lunedì 15 giugno 2015

Risvegli






Kuzja si risvegliò ansimante in un letto sconosciuto. Nei suoi occhi erano ancora impresse le raccapriccianti immagini del suo ultimo incubo:  disteso su un letto di dura e fredda pietra, mostruose statue troneggiavano su di lui. Alcune ghermivano fanciulle avvolte in candide vesti imbrattate da macchie e schizzi vermiglio. Le statue sembravano muoversi in modo inquietante, stringendosi attorno al letto ed allungando i loro artigli lordi di sangue su Kuzja. Il quale assisteva inerme ed impotente, in uno stato di semiveglia, cogliendo soltanto sprazzi della scena attorno a lui.

Tra quella selva di artigli di pietra spuntò un elegante pugnale cerimoniale, che rilfettè la fioca luce che illuminava quel tetro e sconosciuto posto, mettendo in rilasto i suoi preziosi intarsi. La mano pallida e ferina che brandiva il pugnale saettò verso il petto di Kuzja, lacerando le carni, spezzando le ossa, squarciandogli il torace dal collo all'inguine, strappando il soffio vitale dal corpo ormai immobile di Kuzja.



 
Fù a quel punto che l'incubo si interruppe bruscamente e Kuzja si risvegliò: le sue mani corsero frenaticamente sul petto, sotto la veste: la sua pelle era madida di sudore e gelida come i ghiacci perenni dei monti Balinok, ma intonsa. Era stato solo un incubo, l'ennesimo seppur nuovo.
Si alzò dal letto, muovendosi timidamente nella stanza sconosciuta. Una stanza elegante a prima vista eppure disadorna e freddamente inospitale. Kuzja osservò stupito e terrorizzato la bara che giaceva ai piedi del letto, decorata con serpenti neri che richiamavano sinistramente il simbolo di Hala. Kuzja si inginocchiò pregando la Dea davanti ad un simile orrore solo per restare ancora più agghiacciato: non provò nulla dentro di se, solo un inquietante silenzio ed un immenso vuoto; la Dea era come scomparsa o indifferente alle sue preghiere.
Ancora intontito e sconvolto uscì lentamente dalla stanza seguendo una figura familiare che scoprì essere Martha. La felicità dell'incontro fu breve ed effimera: la ragazza fece rinsavire Kuzja rendendolo consapevole del suo stato attuale che Martha condivideva con lui. Camminava, pensava, sembrava forse normale all'apparenza ma non era vivo: il cuore aveva cessato di battere nel suo petto ed il vuoto che aveva ascoltato prima non era dovuto alla sordità di Hala ma all'empiezza della sua anima.
La reazione di Kuzja fu rabbiosa: provò a uccidersi scoprendo di essere insensibile alle ferite; provò a scappare, scoprendo di essere in gabbia; provò a piangere ma fu incapace anche di quello. Giurò e gridò vendetta verso chi lo aveva ridotto in quello stato, trasformandolo in un mostro. Le sue parole caddero vuote, ascoltate solo da Martha che lo guardava atterrita e sconfitta quanto lui.


Era ormai un essere immondo, una creatura non morta, la sua esistenza una farsa che era condannato a portare avanti per l'eternità. No non si era risvegliato dall'incubo: ci era appena entrato!




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