giovedì 8 gennaio 2015

Riti e ricordi



L'ironia della sorte volle che Kuzja e gli altri soggiornassero alla locanda dello Stregone Impiccato, proprio i giorni seguenti lo scontro con il demone d'ombra e le conseguenti angoscie di Kuzja. Quasi a volergli ricordare quant'è stretta e tortuosa la via dei fedeli alla Dea: pochi illuminati mal visti e spesso perseguitati in un mondo in un mondo sconquassato dal chaos e tormantato dalla sofferenza.
Quella notte Kuzja, proprio nelle stanze della locanda dall'infausto nome, si dedicò ad un lungo rito di comunione con la Dea, come non aveva avuto modo di fare negli ultimi turbolenti tempi.
Kuzja iniziò dapprima a purificare la stanza, accendendo dell'inceso ed aprendo la finestra, per far entrare qualche debole e pallido raggio della luna appena crescente. Poi si spogliò per purificare il suo corpo con acqua e sale. Nel farlo scoprì il torso, segnato dalle ustioni delle fiamme d'ombra scatenate dal demone pochi giorni addietro. Quella larga cicatrice, dal colore quasi nero, aveva resistito persine alle cure miracolose di Pan Goe e del suo Dio lontano. Sarebbe rimasta per sempre sul suo corpo, come ricordo dell'esperienza e come monito per i suoi dubbi. Un altro marchio da portare indosso a testimoniare la sua vita scandita da eventi tra il misterioso e lo stupefacente.
Finite le abluzione Kuzja posizionò una sedia in direzione del nord e su di essa appoggiò il suo pugnale ed una coppa di vino. Dopodiché disegnò un cerchio in terra che comprendeva all'interno la sedia, che avrebbe svolto le funzioni di un altare improvvisato.
Kuzja s'inginocchiò davanti all'altare, recitando lunghi brani tratti dal testo sacro  "I racconti dell'eternità". Terminate le preghiere iniziali prese il pugnale e lo affondò nella coppa piena di vino, esclamando : "Hala liberami dalle sofferenze, guidami verso la Tua saggezza!". Dopodiché Kuzja bevve il vino dalla coppa e rimase in meditazione per lungo tempo godendo della ritrovata comunione con la Dea.
Finito il rituale Kuzja si addomentò in un sonno profondo e ristoratore, in cui sognò frammenti del suo primo rituale, in cui fù iniziato al culto della Dea.
Il grosso pentacolo inscritto nell'erba che accoglieva quattro altari, il più grande dei quali rivolto a nord, illuminati dalla luce della luna piena. I volti delle tante persone presenti, avvolti nell'ombra indistinta dei ricordi,con poche eccezioni: Lucius, il Ministro ed il Maestro Sephir. Il ministro che invita Kuzaj ad entrare nel circolo: "La Dea ti ha giudicato meritevole. Entra nel circolo ed inginocchiata alla Sua presenza". L'odore pungente di incenso, la sensazione del sale sulla sua pelle, l'erba umida sotto i suoi piedi e l'acqua fredda che lava via tutto. I corpi svestiti, le preghiere mormorate da tutti all'unisono a formare un'unica potente voce.
Il Ministro che prende il pugnale di Kuzja, lo immerge in una grande coppa piena ricolma di un liuqudo rosso per poi restituirlo lui: "Usa questi strumenti con saggezza, seguendo sempre i Suoi dettami ".
 
"Novizio, i misteri della Dea sono infiniti. Non possiamo sperare di conoscerli tutti, possiamo però seguirli lungo il cammino della nostra vita. Come Novizio imparerai e crescerai ogni giorno. Cercherai nuova conoscenza e ne otterrai in proporzione ai tuoi sforzi. Lascia che La Dea ti guidi nel tuo cammino."

Solo frammenti sparsi, ma evocativi e potenti: Hala ha ascoltato le sue umili preghiere ed ha rievocato in lui il primissimo passo del suo lungo cammino non a caso. Molti altri ne seguiranno a patto di farsi guidare dalla saggezza della Dea.

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