venerdì 3 aprile 2015

La Schiava





La ragazza era nuda e aveva i polsi legati alla spalliera del letto, il suo aguzzino l'aveva lasciata così fin dalla mattina, momento in cui aveva finito di sfogare la sua voglia sopra di lei. Le era andata fin troppo bene, visto che a volte le toccava soddisfare sia i voleri del primo che i piaceri repressi dell'altro uomo, quello più basso ma più proporzionato. Li odiava, li odiava con tutta se stessa. Stranieri crudeli, soprattutto il più alto, non le era affatto grata per averla liberata, anzi fin da subito aveva percepito di essere finita in condizioni peggiori, sensazione confermata dal fatto che lui continuava a chiamarla "schiava". Spesso le teneva anche la bocca imbavagliata, e la picchiava ogni volta che provava a urlare o a chiedere aiuto. Lo odiava con tutta se stessa, eppure violenza dopo violenza, trattata continuamente come un oggetto, un pezzo di carne, stava cominciando ad affezionarsi al suo carnefice. Era sempre insensibile alla passione dell'uomo più muscoloso, mentre a poco a poco stava cominciando a lasciarsi andare alla metodica violenza del suo padrone. Lo odiava ma si sentiva anche attratta dai suoi lineamenti esotici, dall'energia oscura che lo permeava, dalla sua risolutezza e spietatezza. Lo odiava ma forse stava anche cominciando ad amarlo. Se solo fosse riuscita a trovare un modo per portare la sua attenzione al di là della mera fisicità, magari le cose sarebbero cambiate, magari la sua condizione sarebbe migliorata e a quel punto magari avrebbe anche potuto chiedere di essere liberata, e allora sì che avrebbe dovuto decidere se restare con lui o se allontanarsi per sempre da tutto quel dolore.

Era passato molto tempo ormai, e dalla piccola finestrella posta in alto si era accorta che il sole stava quasi per tramontare. Erano davvero tante ore che ormai era legata in quella posizione, senza cibo né acqua, le braccia e la schiena cominciavano a farle male. Non era mai capitato che lui mancasse per così tanto tempo e che non le venisse portato né cibo e né acqua. E se fosse successo qualcosa al padrone? Se lui non fosse più tornato quale sarebbe stata la sua sorte? Un lampo di disperazione fecce breccia nel suo cuore, non sapeva se essere più preoccupata per lei o per l'uomo che l'aveva ridotta in quello stato. Per un istante si rese conto di quanto la sua vita dipendesse totalmente da quella del suo cinico amante, e pregò con tutte le sue forze che il suo torturatore tornasse presto da lei. Avrebbe voluto strillare, ma la paura di essere ascoltata dalle persone sbagliate le frenò le urla in gola, complici anche le violenze subite ad ogni tentativo di ribellarsi attuato finora. E come se qualcuno avesse ascoltato le sue più intime paure e esaudito i suoi desideri, sentì dei passi scendere le scale e percorrere il corridoio fuori dalla sua stanza. Li riconobbe, erano proprio i suoi. Incredibilmente si ritrovò a sorridere, e finse di dormire per non dovere decidere come affrontare il suo ritorno. L'uomo girò la chiave nella toppa, e richiuse la porta alle sue spalle, senza però richiuderla a chiave. Il cuore cominciò a batterle più velocemente, forse era già giunto il momento tanto atteso? Forse anche lui si era accorto di provare qualcosa per lei e aveva deciso di liberarla? Ad occhi chiusi capì dal suono dei suoi gesti che aveva cominciato a spogliarsi. Poi portò la voce ad un volume più elevato del solito, e in quella lingua che non era mai riuscita a comprendere disse qualcosa a un interlocutore lontano. In breve sentì altri passi scendere nello scantinato. Era confusa e non sapeva come interpretare un simile comportamento, ma nel dubbio decise di continuare a fingere di dormire. Come per rispondere alle sue domande l'uomo le rivolse la parola, cosa che tra l'altro faceva abbastanza raramente, e nel suo accento straniero le disse:<<Oggi tutto insieme schiava. Così finisci prima>>. Il suo cuore perse un battito, tutti i suoi sogni finirono in una duplice violenza che durò almeno mezzora e la lasciò sfinita nel suo letto zuppo del suo e del loro sudore. Almeno durante l'amplesso i 2 uomini le slegarono i polsi e alla fine le fu anche dato qualcosa da bere e da mangiare. Nonostante i dolori prese subito sonno, così avrebbe dimenticato per qualche ora l'atroce realtà in cui l'avevano rinchiusa.

(scritto da George)

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