giovedì 30 luglio 2015

Moses



         Resurrezione
Io sono Moses, o meglio, questa è l'identità che mi è stata assegnata nella mia seconda vita, una banale traslitterazione del codice identificativo che ho tatuato sul collo: M0535.
Della mia vita precedente non ho ricordi se non gli ultimissimi istanti: il calore intenso della fiamma ed il gelo profondo del metallo. Il mio soffio vitale spazzato via, la mia personalità annullata, persi tutti quanti i miei ricordi. Eppure qualcosa è rimasto.

La maggior parte dei miei organi interni sono stati salvati: il mio cuore ed i polmoni sono artificiali ma pompano vero sangue in circolo nelle mie vene, le placche di metallo nascondono i nuovi innesti e le complesse apparecchiature elettroniche che oggi mi mantengono in vita.
Tutti e quattro i miei arti sono stati rimpiazzati con impianti cibernetici, braccia e gambe di scuro e solido acciaio che uso nascondere sotto vesti ampie e comode per non attirare attenzioni indesiderate.
Anche gran parte del mio sistema nervoso centrale è stato ricostruito: una buona porzione della materia grigia è ancora organica ma circa un quarto del mio cervello è circuitato ed accessibile attraverso una placca cranica sigillata di acciaio opaco, così come l'intera spina dorsale, i cui innesti vertebrali emergono dalla pelle sottile ed annerita della mia schiena.
Il volto che porto è ancora in larga parte quello che avevo nella mia vita precedente, non vi crescono più peli, così come su tutto il resto del mio corpo. Conservo i miei veri occhi, celati dietro una visiera specchiata, regolabile e direttamente innestata all'apparato uditivo, anch'esso interamente artificiale.
Sono uno spettacolo grottesco per la popolazione selvaggia ed ignorante del Nono Mondo e uno straordinario esemplare ibrido di carne e metallo per chi invece dedica la sua esistenza allo studio dei Numenera.


Mi risvegliai nel deserto alcune settimane or sono. Solo. Il vento aveva cancellato le tracce sulla sabbia di come fossi giunto fin lì. Accanto a me una sacca, strumenti di precisione, alcuni pezzi di ricambio e marchingegni ignoti, una lama e pochi viveri, come se fossi stato lasciato lì di proposito. Mi lasciai guidare da una colonna di fumo all’orizzonte per giungere entro sera in un primo, piccolo centro abitato.
Presto mi resi conto delle potenzialità del mio nuovo corpo, della sua incredibile resistenza e potenza fisica. Nonostante non riuscissi a comprendere l’esatto funzionamento delle mie parti cibernetiche era evidente che il lavoro compiuto fosse incompleto e, seppur già di per se stupefacente, ancora ben lontano dal manifestare il suo pieno potere.
L’eccellenza del lavoro fatto su di me da colui o coloro che mi hanno ridato vita è manifesta anche nell’agio in cui mi trovo in questo corpo ibrido: lo sento mio, perfettamente integrato con le parti ancora organiche, persino psicologicamente non avverto alcun rifiuto, nessun rimpianto di ciò che fui.
Paradossalmente potrebbe essere proprio questa innaturale armonia a turbarmi maggiormente o la consapevolezza di essere un’organismo superiore, ma allo stesso tempo ancora in corso d’opera ed in grado poter raggiungere un più alto livello di perfezione.
Viaggio da allora con il duplice scopo di svelare il mio passato e completare ciò che sono. I Numenera, i segreti mistici dei mondi precedenti al nostro, le tecnologie proibite e dimenticate sono la chiave per realizzare me stesso.


L'incontro
Lo sconosciuto sembrò riconoscermi dopo appena qualche parola scambiata, mi disse qualcosa, un nome di persona o forse un luogo che mandò completamente in tilt il mio sistema neurale.
Dal suo volto sorpreso, quando mi ripresi, capii che ciò che aveva causato non era voluto, eppure non riuscivo a ricordare cosa fosse successo. In seguito l’uomo mi raccontò della mia infanzia, mi disse chi ero e da dove venivo, eppure ancora oggi non riesco a ricordare quei dettagli, come se andassero in conflitto con le mie memorie attuali, ma in fondo nemmeno mi interessa. Chi mi ha ricostruito ha fatto in modo che il nuovo me non rimpiangesse chi fossi prima di risorgere. Appare però evidente che il mio inconscio si opponga a questa scelta, basta pronunciare quel nome, che in alcun modo riesco a ricordare, affinché i tessuti organici del mio corpo si ribellino a quelli cibernetici. L’effetto è un offuscamento quasi totale della mia volontà, incapacità completa di agire per alcuni secondi finchè non si attiva una sorta di impianto di emergenza che elimina il ricordo e ristabilisce il controllo. Seguono diversi minuti in cui mi è impossibile assimilare ogni tipo di ricordo a breve termine, poi il sistema neurale sembra riavviarsi e tutto torna normale.
Non sono attualmente in grado di mettere mano al circuito di emergenza, non senza rischiare di arrecare danni più gravi, e non conosco nessuno di cui mi fidi abbastanza per consentirgli di operare sul mio pannello neurale. Per ora non è quindi possibile fare nulla a riguardo.


Quando all’alba del giorno dopo lasciai il villaggio scoprii che lo sconociuto avrebbe preso la mia stessa strada. Vidi in lui un grande potere, risultò vitale conquistare e mantenere la fiducia di costui, sia perché a conoscenza di chi ero e avrebbe potuto aiutarmi a ricostruire gli eventi, sia perché sarebbe stato a questo punto troppo rischioso averlo come nemico.
Gli offrii la mia compagnia e la mia protezione, in fondo, come presto scoprii, le nostre strade non erano molto dissimili.

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia un commento a questo post :