giovedì 4 giugno 2015

Bastardi senza gloria





Vasily si aggira insolitamente pensieroso tra la folla radunatasi per assistere alla pena capitale di Ursul e dei suoi scagnozzi. I criminali vengono fatti salire sul palco però Vasily rimane distante non si unisce ai compagni, Kazimir e Warwic, che ha intravisto nelle vicinanze ma e preferisce rimanere solo, preso dal suo flusso di pensieri : "Avrei potutto esserci io su quel palco al posto di Ursul." è questo il pensiero che non abbandona Vasily da qualche giorno: "Anche io io ho spiato, rubato, ucciso e compiuto tante altri crimini che mi avrebbero assicurato il patibolo. L'unica differenza è che io l'ho ho fatto sotto la protezione dei Romanov, dietro ordine di Cornell e Carmilla. Ordini piacevoli per lo più." Un accenno di sorriso compare sul volto teso di Vasily mentre ripercorre rapidamente le sue discutibili gesta: dai primi piccoli furti, in crescendo fino all'assassinio di Dorninoff e alle recenti retate per uccidere Samoel e catturare Ursul.
"Si più ci ripenso più mi convinco che avrei potuto esserci io al posto di Ursul e lui magari qui al posto mio. Ma questa è l'unica cosa di cui sono grato a mia madre: ha aperto le gambe a quel figlio di buona donna di mio padre quando già lavorava a casa Romanov e così io sono nato nella loro dimora e cresciuto sotto la loro protezione. Per questo sarò sempre devoto a Cornell e Carmilla: mi hanno accettato quando ero nessuno, mi hanno cresciuto come un privilegiato quando ero solo uno stupido bambino troppo curioso. Non fosse stato per loro sarei stato uno dei tanti bastardi e figli di puttana pezzenti della baraccopoli, condannati ad una vita di miseria e stenti. Costretti a rubare e ad uccidere per sopravvivere. Criminali da quattro soldi improvvisati per necessità, pronti a tutto per disperazione ma non addestrati e per lo più senza fegato." Vasily si gusta la decapitazione di Ursul con soddisfazione mormorando: "Io sono un bastardo figlio di puttana come te, ma io so quel che faccio".
Le convinzioni di Vasily vennero spazzate dall'esplosione e dalla conseguente onda d'urto che lo gettò a terra. Fece appena in tempo ad intravedere i dardi di Kazimir colpire l'uomo che aveva scagliato la freccia incendiaria. Si alzò barcollante ed intontito per lanciarsi in un vano inseguimento che durò finché il tramonto non vinse su di lui e sul mulan che lo aveva accompagnato.
Tornò alla dimora dei Romanov furioso, entrando nella sua stanza spaccò una sedia : aveva abbassato la guardia troppo pieno di se; si era abbandonato a sciocchi pensieri che lo avevano distratto.E Barboianu gliela aveva fatta proprio sotto il naso, infliggendo un duro colpo ai suoi padroni. Mentre lui si crogiolava in quel titolo vuoto di "Comandante" con cui lo aveva chiamato Galca probabilmente schernendolo e si era illuso di essere qualcosa che non è e non sarà mai. Era stato vanaglorioso e superbo, proprio lui figlio di nessuno.
A Vasily spetta il lavoro sporco, deve rimanere con i piedi a terra e nel fango ed essere vigile in ogni momento. Perché è quando ci si rilassa che quelli come lui colpiscono: forte e per far male. Vasily se lo era dimenticato per qualche giorno ed aveva permesso tutto ciò.

Per far bene il suo lavoro Vasily deve rimanere se stesso: un infame senza scrupoli, freddo, spietato, un figlio di nessuno cresciuto per sua fortuna nel posto sbagliato ma ancora affamato come un pezzente della baraccopoli che non ha ne speranze ne futuro .
"Sei un bastardo, un bastardo figlio di puttana senza un domani": questo è quello che ripete a se stesso uscendo dopo il tramonto per portare a termine un altro ordine di Cornell.

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