giovedì 6 aprile 2017

Da "Lo Vangelo de lo Sacro Gaudente"

La Compagnia delle Virtù era sempre in viaggio e per racimolare qualche danaro, chi in un modo e chi in un'altro, si sfruttavano le singole capacità: lo Pellegrino suonando e intrattenendo le folle, Alburno curando e medicando e Rafiseno raccimolando a modo suo... sotto lo sguardo attento e inquisitorio dello Cavaliere dell'Equilibrio.


Fu così che dopo l'ultimo scontro con Mano Marcia, Frandonato rimase isolato dal gruppo nel bel mezzo della Selva Piamanca. Sapendo che lo paese più vicino, in cui era stato lasciato lo carretto Frandonato si avviò verso lo loco, sol per scoprire che li birboni dei suoi compagni eran partiti per Polisnea, lasciandolo con solo 10 CEI.

Prese perciò la decisione di sfruttare quelle conoscenze di religione che, per quanto mai applicate, servivano sempre ad ammansire le masse e raccimolare qualche soldo. Però era giunto lo momento per tentar un vero colpo.

Frandonato inizio a viaggiare e predicando la parola dello "Sacro Gaudente, che di ogni cosa non si fa mancar niente" del quale soleva dice di aver da poco scoperto lo Vangelo. Uno scritto che predicava le buone intenzioni, la fratellanza, et la iustizia ma giustamente et a proprio tornaconto, anche una gran libertà d'azioni e intenzioni.

Dalle lettere di Fra Dolcino ai Ciraoci:
Allora ecco, un certo dottore della legge si levò per metterlo alla prova e disse: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». 
Ed egli disse: «Che cosa sta scritto nella legge? Come leggi?».  
E quegli, rispondendo, disse: «Ama il Signore Senza Tempo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il prossimo tuo come te stesso». Ed egli gli disse: «Hai risposto esattamente; fa' questo e vivrai». 
Ma egli, volendo giustificarsi, disse: «E chi è il mio prossimo?».
Il Maestro allora rispose e disse: «Un uomo scendeva da Virnepro a Cinatrera e cadde nelle mani dei bruti i quali, dopo averlo spogliato e coperto di ferite, se ne andarono lasciandolo mezzo morto nella selva Piamanca. Per caso un auruspico scendeva per quella stessa strada e, veduto quell'uomo, passò oltre, dall'altra parte. Similmente anche uno sgradeno si trovò a passare da quel luogo, lo vide e passò oltre, dall'altra parte. 
Ma lo Sacro Gaudente, che era in viaggio, passò accanto a lui, lo vide e ne ebbe compassione. E, accostatosi, fasciò le sue piaghe, versandovi sopra olio e vino; poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Mangiarono e bevvero insieme, ed essendo lo Sacro Gaudente nel fior degli anni, conobbero anche diverse fanciulle. Il giorno dopo, prima di partire, prese dieci denari e li diede al locandiere, dicendogli: "Prenditi cura di lui, dagli ciò che più desidera e non fargli mancare niente. Tutto quello che spenderai in più, te lo renderò al mio ritorno". Detto ciò si avviò in cerca dei bruti.
Quale dunque di questi tre ti pare sia stato il prossimo di colui che cadde nelle mani dei ladroni?». E quello disse: «Colui che usò misericordia verso di lui, non gli fece mancare niente e che rese giustizia.»
Il Maestro allora gli disse: «Va' e fa' lo stesso anche tu». 

Frandonato predicava anche dello miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, compiuta dallo Sacro Gaudente, proprio con la padella che porta con se.
Al loro ritorno, i seguaci raccontarono allo Sacro Gaudente tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò verso una città chiamata Etamar, dove anco Laitiano ebbe a vivere. Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlar loro del regno dello Signore Senza Tempo e a guarire quanti avevan bisogno di cure. 
Il giorno cominciava a declinare e i seguaci gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta». Lo Sacro Gaudente disse loro: «Dategli voi stessi da mangiare, non fateli mancare niente». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C'erano infatti circa cinquecento uomini. Egli disse ai propri seguaci: «Fateli sedere per gruppi di cinquanta». 
Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti. 
Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li mise nella padella. Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste.

Predicato questo, Frandonato si cercava di farsi portare cibi e vini prelibati, che ad moltiplicava grazie alla sua padella in solenni abbuffate, che ammantate di sacralità rafforzavano le sue parole e riempivano la sua pancia. Fatto questo lo frate provvedeva quindi ad effettuare una seconda moltiplicazione che, in piccola parte, a maniere di eucarestia distribuiva ai convenuti.

Era ben conscio che questi "miracoli" avrebbero attirato l'attenzione di qualcuno, seguaci nel suo desiderio o forse altro.

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia un commento a questo post :