giovedì 14 maggio 2015

L'Orso e le Vespe




I carri lasciarono Zeidenburg poco dopo l'alba percorrendo la strada settentrionale ed inoltrandosi nella Foresta di Tepurich, verso il confine col Borca.
Le ruote posteriori di entrambi, marchiate di blu, li etichettavano come carichi di beni di consumo e sostentamento, ma all'interno al posto di viveri e suppellettili sedevano stretti ma composti gli uomini migliori dei Romanov, pronti a ripagare con la stessa moneta i briganti prossimi all'imboscata.

Sulla cassetta di ognuna delle due carrozze sedeva un soldato scelto, il suo era il compito più rischioso perché sarebbe stato il più esposto al tiro nemico una volta rivelato il carico. Indossavano armature pesanti, accuratamente celate sotto pesanti tuniche di tela, pronti ad impugnare lo scudo ed una lama corta per reggere l'impatto della prima ondata.

Dall'interno della prima carrozza l'ufficiale incaricato dal Kapetan Galca di dirigere l'operazione aprì un sottile spioncino, celato nell'ombra di una risega della parete esterna della carrozza, ed osservò fuori, cercando invano di scorgere il cielo nuvoloso sovrastante. La feritoia era larga soltanto lo stretto indispensabile per poter far fuoco dall'interno con le balestre leggere in loro dotazione e dopo una prima salva di colpi i due alveari sarebbero esplosi, riversando all'esterno una dozzina di soldati addestrati e motivati, recanti il sigillo del lupo argento dei Romanov.

Non era di certo il primo incarico di comando che il Kapetan le affidava, Dalia Dragan era detta Artiglio, per via della profonda cicatrice che le correva lungo il viso, causata dall'artiglio di un rapace, godeva di piena stima da parte del suo superiore e del rispetto dei suoi compagni, avendo saputo sin dal momento del suo arruolamento far parlare le proprie azioni e le proprie armi mostrandosi leale, astuta e grintosa come nessun altro.

"Quest'orso è ghiotto di miele come ogni altro, si arrampicherà sull'albero e tenderà la zampa per cogliere questo alveare, ma non sarà miele né la timida resistenza di uno sciame d'api che assaggerà: si troverà ad affrontare i pungiglioni di feroci vespe e capirà troppo tardi di non potersi ritirare!"

Nel fitto del bosco Lukan aveva già individuato le prime sentinelle della banda di Ursul. Come richiesto era pronto a dare il segnale, ma non si sarebbe unito alla lotta.
Aveva percepito quella presenza non appena messo piede nella Foresta di Tepurich e sorvolando l'area nelle piume di un nibbio aveva identificato con precisione il punto in cui recarsi, lì dove la vegetazione formava una macchia rosso vivo, di foglie autunnali, in mezzo a secolari sempreverde.

Attese fino al momento opportuno, comunicò il segnale al falco che discese in picchiata poggiandosi sulla prima carrozza. Lo stesso falco che l'aveva sfregiata in volto era diventato il suo più fidato compagno: messaggero alato e sentinella pronto ad obbedire al richiamo della sua addestratrice.

"Tenetevi pronti. Ci siamo."

La marcia di entrambe le carrozze venne bruscamente arrestata mentre segnali di allarme e comunicazioni rapide iniziarono a stridire nell'ombra del sottobosco.
Dalia intravide dalla fessura tendersi corde nascoste sotto il terriccio, sotto il muschio e tra le fronde. I suoi uomini presero posto accanto a lei.
Ursul doveva avere un inventore o un ingegnere al suo servizio, l'intera area in cui si erano fermati divenne in breve una ragnatela di funi mentre tronchi oscillanti e barriere spinose bloccavano la via in entrambe le direzioni.

Il punto in cui si trovavano era perfetto per un'imboscata. Il bosco fitto avrebbe nascosto i banditi fino a pochi metri dal bersaglio, fornendo allo stesso tempo protezione dietro i grossi tronchi e spessi cespugli. Se Ursul non si fosse fidato di quelle ruote tinte di blu ogni tentativo di contro-imboscata sarebbe fallito sul nascere: i briganti avrebbero dovuto fidarsi del segnale, dovevano uscire allo scoperto.

