sabato 7 gennaio 2017

Errando per Laitia - Episodio 11

De le Pietre su cui Fondar Nuove Venture

Avevamo lasciato li nostri tre eroi su la via di ritorno da le segrete di Castel Vero, tesoro in mano et morale a le stelle, in cerca de lo sperduto cavalier Galvano.
Lo trovarono ne lo cortile a menar fendenti ad alcuni scheletruncoli, in qualche modo era vero che una minaccia li avrebbe attesi a la porta, ma a lo perplesso trio non sembrò invero così tremenda da lasciarli soli ad affrontare le letali trappole de lo sotterraneo...
Sistemata una volta per tutte la faccenda ripresero assieme la via di ritorno per Borgoratto.

Lo cavaliere insistette molto per conoscer cosa avesser rinvenuto ne la cripta, li contenuti più interessanti erano custoditi proprio da lo erudito Alburno che rigirava tra le mani alcuni articoli di sommo interesse.
La pietra più grande era azzurra, uno massiccio turchese de lo valore di almeno quattro locchi, articolo di sommo interesse per qualsiasi alchimista appassionato de le gemme et loro poteri sopiti et per tutti quelli appassionati di cei sonanti: lo Magistro apparteneva fermamente ad entrambe le categorie et lo soppesò con gusto.
La seconda pietra era invece giallognola, intagliata et prendeva forma di un anello, lo materiale era chiaramente ambra lavorata, non particolarmente nota a li alchimisti per alcun potere arcano eppur maggiormente interessante per la foggia et la lavorazione cui era stata sottoposta et per quanto contenuto ne lo ultimo reperto.
Infilata ne l'ambra vi era una piccola pergamena ben arrotolata, di fattura simile a quella de la mappa de lo frate, riportava le seguenti testuali parole:

Questa è la Prima Pietra su cui fondar una Nuova Ventura,
Le sapienti Mani dello Magister sapranno cosa far,
Le altre cercar dovrete se la Ventura vorrete continuar.
Alle volte è Question di Fortuna, altre di Cultura.

La cosa più mirabile de lo scritto era però la magica aura che esso emanava, ma nessuno de li composti de lo seppur fornitissimo laboratorio portatile poterono svelare in alcun modo li arcani celati dietro l'ambra et le enigmatiche parole.
Lo trio, tornato quartetto, raccolse baracca et burattini et decise di comune accordo di tornare verso Zena, per poter approfittare de le sofisticate attrezzature et vaste librerie di Ottavianus Firminus.
Lascio a voi immaginar la gioia de lo Magister et de li suoi stipendiati ne lo rivedersi riempito lo studiolo da la distinta figura di Alburno, accompagnata da la immane stazza de lo tempionese Frandonato et de lo iperboreo Galvano.
Dopo aver esaminato li oggetti incantati et brevi trattative Firminus accettò di metter li suoi tomi et alambicchi a disposizione, ma pretese in cambio la quinta parte di ogni guadagno di ciò che sarebbe risultato da la futura scoperta, grazie ad essi, di tesori et artefatti.
Così, mentre lo Magistro Alburno si immergeva ne lo studio di pagine polverose et lo cavalier Galvano attendeva impaziente a lo suo fianco novità su la via da seguire, il buon Frandonato passò qualche ora ne lo porto, scazzottandosi con li marinai et alzando qualche ceo scommettendo su se stesso. Lo Peregrino intanto faceva la sua comparsa proprio qui, ne la locanda ove servivo come aiuto cuoco, et narrando le gesta de li Eclettici Viandanti si guadagnava vitto et alloggio a sbafo, per se et li suoi compari, dandomi finalmente occasione per farmi avanti...

