sabato 20 giugno 2015

Nuovo risveglio

Kuzja si risvegliò nel suo nuovo giaciglio: ormai trovava più confortevola la bara al letto tanto da farlo rimuovere dalla sua stanza. Aprì il coperchio con rabbia, infuriato con Cornell e Carmilla: per portare avanti la loro folle Ribellione lo avevano trasformato in un di loro, un non morto, un vampiro un essere maledetto. Avevano provato a spiegargli che lo avevano fatto per proteggerlo, per evitare altre inutili e dannose perdite. Gli avevano promesso e decantato nuovi poteri che la sua falsa dea non gli avrebbe mai garantito. Eppure in pochi secondi Trikskys lo aveva spazzato via, come un fuscello secco in un incendio che divampa, trasformando lui e Martha in cenere al vento.
Kuzja stava provando in ogni modo ad accettare quella sua nuova esistenza, scandita dal susseguirsi delle notti invece che dei giorni, dal cibarsi di esseri umani; vissuta al buio e nel freddo delle umide sale sotterranee di Villa Romanov. Un esistenza fredda, distaccata e silenziosa: assolutamente inumana. Ma lui non lo era più nel fisico ed anche la mente iniziava ad adattarsi e a cambiare facendogli prendere confidenza con la sua nuova natura e le sue nuove capacità. Ma una parte di lui si ribellava, facendolo ardere nel profondo seppur solo emotivamente. Ormai il suo corpo gelido si scaldava solo con il sangue umano.
Kuzja era furioso anche con il Ministro di Hala: lo aveva cresciuto riempendogli la testa di fandonie e di inutili storielle sulla dea, sulla sua infinita saggezza. Ora Hala non lo ascoltava più eppure Kuzja continuava a manipolare la Trama a suo piacimento, senza fronzoli, senza interecessioni: era lui a decidere, in modo diretto. Non gli serviva più la sua stupida dea, ammesso fosse mai esista.

Kuzja sentiva un ormai inusuale calore avvampare dal profondo del suo petto ghiacciato mentre, furente di rabbia, camminava nervosamente nella stanza tracimando insulti e rabbia,  stringendo le mani a pugno tanto da conficcare le unghie nei palmi. All'improvviso quell'intenso calore esplose in tutto il corpo, come se le sue membra non potessero più trattenerlo.  Kuzja riaprì le mani e dai palmi aperti  iniziarono a divampare fiamme. Con uno scatto d'ira inizò a scagliare le fiamme createsi nei palmi contro il muro, immaginando di colpire il Ministro, Cornell, Carmilla, Lucius, Pate e tanti altri demoni che affolavano la sua testa finché il fuoco smise di bruciare insieme alla rabbia di Kuzja.
L'impeto d'ira sfumò, ma Kuzja riuscì a manipolare nuovamente il fuoco tra le mani: ne poteva sentire il calore senza bruciarsi, come se le fiamme fossero un prolungamento delle sue dita.


La rabbia repressa, l'odio covato per anni sotto traccia, le sofferenze, le tragedie patite, i sentimenti di vendetta celati avevano trovato uno sfogo, plasmati dal raziocino di Kuzja. La cenere sotto cui aveva nascosto tutto ciò era stata spazzata via, ridando ardore alla sua rabbia interiore, risvegliando i suoi istinti. Era riuscito ad incanalare quella tempesta di sentimenti che lo bloccavano in energia. Ora dopo tanto vagare in cerca di risposte sapeva per cosa lottava: per se stesso. Non c'era più nessuno da aiutare o salvare, nessua causa da sposare, nessuna ribellione da portare avanti, nessuna dea da adorare o pregare. Solo se stesso ed un nuovo cammino solitario. Tutto il resto trascendeva davanti ad una vita immortale ed assumeva finalmente il suo vero significato: inezie, battibecchi tra persone limitate, quisquilie per comuni mortali. Kuzja doveva aspirare a qualcosa di più grande, più ambizioso per non restare intrappolato nella maledizione che gli era stata inflitta. Conoscenza, potere ed un giorno vendetta questi erano i pilastri della sua nuova esistenza. Sarebbe tornato alla Radura dei Sogni infranti con uno scopo ben diverso ora. Ma non adesso, doveva ancora prendere conoscenza del nuovo se stesso: non era più un umano ma un vampiro, un essere maledetto si, ma potente. Più vicino ad una divinità che ad un mortale.

Con una nuova tunica, nera come la sua anima, a coprirlo e con queste nuove certezze Kuzja sia apprestò a partire, desideroso di mettersi alla prova. Destinazione Lowenturm, la prima di tappa del suo lungo, forse eterno, cammino.

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