giovedì 21 novembre 2019

Un sorriso da squagliare il Polo Nord

«Every single day
and every word you say
Every game you play
every night you stay,
I'll be watching you...»

«Oh, can't you seeeeeee - canta a squarciagola stringendosi le cuffie del walkman - you belong to meeeeeeeeee» le ruote metalliche cigolano sul pavimento a mattonelle dell'obitorio legale, mentre il custode spinge via il lettino metallico per le autopsie carico di materiale vario da rimettere a posto. Le cuffie e la voce di Sting ad alto volume lo tagliano fuori parzialmente dal mondo esterno, e solo per puro caso e un riflesso meccanico butta l'occhio attraverso la finestrella di vetro nella porta della sala 2. Quasi non nota il gruppo di persone all'interno, poi si ferma di scatto, ed entra spalancando le porte mentre si sfila le cuffie. I Police echeggiano in lontananza.
«Ehi ehi non potete stare qui, è una struttura di legge questa!» biascica qualcosa, mentre un tarchiato ma muscoloso uomo spacca con delle tenaglie il lucchetto di chiusira di uno dei loculi e si appresta ad aprirlo, incurante delle parole del custode. Un altro paio di persone attorno a lui, tra cui una giovane donna dai capelli neri, un abito scuro e delle scarpe rosse accese. Un odore di sigaretta contrasta parecchio con l'odore asettico e di disinfettante del posto.
«Secondo l'articolo 27 comma ter del Diritto Civile applicato - esordisce un altro uomo, tarchiato anche lui, ma con una giacca viola accesa, una camicia bianca e una cravatta hawaiana e un vistoso riporto - il diritto a visitare un parente deceduto è un diritto inalienabile [...]» Il custode se lo guarda, quasi stupito, mentre questi continua «[...] inoltre secondo la sentenza lo stato del Wyoming contro Jonathan Sullivan del 27 maggio 1979, è considerato al pari di un diritto costituzionale [...]»
«Sì... ma... - il custode stordito cerca di parlare - non potete... c'è l'orario di visite... di giorno...»

La donna si gira verso di lui; lo fissa con gli occhi azzurri spalancati e il viso da cerbiatta impaurita. Schiocca le dita e due dei massicci e tarchiati uomini che l'accompagnano afferrano il custode e lo mettono a sedere su una sedia, forzatamente. L'uomo con la giacca viola si ferma istantaneamente di parlare, e si tira indietro. «Gentilmente - inizia a parlare lei con una voce dolcissima - saprebbe dirmi come è morto il Signor Hunt?» fa una tirata di sigaretta in maniera naturale e delicata al tempo stesso.
«Non... non posso... sa... c'è un'indagine legale... - biascica il custode - non sono autorizzato... ma può chiedere il permesso... domattina stessa... al commissariato...»
La donna con un movimento estremamente delicato e naturale, come se sapesse solo muoversi con grazia, abbassa leggermente lo sguardo «Capisco...» con la voce di una bambina; poi con gli occhi da cerbiatta guarda uno degli uomini che afferra la testa del custode, lei fa un'altra leggera tirata di sigaretta, e poi la spegne con forza nell'occhio tenuto spalancato del custode.
Le grida si spandono per qualche secondo in tutto il corridoio, deserto, dell'obitorio legale. Il custode ansima. La donna chiede nuovamente, con la voce dolce della mamma che ti tira su le coperte dopo averti cantanto la ninna nanna «Gentilmente, saprebbe dirmi come è morto il Signor Hunt?»

