domenica 30 novembre 2014

L'urlo soffocato di Aratash




Ancora quella sensazione di labile oppressione. Il Corrotto poteva sentire la minaccia nonostante avesse annichilito il suo bersaglio.
Avrebbe dovuto, avrebbe voluto dargli il colpo di grazia ma qualcuno si era intromesso, un nemico che non aveva saputo gestire, un guerriero che aveva saputo fronteggiare ogni sua mossa e col quale era stato costretto a scendere a patti per salvare la sua stessa vita.
Le piccole ed odiose creature maligne che lo adoravano come una divinità lo seguivano meste, lui si trascinava con la ferita al costato che pulsava fitte di dolore lancinanti, una volta tornato al suo rifugio si sarebbe medicato e avrebbe pianificato la sua vendetta, ma ancora quella sensazione di oppressione e minaccia non lo abbandonava. Il suo simile era davvero così potente? Celava un potere tale anche dopo essere stato ridotto in fin di vita? Eppure l'aveva sconfitto così facilmente, Aratash era più potente, la terra ed il fuoco gli obbedivano, ma perché sentiva ancora così vicina la presenza del suo antagonista?

Se ne accorse troppo tardi, i quattro smidollati al suo seguito non lo capirono nemmeno allora, quando la belva balzò tra i contorti tronchi della foresta non si udì nulla, se non il tonfo di due corpi che atterrano all'unisono sul tappeto di foglie e rami secchi.
La fitta al costato scomparve per un attimo nell'istante in cui due nuove ferite si aprirono sul corpo martoriato di Aratash. Il braccio aveva fatto da scudo alla gola ma sgranando gli occhi incredulo poté vedere le affilate zanne del felino, nero come un incubo, penetrargli nella carne e martoriarlo senza pietà. Alle sue spalle le grida dei suoi piccoli, inutili servi erano un misto di terrore e dolore, uno fuggì subito, agli due caddero un istante dopo, l'ultimo venne selvaggiamente sgozzato da un secondo nemico, predatore notturno.

I sensi non lo abbandonarono ancora per qualche istante terminato il breve scontro. Due pantere giravano attorno al suo corpo inerme, studiando la preda sconfitta, preparandosi ad azzannargli la giugulare. Com'era possibile? Non vi erano animali del genere nel suo bosco e nessuna creatura nata dalla corrotta natura di Barovia avrebbe osato aggredirlo in quel modo nel suo territorio. La sensazione di oppressione non lo abbandonava, la sua vita stafa fuggendo ed anche il suo legame gli veniva lentamente strappato, ma la mente era offuscata, il sangue sgorgava a fiumi e strozzava ogni parola sul nascere.

Aratash capì soltanto quando il più grande dei felini fu sopra di lui, accarezzando la pelle di mannaro, con la quale il caliban si ornava, con dita rosee, pallide, non più artigli animali. La pantera si tramutò sotto il suo sguardo in una diafana creatura dall'aspetto angelico e ferale, dalla voce crudele e soave:
"Aratash... povero, stupido Aratash... il signore dei folletti maligni e dei boschi spogli"
La donna rise appena carezzando il volto del druido caduto:
"Hai fallito due volte questa notte, ma non temere, questa sarà l'ultima, i Molti Occhi non ti sono mai stati lontani, Reietto, ma adesso abbiamo scoperto che c'è qualcun altro, assai più interessante di te"
Lo shamano tentò una reazione sollevando il braccio, ma la donna non ebbe bisogno di far nulla, la seconda pantera morse e placò ogni intenzione di rivolta.
"Davvero quel cucciolo ti spaventava tanto? Tanto da rischiare tutto pur di eliminarlo? Tanto da credere che fosse il suo potere a minacciarti e non il mio?"
Rise di nuovo:
"Sei uno sciocco Aratash, non conosce il suo potere, non conosce le sue origini, non controlla la sua indole... forse nemmeno ricorda il suo nome. Non era lui il tuo nemico."
Si alzò sfoderando nella notte la sottile lama di un falcetto d'argento:
"Non lo eravamo nemmeno noi... Ma tu hai voltato le spalle ai Molti Occhi e... bé... preferisco non rischiare che tu un giorno possa diventare una preoccupazione."

La lama d'argento descrisse un arco nell'aria gelida della sera, il sangue del Reietto si sparse attorno, su terra, tronchi e piante che bevvero avidi:
"Che la nebbia accolga il tuo spirito e le creature della notte possano saziarsi con le tue carni. I Molti Occhi si chiudono su di te, Aratash, Figlio di Barovia."

