sicura che li aveva condotti fino alla Pozza dalla distante Utu Bathur.
Tra i divani e le composizioni muffloreali dello sfarzoso atrio dell'albergo le chiacchiere dei distinti ospiti della struttura spaziavano tra le più disparate versioni di quanto accaduto.

Il magistrato del Reame era un semplice turista, giunto nell'Orda nel mese di febbraio, seguiva un programma di viaggio completo che da Umbral l'aveva portato attraverso il Khashab fino nel Bathur prima di raggiungere Vilezia in tempo per Ostara e poi Al Sehir come tappa finale prima di tornare verso la Scala Tremante e riprendere la via di casa. Una volta in Cantina erano stati saggiamente consigliati di assumere un nutrito gruppo di braccianti per rendere il più confortevole possibile il tragitto suo e della signora, approfittando del bassissimo costo della manovalanza sluagh e così avevano intrapreso il loro avventuroso viaggio attraverso il deserto di segatura scortati da due guardie private boggart responsabili della loro sicurezza sin dalla loro partenza, una guida locale ed una decina di sluagh nani come servitori.
Il viaggio da Umbral attraverso il Khashab era filato liscio così come la permanenza ad Utu-Bathur ma una volta ripartiti i braccianti avevano inspiegabilmente deciso di attentare alla loro vita. Li avevano convinti a deviare dal percorso verso una millantata via panoramica per poi abbandonandoli in balia degli insetti con la carrozza impantanata nel muschio. Mentre i forti boggart cercavano di rimetterli in carreggiata erano stati poi aggrediti da alcune scolopendre, avevano perso i topi e Robert, una delle guardie, ed erano riusciti a salvarsi solo grazie all'intervento di tre coraggiosi omini, tra cui la guida che solo alcuni giorni prima li aveva condotti al sicuro attraverso il Khashab e lasciati indenni e soddisfatti ad Utu-Bathur. I tre soccorritori avevano affrontato con coraggio le bestie mettendo a rischio la loro stessa vita e li avevano tratti in salvo, bagagli compresi.
Messieur Nouvau una volta ripresosi, incipriatosi ed aver terminato di sporgere denuncia verso il gruppetto di braccianti infami, era intenzionato a sdebitarsi, si premurò quindi di consegnare all'unica guardia rimastagli, Steven, un invito da recapitare ai tre eroi presso Villa Zordi. Tanto per cominciare li avrebbe invitati nell'attico per godersi l'inaugurazione del Carnevale di Vilezia dalla esclusiva terrazza panoramica dell'Hotel La Mirandola.

Quello stesso giorno, ad Utu-Bathur, nella bettola di Jo Senzunocchio, il gruppetto di braccianti brindava con i soldi fatti dalla vendita di qualche bene sottratto agli aristocratici fae prima di abbandonarli al loro destino. Ridevano e scherzavano soddisfatti, vantandosi con gli altri astanti di aver avuto il coraggio di ribellarsi al classismo e razzismo dei servi della Zarina, che non avevano mai perso l'occasione di appellarli e trattarli come animali, sottopagando il duro lavoro che svolgevano con perizia. Erano ignari del fatto di stare per finire sui manifesti di taglia di tutta l'Orda con una poco lusinghiera immagine di gruppo ed il nome affibbiatogli di Banda dello Sciopero Nero.