«Io... non... - fatica a parlare e respirare ansimando - capisce... un'indagine... ma se vuole... domattina... al commissariato...»
La donna abbassa lo sguardo e si copre la bocca con una mano «Mi dispiace tanto... - la voce diventa ancora più dolce con l'inflessione triste - ma il dottore mi ha detto che devo ridurre le sigarette. Non posso accenderne un'altra, mi capisce?» fa spallucce, poi si rivolge ad un altro dei suoi uomini «Prendimi quel bisturi - indicando un tavolino con degli attrezzi per autopsia - e cerca anche il segaossa. Avevo sottovalutato l'integrità del custode...»
«Un regolamento di bande... - il custode riprende fiato, e coraggio - o almeno pensano» la giovane donna lo guarda attentamente «Colpi di arma da fuoco da diversi angoli, è stato assalito. Alcune ferite sono state fatte post-mortem. Sembra anche... che qualcuno lo stesse trattenendo. Forse un'esecuzione»
La donna lo guarda «Una... esecuzione? altre bande criminali?»
«Sì... nella scena c'erano anche altre persone... sembravano militari, bene armati e bene equipaggiati. Si sono sparati tra di loro. E' una zona tranquilla dei sobborghi, queste cose non succedono spesso da quelle parti...»
«Grazie mille! - la ragazza gli da un bacio sulla fronte - sei stato un tesoro» e con un sorriso che potrebbe squagliare l'intero Polo Nord si volta e fa un gesto ad uno dei suoi accompagnatori, magro e smilzo con un pizzetto sottile, con un bel vestito giallo e un doppiopetto viola scuro, che si avvicina al custode, ancora trattenuto, e tira fuori una scatoletta metallica dalla tasca. La apre, ne estrae una pastiglia semi trasparente, gliela mette davanti agli occhi e la fissa.

«Una di queste, e ti sballi fino a domattina; è roba seria, vale almeno 100$ se conosci uno spacciatore di fiducia» rovescia la scatoletta nella mano, diverse altre pasticche simili nel palmo. «Credo che 500$ per il tuo disturbo basteranno...» e con un rapido gesto gliele infila in bocca, poi con la stessa mano gli tiene chiusa bocca e naso, aspettando che ingerisca.
La donna esce dalla stanza e si allontana lungo il corridoio. Un altro degli uomini tarchiati, vestito bene ma sportivo, si avvicina a lei con un portafoglio in mano, da cui tira fuori una foto «Il custode aveva una moglie e una figlia...»
«Abbiamo bisogno di una cameriera; verificate se la figlia ha l'età legale per servire i tavoli. Altrimenti come lavapiatti, fanno meno storie.» l'uomo annuisce «Oh e per essere sicuri, date fuoco alla casa e fategli ipotecare tutto quello che ha. Poi vi offrite per dargli un prestito in cambio del lavoro. Non possiamo mica lasciarle per strada» sorride, mentre l'uomo si fa qualche passo avanti e apre la porta dell'uscita di emergenza dall'obitorio, già precedentemente scardinata in parte.
Ed escono

