venerdì 21 settembre 2018

Da "Lo Vangelo de lo Sacro Gaudente" - Capitolo III - La Moglie Prodiga

Disse ancora: «Un uomo aveva due mogli. La più giovane e bella disse all’uomo: Dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E lui divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, la donna più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo in maniera morigerata, mangiando poca carne e donando tutto allo Sacro Cisso.
Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande festa ed ella cominciò a trovarsi nella voglia di andare a divertirsi, mangiare e sollazzarsi come un tempo. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei bordelli a pascolare i porci. Avrebbe voluto placarsi con quest’ultimi e riempirsi le tasche; ma nessuno gliene dava.
Allora rientrò in se stessa e disse: Quante schiave di mio marito fedeli allo Sacro Gaudente hanno godimenti in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio marito e gli dirò: Marito, ho peccato contro lo Sacro e contro di te; non sono più degna di esser chiamata tua moglie. Almeno trattami come una delle tue schiave. Partì e si incamminò verso suo marito.

Quando era ancora lontano lui la vide e commosso gli corse incontro, le si gettò al collo e la baciò. La donna disse: Marito, ho peccato contro lo Sacro e contro di te; non sono più degna di esser chiamata tua moglie.
Ma l’uomo disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitela, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il racchino più grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questa mia donna era morta ed è tornata alla vita, era perduta e si è ritrovata. E cominciarono a farne una grande abbuffata.

La moglie più grande si trovava al mercato a comprare racchini. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: È tornata la giovane Signora e vostro marito ha fatto ammazzare il racchino grasso, perché ella è tornata sana e salva.
Ella si arrabbiò, e non voleva entrare. Il marito allora uscì a rabbonirla. Ma lei rispose a suo marito: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando e quello de lo Sacro. Ma ora che questa tua moglie che ha donato i tuoi averi alli Sacri bigotti è tornata, e per lei hai ammazzato il racchino grasso. Gli rispose il padre: Moglie, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché una donna è tornata alla vita, era perduta e si è ritrovata. E cominciarono a fare gran sollazzo, con la moglie prodiga ».

Errando per Laitia - Episodio 24

De le Ambre Riunite et Arcani Rituali

Da lungo tempo non calco mano su codeste pagine, non perché qualcosa di brutto mi accadde, né perché iniziai ad indugiare in vizi che distraggono la mente, ma perché ne avemmo di strada et lavoro da fare insieme allo mio novo amico et collega apprendista Pagnotta et la alacre fucina di idee che est, et sempre stato, lo mio mentore: lo Magistro Alburno.

Insieme con li Eclettici Viandanti ci eravamo lasciati che si addentravano in quel di Maro, ne lo abbandonato Cimitero dei Pellegrini (che tanti scongiuri et gesti apotropaici suscitò ne lo bravo Tristano) loco ne lo quale si imbatterono in uno tetro figuro, anzi, a dir lo vero in almeno tre tetri figuri: lo primo fu lo misero et anziano guardiano de lo luogo, che venne messo a riposo prima di potersi lamentare per la intrusione, lo secondo fu lo Magister Latinus, Evocatore de le Entità Luminose et contatto di Magister Samael, che preoccupato de lo incredibile ritardo ne la raccolta de le ambre (sicuramente ignaro di tutti li imprevisti et ostinati antagonisti che ci ostacolavano con determinata solerzia) aveva deciso di mandar rinforzi, et lo terzo fu una vecchia conoscenza de la nostra comitiva, Paulus Valente, pelatissimo Evocatore de le Entità Oscure et braccio destro di Tarquinio de Belloveso, che finalmente, a lo termine di questa sortita, trovò giusta fine et punizione per la empietà de lo suo operato.

Andando con ordine, lo Scarlatto Peregrino aveva individuato la ambra Rufescens in una cripta sotterranea ne lo cimitero, li altri lo raggiunsero et, conosciuto Latinus et stabilito che di lui ci si potesse fidare, si intrufolarono ne lo sotterraneo sorprendendo Valente all'opera in rituali di dubbia moralità. Sistemato lo nemico e la sua scorta a suon di fiamme, fulmini et sonore padellate, poterono tornare in quel di Ertama, padroni di due gemme su tre, solo dopo aver recuperato in Brumia, con lo aiuto de lo mastodontico drago Tyrus, lo ultimo ingrediente mancante per la creazione di quella mancante.
Nuovamente in Calbatisia infine fu lo Magistro Alburno a salire in cattedra dando sfoggio de la alta scientia di cui si fa ambasciatore. Io et lo buon Pagnotta avemmo lo onore di fargli da assistenti ne la creazione de la ambra Caeruleus et ne la trasformazione di pietra in oro, grazie a la Pelle di Basilisco recuperata ne li Fossi sotto la città.
A lo termine de lo processo, dopo molti giorni di lavoro, lo oro fu diviso tra Frandonato, Tristano et Alburno che ne destinò gran parte a la ricostruzione de la Scuola dei Fossi et ripresa economica di Ertama, riuscendo anche a prendere accordi con li Cuccafratti de lo sottosuolo per scambi commerciali et la liberazione di Epirone da Piretro, consegnato ad uno immensamente grato Pagnotta che prese in carico le sue sorti dopo la nostra nuova partenza.

