mercoledì 19 aprile 2017

Da "Lo Vangelo de lo Sacro Gaudente" - Capitolo II


A Virnepro Fra Frandonato era riuscito a stabile la base del culto dello nuovo Sacro; gli abitanti del posto infatti erano un buon terreno in cui gettare lo seme del nuovo Sacro. Et anche anche in qualche pastorella, ma questa est altra storia. Stabilitosi nella dismessa cappella de lo Signore Senza Tempo, lo frate aveva iniziato a celebrare giornalmente, compiendo i miracoli di moltiplicazione.
Li cittadini che iniziavano ad essere sempre più avevano iniziato addirittura ad abbellire la cappella, ormai in disuso, appendendo caci et realizzando una raffigurazione, seppure primitiva, de lo Sacro Gaudente. Et in mancanza di una descrizione de lo Sacro, fu FranDonato a far da modello. 


Era una truffa, è vero, ma li cittadini non se n'erano avvisi, e vivevano lo Sacro Gaudente come una benedizione scesa sulla città rinverdendo la fede; e fu durante la funzione del pranzo che FranDonato percepì una strana sensazione. Tutto era perfetto, li canti intonati dai fedeli, gli ingredienti che emanavano odori intensi e corroboranti, la luce che filtrava dalla finestrella illuminando la padella; era come se lo stesso Signore Senza Tempo benedicesse questo nuovo Sacro.

Fu cosi che dopo quella insolità, o forse irreale benedizione, lo Frate continuò a scrivere, ancora con più foga lo Vangelo, inserendo gli insegnamenti che aveva appreso nei suoi anni di convento; ovviamente opportunamente modificati.

A volte pensava di spararle assai grosse:
Tre giorni dopo, ci fu una festa nuziale a Fnina in Ciraocia, e c'era la madre de lo Sacro. E Gaudente pure fu invitato con i suoi seguaci alle nozze. 
Venuto a mancare il vino, la madre di Gaudente gli disse: "Non hanno più vino". Lo Sacro le disse: "Che c'è fra me e te, o donna? L'ora mia non è ancora venuta". Sua madre disse ai servitori: "Fate tutto quel che vi dirà". C'erano là sei recipienti di pietra, del tipo adoperato per la purificazione, i quali contenevano ciascuno due o tre misure. 
Lo Sacro disse loro: "Riempite d'acqua i recipienti". Ed essi li riempirono fino all'orlo. Poi disse loro: "Adesso attingete e portatene al maestro di tavola". Ed essi gliene portarono. Quando il maestro di tavola ebbe assaggiato l'acqua che era diventata vino (egli non ne conosceva la provenienza, ma la sapevano bene i servitori che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: "Ognuno serve prima il vino buono; e quando si è bevuto abbondantemente, il meno buono; tu, invece, hai tenuto il vino buono fino ad ora. Ad ognuno non deve mai mancare niente"

Tal volta invece parafrasava avvenimenti a lui accaduti, e in qualche modo si sentiva Sacro anch'esso:
Approdarono nella regione di Connanna, che sta di fronte alla Sgradena. Lo Sacro era appena sceso a terra, quando gli venne incontro un uomo della città posseduto dai demòni. Da molto tempo non portava vestiti, né abitava in casa, ma nei sepolcri. Alla vista de lo Sacro Gaudente e della sua stazza, spalanco le fauci non più umane e disse «Che vuoi da me, Discepolo dello Signore Senza Tempo?». Gaudente gli domandò: «Qual è il tuo nome?». Rispose: «Io sono Legione», perché molti demòni erano entrati in lui. E si avventò sul Sacro con la foga di mille bestie.
Nonostante fossero in molti a seguire lo Sacro, bastò la sua parola e la sua padella a tenerlo a bada. Fu cosi che lo Sacro liberò l'uomo dalla Legione e questi divenne suo seguace.

Et a volte prendeva spunto per creare racconti intorno a oggetti sacri appartenuti allo Sacro Gaudente, per poterli regalare/donare alle cittadine dove predicava:
Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il mare di Riba
e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola del Signore Senza Tempo vide due barche ormeggiate alla sponda. 
I pescatori erano scesi e lavavano le barche. Salì in una barca, che era di Anselmo, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Anselmo: "Prendi il largo e calate l'ami per la pesca".
Anselmo rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò l'ami a mare" E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le barche straripavano.
Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al veder questo, i pescatori si gettarono ai piedi de lo Sacro: "Signore, allontanati da noi che siamo peccatori infedeli".
Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto, 
lo Sacro disse ad Anselmo: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini. E mostrerai loro l'abbondanza e la benevolenza de lo Signore Senza Tempo" Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Ad ogni buon conto FranDonato portava sempre con se un rocchetto di filo, antica eredità del nonno, ma che era corredato da ami da pesca che aveva lasciato consumare in acqua e abbondante sale. Queste reliquie della pesca miracolosa venivano donate per ottenere favori et molto altro.

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