"Altolà viandanti! Avete roba che mi appartiene! Un gentil dono da una cara amica... ne siete al corrente o non siete ancora stati informati? Lasciateci il carico o ve ne andrete dritti nello Iadul!"

L'uomo fece un passo avanti, mostrando un torace robusto ed un viso squadrato incorniciato da capelli lunghi e folti. Dalla cintura spiccava l'elegante impugnatura di un'accetta da combattimento, nemmeno sguainata ad indicare la grande confidenza in se stesso del brigante.

Come da programma gli uomini in cassetta alzarono le mani dicendo di essere stati informati della destinazione del carico ed essere pronti a consegnarlo ed essere rilasciati.
Dalia non poté vedere l'espressione di Ursul ma percepì chiaramente una risatina soddisfatta e diede il segnale ai suoi uomini di prepararsi ad entrare in azione.

"Grandi queste carrozze." Disse l'uomo facendo cenno ai suoi di uscire allo scoperto "Ci vorrà parecchio per svuotarle, ma l'inverno è alle porte ed è bene che la cara Juliska abbia deciso di raddoppiare le scorte, si vede che ha in mente di chiedermi un grosso favore! Eh?"

Quando dalla vegetazione furono emersi circa una decina di banditi Dalia seppe di essere di poco in inferiorità numerica, ammesso che non ce ne fossero altri ancora appostati, ma lo stretto spioncino non le permetteva di esaminare più attentamente.
Attese ancora qualche secondo, attese che più nemici possibile fossero a portata...

"Ora!"

Vennero al suo comando simultaneamente aperti tutti gli spioncini, i dardi iniziarono a saettare fuori da essi colpendo i banditi malcapitati più a portata. Ursul fu il primo a venir ferito; Dalia aveva mirato al collo ma il colpo si arrestò sulla spalla del bandito che urlò per rabbia e sorpresa.
Mentre tutti i nemici correvano alle armi, i più cercando rifugio dai dardi proprio sotto le carrozze o prendendo di mira gli uomini in cassetta, scesi per primi a mieter vittime, anche i miliziani abbandonarono le balestre scariche per gettarsi nella mischia.

Ursul urlò: "Maledetta bastarda traditrice! Troia! Puttana! Il tronco! Il tronco!"

L'ultimo dei suoi era appena saltato giù dalla carrozza davanti a lei e Dalia vide con la coda dell'occhio un'immensa macchia scura proiettarsi fuori dal bosco, in rotta di collisione. Sgranò gli occhi e saltò proprio nell'istante in cui un pesante tronco oscillante colpì con la forza di un'ariete da assedio la sua carrozza, fracassandola e proiettandola oltre il sentiero con i cavalli impazziti ancora legati ad essa.

La donna si ritrovò viso a terra, immersa nel terriccio già impregnato del sangue del suo nemico. Attorno a lei le grida e rumori della battaglia esigevano una reazione immediata: digrignò i denti alzandosi e mettendo mano alle armi:

"Per il Kapetan! Per i Romanov! Per Zeidenburg!"

I banditi combattevano ferocemente per salvarsi la vita, erano più di quelli che aveva contato ma i suoi uomini meglio addestrati e meglio equipaggiati brandivano con esperienza le lame sollevando gli scudi per ripararsi dalle frecce che piovevano dal sottobosco.
Vide Ursul ferito dal suo dardo ritirarsi nel sottobosco, oltre la sua portata, ebbe appena il tempo di valutare la sua ritirata in direzione della Valle del fiume Luna, poi il timore di perderlo prese il sopravvento quando scomparve scortato da un paio dei suoi,..

...Il richiamo del falco la rassicurò.

Il suo fidato compagno l'avrebbe seguito fino al suo covo, l'avrebbero ritrovato. Ma la lotta era appena iniziata e per raggiungere il suo bersaglio sarebbe prima dovuta sopravvivere.

1 commento:

  1. Il ritratto di Dalia "Artiglio" Dragan è opera di Chiara.
    Bellissimo!

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