Dovetti attendere altri due girodì prima che lo Magistro si presentasse ne la locanda. Giunse provato et si separò da li altri mentre questi ancora bagordeggiavano su le note de lo zufolo di Tristano. Colsi al volo la opportunità et mi presentai a lo suo uscio con un bicchierino di cordiale de la Zolia, non ero ancora certo che fosse veramente chi stavo cercando ma ero determinato ad accertarmene.
Lo saggio Alburno inizialmente diffidò di me et de lo mio desiderio di fare la sua conoscenza, poi, forse incuriosito da lo mio proclamarmi abile come aiuto cuoco et ne li calcoli et ne lo mescolare ingredienti, decise di darmi ascolto. Provai più volte a chiedergli dove fosse nato et da dove provenisse, ero troppo piccolo per ricordar bene lo suo volto et troppe stagioni erano trascorse da quando s'era messo in viaggio, lui rimase volutamente vago facendomi se non altro intendere di aver ricordi poco piacevoli legati a lo suo passato et così mi decisi a propormi come suo apprendista, avrei avuto tempo et modo per approfondire ogni tema et soprattutto per capire se avrei potuto riporre in lui le speranze di Nelea...

Lo primo incarico mi venne affidato seduta stante. Venni infatti a sapere che lo gruppetto aveva gran fretta di ripartire et si apprestava a lasciar Zena a lo spuntar de l'alba. Lo Magistro però mi chiese, se davvero avevo intenzione di unirmi a lo lor peregrinare, di svolgere uno semplice incarico durante lo corso de la nottata: avrei dovuto recarmi presso lo porto et origliare in giro, giacché secondo lo mio mentore qualcosa era accaduto poco prima de lo tramonto et egli necessitava di informazioni più dettagliate in merito.
Ben memore de le mazzate prese appena una manciata di girodì prima in quel fetente distretto, mi mossi con quanta più cautela possibile, cercando di passare inosservato et stavolta fortuna mi arrise et nessuno di molesto incrociò lo mio cammino.
Giunsi in breve ne li pressi di uno piccolo agglomerato di persone, incuriosito da lo loro vociare intenso et appresi che essi discorrevano di quanto accaduto soltanto pochi giri di clessidra prima di sera, quello stesso pomeriggio: s'era creato trambusto ne li pressi di uno vascello lo cui carico comprendeva una cassa contenente pezzi d'ambra destinati ad uno ignoto collezionista, alcuni uomini avean cercato di trafugare alcune de le pietre et eran stati messi in fuga da li baldi marinai.
Lo racconto era piuttosto confuso, tra uno che diceva di esser rimasto mutato in pesce fino quasi al soffocamento et l'altro che avea ricontato le pietre più volte senza che nessuna effettivamente ne mancasse. Quando giunsi eran già a lo decimo controllo, lo capitano voleva essere infatti certo de la integrità de lo suo carico visto che ne sarebbe andata de la sua fama et de la sicurezza de le sue spedizioni.

Compresi solamente nei girodì successivi, mentre insieme a lo Magistro, lo Peregrino, lo frate et lo cavaliere percorrevamo la via Poranica per entrare ne lo Sacanto, che lo furto di ambre era invece andato a buon fine, anche se aveva creato più trambusto di quanto desiderato.
Lo mio mentore Alburno infatti mi rivelò di esser stato lui assieme a li suoi compari a pagare lo capitano de la nave perché gli permettesse di esaminare lo carico di straforo, ne la speranza di individuare pietre da le proprietà simili a quella da loro già posseduta, giacché su li scritti rinvenuti da Firminus risultava che tre o più ambre di quel tipo avrebbero potuto entrare in risonanza et rivelar una qualche sorta di prodigio che li avrebbe condotti alfine verso lo misterioso Magistro S.
Trovate pietre atte a lo scopo Alburno et li suoi compari avevano provato a scambiarle con dei vetri ma li bellimbusti messi a controllare se n'erano avveduti et era scoppiato uno tafferuglio da cui li eroi eran riusciti a trarsi d'impaccio, ma da lì venne l'impellenza di defilarsi da Zena quanto prima.

L'altra parte de lo enigma che ora i quattro, cinque compreso lo sottoscritto, rincorrevano era lo messaggio celato tra le righe de la pergamena, che li composti alchemici de lo Magistro non potevano mostrare ma che probabilmente uno erudito ne la arte de la Nominazione sarebbe riuscito a rivelare.
Escluso a priori lo ignorante, seppur dotato in materia arcana, Tristano la scelta cadde su lo suo mentore, ne la città di Pelopia, che sicuramente sarebbe stato felice di riabbracciar lo suo pupillo...

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