Avremmo voluto rilassarci, la emozione era tanta per le innumerevoli scoperte et progressi, per tutti li esperimenti riusciti, ritrovamenti et formule, ma dovemmo subito ripartire perché Samael attendeva brontolando et ora le ambre erano finalmente tutte e tre in nostro possesso.
Alburno sembrava aver trovato uno degno compagno di conversazione in Latinus, che ospitava volentieri su lo nostro carro, mentre Frandonato et Tristano preferivano svuotare boccali et gonadi in ogni locanda di via presso cui sostavamo.
Giungemmo infine nuovamente in Zolia, su la costa da le parti di Zanio et Viniola, presso la Torre Caldara in cui finalmente ci ricongiungemmo con lo Magister Samael.
Frandonato si convinse solo ora, vedendo lo vecchio amico, che egli non fosse la dama popputa apparsa in sogno di cui mille volte ci aveva narrato, et lo anziano Magister sospirando dimostrò di conoscere ne lo profondo la natura goliardica de li Eclettici Viandanti, professandoli come suoi amici di vecchia data, ma soprassedette dato che la missione era quasi compiuta: andavano solo affrontate uno altro paio di eroiche sfide, probabilmente mortali, per poi finalmente... bé... quel che si stava rischiando ho avuto la impressione che non fosse ben chiaro a nessuno de la compagnia, che preferiva bere et scorreggiare mentre con aria grave lo Magister Samael parlava di ricordi perduti, anime imprigionate, la Spada dell'Equilibrio et lo Libro del Comando.

Glisserò su lo ritrovamento di questo ultimo artefatto, dato che trovo scurrile anche solo descrivere tale tomo parlante, in grado di proferire oscenità tali da appestare le nostre orecchie durante tutto lo viaggio di ritorno. Dirò solo che venne recuperato da una caverna celata ai mortali da lungo tempo cui giungemmo patteggiando con una tribù di ferali Lhome et sconfiggendo una piccola congrega di ominidi puzzolenti et Pelosi che tanto ricordavano la Orzabotta che conoscemmo sotto li Fossi di Ertama.
Fatto sta che sto Libro del Comando servì a Samael per lo passo successivo de la sua, et nostra, missione.

Tornati ne lo Cimitero dei Pellegrini, ne la stessa cripta in cui legnammo Paulus Valente et la sua scorta di Biro Biro arrivammo a lo primo vero punto di svolta de la nostra cerca.
Alburno piazzò in una apposita nicchia, su la sommità di uno arco di pietra, il portagemme di platino con su incastonate le tre ambre: Rufescens, Caeruleus et Chryselectrum.
Ci tappammo le orecchie et lo anziano Samael con lo Libro del Comando iniziò a salmodiare, a lungo et costantemente, fino a che le gemme splendettero et una fitta nebbia occupò lo spazio sotteso da lo arco di pietra, che divenne uno portale tra li mondi.

Lo varco era aperto, et era forse tempo per li Eclettici Viandanti di smettere di cazzeggiare per Laitia et raccogliere le idee, capire lo loro scopo et oltrepassare la soglia che li avrebbe condotti incontro a lo loro destino.

venerdì 7 settembre 2018

Rinfrancar li compagni ed amici miei






Lo Peregrino è bello e pronto
rinfrascata la mente e pagato lo conto

Le rime sue escono come acqua da sorgente
millanta storie per inbonì ed incantà la gente

Con l'ambre in tasca, la mente sgombra e la panza piena
toccherar andar a salvà le anime nostre da sta nefasta pena

L'amici dalla nostra son più de li nemici contro
niun periglio, cavaliero o furfante a noi po esse pronto

Niuna compagnia si variegata e sgangherata 
si aspettavan fin qui saria arrivata

Lo potere nostro invero come lo Peregrino ve spiega
è l'unione d'intenti e l'amicizia che ci lega

Far del bene alla fine paga ricompensa 
un ultimo sforzo e poi a festeggiar si pensa

Una volta ancora compagni miei v'esorto seppur così diversi 
affilate le padelle, le ampolle, li incantamenti e li versi 

Questa volta non abbiamo alternativa alcuna
Ce tocca far passar lo cammello dentro dell'ago la cruna

Che so ste facce buie e preoccupate
Pensate a quante n'avem passate

Io de pietra benchè mi dona non voglio restar 
Orsù ogni forza non c'e' concesso de lesinar

Stringiamoci a coorte verso la gloria
de Laitia nostra riscrivemo la storia.


Lo Scarlatto Peregrino