domenica 3 novembre 2019

Il Folle Piano di Otto

"Non so cosa dirti Miranda, da una parte è lodevole che si siano cacciati in questa situazione per racimolare il denaro da anticipare all'erario, d'altra parte lo trovo così stupido rischiare la vita per qualche crì quando sapevano di essere stati mandati qui in attesa di ordini per qualcosa di ben più importante!"
"Mio caro Enrigo, l'erario non c'entra un bel niente, i vostri onestissimi miliziani stanno spillando fino all'ultimo granello a tutti i possidenti terrieri della zona, sanno bene che quando l'Alcalde Joel Calabòr verrà sostituito al comando dal Capitano Brummer non potranno più vessare la povera gente di Umbral come hanno fatto finora. E sai cos'altro penso? Che tuo fratello e i suoi amici siano andati a cacciarsi nelle intercapedini semplicemente perché si stavano annoiando! Sono mesi che li teniamo qui fermi ad attendere nostre indicazioni, documenti puliti e aggiornamenti di Hurtington."
Lo sluagh vileziano sbuffò in risposta: "Sarà come dici tu, ma questo potrebbe causarci dei problemi, non possiamo ritardare ancora, abbiamo impiegato già troppo tempo per metterci in contatto con il tuo compare a Pozzoprofondo, e ora non possiamo aspettare che Jago si rimetta, dobbiamo farli partire domani stesso, il nostro contatto non aspetterà al Paso Bajo per un'ora in più di quanto pattuito, è un poco di buono, non mi fido di lui."
La soladina finì il suo té e si soffermò qualche istante ad osservare i residui rimasti sul fondo della tazza: "Nemmeno io, avessimo almeno avuto modo di pagarlo in anticipo... Ad ogni modo il medico sta arrivando, lo rimetterà in piedi e domani potrà cavalcare. Tuo fratello è un omino pieno di risorse, non credo tu lo conosca poi così a fondo... e per il futuro non sottovaluterei il fatto che abbiano reso un buon servigio ad Oleg Protopopolov, andare a caccia di aracnidi e recuperare uova dalla tana di un Ragno Cacciatore per regalarle al Califfo di Al'Sehir... è un miracolo che ne siano usciti ancora interi. Quella fata è davvero intraprendente e schifosamente ricca, avere un contatto ci tornerà senz'altro utile prima o poi."
"Prima o poi..." Enrigo Zordi scostò la tenda della finestra osservando la corte all'ingresso della fattoria, Aleikh era poggiato alla staccionata e lavorava alacremente al suo clavischetto, perfezionando il meccanismo a scatto della lama, Yafiha invece era ancora indaffarata con Dahabi, il piccolo coleottero nella tana del ragno aveva subito ferite che avrebbero steso un boggart sbroccato ed ora era già in piedi facendo il suo meglio per obbedire alla sua addestratrice. "Ma Otto è proprio sicuro di aver bisogno di questo brigante a Pozzoprofondo? O meglio, è proprio sicuro che poi sarà in grado di uscire da lì?"
"El Mudo, possibile che tu non ne abbia sentito parlare? Per quanto riguarda Otto posso assicurarti che è una delle menti criminali più brillanti che conosca..."
"Spero sinceramente tu non ne conosca troppe Miranda... e dire che pensavo di sapere chi fossi..."
"...Evidentemente meno di quanto pensi ma non mi sembra tu abbia qualcosa da lamentarti, stiamo per riscrivere la storia della Casa."
"E in cosa dovrebbe esserci utile uno spietato brigante ominicida senza lingua?"
"Vedi che lo conosci anche tu? El Mudo ci serve per fomentare gli animi a Pozzoprofondo, Con tutti i disordini dopo la Tragedia del Corrimano il carcere diventa sempre più affollato, Otto è talmente pazzo da farsi rinchiudere lì sotto di sua iniziativa, ma rimane pur sempre un estraneo. A lui serve qualcuno che possa infervorare gli animi dei detenuti, qualcuno che scateni la rivolta, qualcuno il cui valore ed il cui desiderio di opporsi all'Alto Consiglio siano indiscusse ed incrollabili, un vero e proprio rivoluzionario."
"Ora si che mi sento meglio... un'evasione di massa da Pozzoprofondo. Premettendo che mi sembra un suicidio vero e proprio... in che modo ci tornerebbe utile per rinvenire la Città Sepolta?"
Miranda sospirò: "Dall Soffer, uno sprigo, un cervellone. Hurtington vuole che lo tiriamo fuori da lì a tutti i costi e che lo portiamo con noi agli scavi."
"Mi sembra tutto molto contorto Miranda, ed improbabile. Questo brigante, El Mudo, ha impallinato il fratello dell'Alcalde e si è rifugiato in una valle arida ai piedi della Scala Tremante. La milizia di Umbral sta mettendo su un reggimento per farlo fuori e noi invece vogliamo che venga processato e spedito a Pozzoprofondo per aiutare Otto ad organizzare una fantasmagorica evasione di massa dal carcere più sicuro di tutta la Casa. Per questo mandiamo Jago ed i suoi compari ad avvisare El Mudo, salvarlo dalla vendetta dell'Alcalde per poi tradirlo e consegnarlo alle Schiene Dorate e ficcarlo su un carro prigione diretto a Penjara. Lo trovo folle."
La soladina sorrise: "Funzionerà."

venerdì 1 novembre 2019

Rosso Tramonto

«Taste me you will see
More is all you need
Dedicated to
How I'm killing you
Obey your master!
Master!..»

