venerdì 15 febbraio 2019

La Caduta di un Tiranno

Cadde, il Tiranno cadde come un comune uomo, come un qualunque essere mortale.
Il valk aveva dato tutto se stesso in quel tiro, flettendo l'arco di legno e corno, tendendo la corda fatta con i crini argentei di una Valkyria, infondendo forza e letale precisione alla freccia che andò a colpire esattamente il punto da lui mirato, poco sotto la mandibola, lacerando la carotide, soffocando ogni urlo, ogni sussurro, ogni residuo di vita nel corpo del bersaglio.
Prima di scoccare il colpo, il valk vedeva nel suo bersaglio il terribile oppressore di un popolo vessato, adoratore di una divinità oscura e corrotta, sacerdote blasfemo di un culto oscuro e depravato; quando la freccia colpì, Zanator gli apparve improvvisamente come un vecchio, debole e inerme, appassito tra le braccia dei suoi sudditi.
Rimase per un solo istante ad osservarlo prima di svanire tra le ombre della balconata da cui avevano deciso di colpire, un istante in cui i loro sguardi si incrociarono, gli occhi del Tiranno morente non erano spaventati o pietosi come si sarebbe immaginato, erano fermi e accusatori e anche se in quel momento non lo capì, promettevano vendetta.

Nergui era il nome con cui il valk si faceva chiamare, ma chiunque parlasse la sua lingua, la stessa lingua pronunciata dalle empie entità demoniache, sapeva che quella parola non significava altro che Senza Nome, era il modo con cui aveva deciso di proteggersi quando camminava tra le genti ed i popoli dei Reami, il modo in cui aveva deciso di cancellare la sua esistenza anche tra quelli del suo popolo, dal quale si era da molto tempo allontanato, scegliendo una vita da vagabondo ed eremita, prima di essere coinvolto nella mastodontica impresa di restituire una speranza alle genti di Quollaba.
Con i suoi compagni di viaggio erano già lontani dalla città, mentre dense nubi di fumo nero si levavano dai luoghi in cui la rivolta aveva iniziato ad attecchire. Chi li aveva ingaggiati aveva provato ad eliminarli, ma era caduto assieme al Tiranno che desiderava usurpare e adesso altri si sarebbero spartiti la fetta di potere che gli sarebbe spettata. Raccolto il cospicuo pagamento dalle sue spoglie non restava altro che lasciare quelle terre prima che altri venissero ad incolparli o li usassero come capri espiatori per tutto ciò che di brutto sarebbe di lì a poco accaduto.

Viaggiarono tra le dune per giorni e notti, seguendo i percorsi tracciati dalle carovane di mercanti e nomadi fino a giungere ad un'oasi in cui per la prima volta consumarono un piatto decente e bevvero a volontà fino a che la tensione accumulata dal momento dell'assassinio non iniziò ad allentarsi.
I loro discorsi già parlavano della prossima meta, Kyros e poi Syranthia di ritorno verso nord, quando altri pellegrini varcarono in gran numero l'ingresso della tenda comune portando allarmati la notizia della morte di Zanator ed accusando gli stranieri lì presenti di aver scatenato su tutti loro una terribile maledizione.
Mentre nell'animo del valk iniziava a riaffacciarsi e spiegarsi l'inquieta sensazione provocata dal tetro sguardo del Tiranno morente, gli altri non seppero tenere a freno i bollenti spiriti per esser stati additati come colpevoli ed assassini e risposero agli insulti con la violenza.

Mentre avveniva la mattanza il valk si defilò, non volendo prender parte all'insensata strage, soltanto per ricomparire il mattino successivo, con il sole già alto ad est, sopra l'orizzonte.

1 commento:

  1. E` la primissima avventura che scrissi per Beasts & Barbarians. Vi e` piaciuta?

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