Le due assassine dal manto nero scomparvero nella notte, rapide e silenziose com'erano giunte, portando con se un cimelio dal cadavere del druido caduto.

mercoledì 19 novembre 2014

Io sono Bogdan


Di ritorno dallo scontro al cimitero, avendo scongiurato il rituale della progenie, stanchi e con equipaggiamento inadeguato ad un nuovo scontro, ci apprestavamo a rientrare in casa, quando il solito antagonista di Lukan sembra richiamarlo. Io e Kuzja saggiamente decidiamo di riposarci prima di rischiare di avventurarci di notte, in una foresta ed inseguire e probabilmente finire in un imboscata. Lukan come colpito da un fervore atavico si getta all’interno della foresta in barba ad ogni logica e strategia che inutilmente io e Kuzja stiamo cercando di raggiungere anche per abituarci a combattere fianco a fianco tra di noi.
Andrej segue il druido senza farsi troppe remore nonostante sia io che l’incantatore cerchiamo di richiamarli alla ragione, ed è la seconda volta che mi trovo a fronteggiare una situazione simile. Adesso la misura è colma, Barovia è un territorio pericoloso, troppo rischioso girare di notte, figuriamoci infilarsi in una fitta boscaglia seguendo il palese richiamo ad una trappola.
I miei mentori mi avrebbero fustigato per un tale comportamento, votare la propria vita all’esplorazione, cercare di affinare i sensi passando ore in meditazione, bendato per acuire l’udito, o passare ore a scrutare nel buio per cercare di abituare la vista a tale situazione, mi chiedo se effettivamente sia servito.
Cercare di non finire in trappole, ed anzi tendere a nostra volta agguati è il motivo per il quale ho speso tutto il tempo del mio addestramento, vedere saltate sistematicamente i miei sforzi in tal senso mi provocano un senso di rabbia e frustrazione. Io non rischierò la mia vita per tali stupidi comportamenti, nè mi lascerò adulare dall’esito favorevole di alcuni scontri o dalle melense parole di alcuni procacciatori di tesori atte a convincermi di essere diventato un eroe.
Io sono Bogdan, figlio di non so chi, umile contadino cresciuto nell’odio e nel pericolo, io sono un animale ferito che vaga cercando di salvare se stesso e chi ha vicino, e se possibile cercando di mettere un freno a piani che potrebbero causare del male. Io sono Bogdan non sono un eroe, non sono un codardo ma nemmeno uno stupido.

venerdì 7 novembre 2014

Faccende in Sospeso - Riassunto





- Giorno 12
Kuzja giunge al sanitario di Hala, viene accolto da una guaritrice di nome Dani che lo introduce all'accolita che fa da portavoce alla Madre Yleana, la giovane e bellissima Nerissa. Kuzja viene ospitato ed in cambio aiuta nel sanitario ad occuparsi dei feriti e malati.

- Giorno 13
I Vistani come previsto lasciano il campo all'esterno di Vallaki.
Kuzja identifica gli oggetti trovati nella Cripta di Quinn Roche, poi riprende a dare una mano in sanitario e scopre assieme a Dani che molti pazienti condividono una intossicazione, mandano un ragazzo a prendere un campione dell'acqua del pozzo da cui si abbeverano.
Andrej e Lukan, finito di sistemare la casa vanno in cerca di un fabbro e si fanno valutare la spada a due lame trovata e riparare le armature. Non trovano Lavinia ed i ragazzi in casa, l'emporio è chiuso. Notano un capannello di gente all'esterno della cittadella. Yarosh Pushka, comandante dei Gargoyle d'Ebano, fa il suo ingresso insieme ad un drappello di uomini del Conte.
Bogdan nel frattempo ispeziona il bosco dopo gli eventi della sera prima, segue le tracce di sangue e trova una radura con molte impronte. Cerca di ricostruire l'aspetto della creatura che li ha minacciati la sera prima ma ne esce un disegno piuttosto grottesco di un essere antropomorfo molto alto, con piedi piccoli e testa molto grande a giudicare dai morsi trovati sulla carcassa della capra.
Si riunisce agli altri due e riferisce delle sue scoperte, subito dopo passano anche a controllare la bacheca del Mostro del Lago e trovano un messaggio di Nicholas Van Richten, decidono di avvisare Kuzja e si recano al Sanitario.
Kuzja conviene con loro di sentire il Cacciatore di Vampiri di che tipo di aiuto ha bisogno, ma mentre fa per salutare i suoi compagni viene interrotto da Dani che lo convoca da Nerissa. L'analisi dell'acqua del pozzo ha rivelato una contaminazione di qualche tipo, l'Accolita chiede al gruppo di dare un'occhiata e loro accettano.
Kuzja rimane al tempio mentre gli altri parlano con Van Richten alla locanda. Il Cacciatore parla loro di un incontro, da lì a due giorni, nel cimitero di Vallaki in cui verranno iniziati alla setta nuovi adepti, chiede aiuto per interrompere l'incontro segreto e catturare la progenie vampirica, si accordano per vedersi prima del tramonto, dopo due giorni, fuori dal cimitero.
La sera trascorre stavolta tranquilla e il gruppo si corica a casa Grau (Kuzja nel Sanitario).