«Così i giovani di oggi ascoltano questa дерьмо? - chiede Stanislaw con fare disgustato verso i suoi uomini, che fanno spallucce - che fine ha fatto il vero рок-н-ролл??» poi si china verso la radio posata sul cofano della sua auto girando le grosse manopole a cercare un'altra stazione.
«Capo...» accenna uno dei due sgherri che lo accompagnano; lui si gira verso l'uscita del vicolo che fa da atrio al piccolo parcheggio tra i palazzi dove è solito ritrovarsi, e scorge i due uomini avvicinarsi: quello dietro, vestito con abiti anonimi coperti da uno spolverino grigio e un cappello con visiera, puzza di ex militare o di poliziotto in borghese e non sarebbe mai arrivato vivo così a fondo nei sobborghi se non avesse accompagnato l'altro con il volto parzialmente oscurato da un grosso cappello da cowboy sotto al quale si accende pigramente un sigaro oramai quasi spento, un giacchetto di pelle marrone di quelli che vanno ancora di moda in alcuni stati del sud (e da nessun'altra parte al mondo), jeans e stivali da cavallerizzo i cui speroni tintinnano mentre cammina.

«Texano! bene arrivato - lo accoglie Stanislaw con un finto calore emotivo - stavo giusto dicendo che volevo chiamarti...»
«Il mortaio...» accenna con voce fredda
«да! ti stavo dicendo appunto... Abbiamo trovato chi ce l'aveva e fatto un accordo, praticamente era nelle nostre mani, se non fosse stato per quei tipi... tre uomini e una tardona...»
«Una... vecchia signora?» replica con voce molto fredda il Texano
«нет, нет. Una signora, non vecchia... e poi avevano degli sgherri, ci hanno circondato. Ma so che bazzicano alcuni strip club, possiamo trovarli... li stiamo già cercando, vero Vladimir?»
Lo scagnozzo alla sua sinistra si volta e lo guarda con fare interrogativo, poi si accorge che l'attenzione è su di lui e allora si gira e dice «да! praticamente già in nostro pugno»
«Visto Texano? nel giro di qualche giorno, al massimo la settimana prossima...»
Senza proferire parola, il Texano si infila una mano sotto il giacchetto di pelle. I due uomini di Stanislaw afferrano l'impugnatura del mitra che hanno appeso alla spalla. Il tizio vestito di grigio anonimo allunga la mano sotto allo spolverino. Stanislaw si guarda intorno cercando con lo sguardo spaventato il suo fucile che spunta fuori dal sedile posteriore della macchina. Poi il Texano estrae una busta di carta e la porge a Stanislaw, mentre tutti si rilassano e rimettono le mani a posto.
Il russo prende la busta, la apre e scruta dentro, mentre il Texano, sempre con una voce fredda e uno spiccato accento del sud, dice «Per il tuo disturbo. Il mortaio non ci serve più, puoi smettere la ricerca, anche se il Capo potrebbe ancora darti qualche spiccio se lo ritrovi».
Poi tira un'ultima aspirata al sigaro e lo butta per terra, mentre si volta e inizia ad andarsene. Il Rosso tira fuori il mazzo di banconote e inizia a contarle approssimativamente. «E' un piacere lavorare per te, товарищ!»
Il Texano continua ad allontanarsi a passo svelto con le sue gambe arcuate e gli speroni che tintinnano; senza voltarsi alza la mano in segno di saluto ed esclama «до свидания, Stanislaw» poi con la stessa mano si sistema il cappello, e mentre la riabbassa la tiene davanti a sè chiusa e con due dita alzate, che ruota poi di colpo come a fare uno di quei segni che si vedono nei film di militari e corpi speciali.

L'inquadratura si restringe, come se qualcuno stesse osservando attraverso un canocchiale. Poi si sposta rapidamente verso il capannello di russi, oscillando un poco mentre mette Stanislaw al centro. Un piccolo zoom sulla sua testa, una rapida messa a fuoco.
Un uomo, vestito di grigio con un berretto da militare con la visiera dietro alla nuca, imbraccia un grosso fucile da cecchino appoggiato al muretto di un terrazzo. Qualcun altro vestito come lui è lì vicino, accovacciato, con un binocolo in una mano e una radio nell'altra. La radio crepita mentre l'accende e dice «Tango a vista. Falchi in picchiata, ripeto, falchi in picchiata»
Un rumore di sparo, secco, squarcia il silenzio della notte