- Giorno 14
Andrej e Lukan ritirano le armature riparate dal fabbro di Vallaki, insieme a Bogdan vendono la spada, si fanno fare una nota di credito e si riequipaggiano.
Si incontrano con Kuzja e vanno ad ispezionare il pozzo. Discendono con una scala a pioli, trovano il corso d'acqua da cui la fonte attinge e lo seguono in una stretta galleria che ad un certo punto si apre su un cunicolo laterale, scavato rozzamente da poco. Immersi nell'acqua ci sono diversi cadaveri decomposti, una creatura che Kuzja identifica come non morta si solleva e fugge rimanendo al limite del loro campo visivo, poi sparisce nell'oscurità.
Il gruppo la segue attraverso il cunicolo scavato di recente e raggiunge una pila di cadaveri più grande, contenente decine di corpi e soprattutto centinaia di ratti che all'avvicinarsi del gruppo lo aggrediscono.
Bogdan e Andrej vengono letteralmente sommersi dalle creature e impiegano molto tempo per liberarsene, rischiando di riamanere sbranati vivi.
Quando finalmente i ratti si disperdono il gruppo si fascia le ferite grazie all'intervento dei miracoli di Kuzja e prosegue fino a trovare dei corridoi, stavolta murati e mattonati che proseguono in più direzioni in un dedalo sotterraneo molto vasto. Decidono di non proseguire per non perdersi, tornano al Sanitario e riferiscono a Nerissa la situazione, convengono che sia il caso di rimuovere i cadaveri e murare il corso d'acqua in modo da isolarlo dal resto del complesso, cosa di cui si occuperanno direttamente i fedeli di Hala insieme ad altri volontari nei giorni successivi.

All'ora di pranzo, nella piazza di fronte alla cittadella viene allestito un palco, viene annunciato che il Comandante Yarosh Pushka prenderà il comando nel borgo vista la malattia e l'indisponibilità di Nicolai Iolenus, inoltre viene giustiziato Monach Taras di Zeidenburg, colpevole di tradimento ai danni del Conte e vengono liberati gli altri monach dello Specchio dell'Alba tenuti prigionieri insieme a lui, scagionati dalla confessione di quest'ultimo.

Bogdan esplora da solo la foresta in prossimità del pozzo in cui si sono calati, individua un ghoul che vaga solitario in zona, riesce a nascondere la sua presenza ma non rischia un attacco diretto. Lo segue finché può vedendolo sparire in direzione del cimitero.

Kuzja al Sanitario racconta tutta la sua storia, marchio compreso a Nerissa, che decide di farlo parlare con la Madre Yleana. L'anziana gli parla del Ministro di Hala e della Radura dei Sogni Infranti, ma contrariamente a quanto Kuzja si aspetti, invece di offrirgli supporto, gli dice che dovrebbe allontanarsi per non mettere a rischio il suo sanitario e la gente che presta servizio al suo interno.
Nerissa è molto amareggiata dalla cosa, saluta Kuzja facendogli dono di un paio di guanti bianchi di velluto, con ricami verdi smeraldo, simili alla veste che indossa.

Il gruppo, di nuovo riunito a casa Grau, si corica dopo il tramonto con l'idea di accelerare il più possibile la partenza da Vallaki.

mercoledì 5 novembre 2014

Sopravvissuto



La notte per quanto agitata finì di passare, la stanchezza al mattino riportò alla mente di Bogdan il periodo degli addestramenti al campo Roboris, quando non c'era riposo e non c'era tregua. Mai nella sa vita aveva provato tale spossatezza, mai nella sua vita avrebbe creduto capace il suo fisico di rispondere a tali sforzi. Eppure il tempo passava ed ogni mattina sentiva sempre meno dolore, passava il dolore ai muscoli ormai allenati a tal isforzi e passava il dolore per l'abbandono a cui era stato costretto per ben due volte.

Bogdan non amava parlarne, non era un tipo loquace, men che meno lo era se si trattava di parlare della sua storia, non ne andava fiero, non era orgoglioso, daltronde raccontare a degli sconosciuti di essere un trovatello che non era riuscito a farsi amare abbastanza da non venir abbandonato anche dalla sua famiglia adottiva non era una cosa semplice.

Ripensandoci ancora il cuore gli faceva male, gli occhi erano ormai stanchi di versare lacrime inutili, e le nocche dei suoi pugni immancabilmente serrati, tradivano un dolore che non sarebbe mai passato. Nessuno avrebbe potuto capirlo fino in fondo, a che sarebbe servito raccontarlo ?

L'amore non esiste per sempre , l'amore è una linea spezzata di attimi felici che immancabilmente finiscono per dar spazio ad altro. Bodo si sentiva così , svuotato, apatico ed incapace di provare sentimenti che non fossero l'odio per chi volesse interrompere la sua giovane vita.


Per questo non gli fu difficile avvicinarsi ai suoi nuovi maestri, forse perchè un unico filo conduttore li univa, erano sopravvissuti e lottavano ogni giorno per sopravvivere, in questo erano molto bravi e solo questo sapevano fare, il mondo senza una battaglia da affrontare, evitare o scongiurare sarebbe stato un mondo troppo semplice nel quale vivere, un mondo non per loro.



Un animale lo sa, un animale si sveglia sapendo che contando su se stesso arriverà a fine giornata, che contando sulle sue conoscenze scapperà dal predatore più forte, che grazie al suo istinto ancora una volta potrà fregiarsi del titolo di sopravvissuto.