giovedì 12 marzo 2015

Maggiore S. T. Carter




W: Maggiore Carter buongiorno, è un onore ed un piacere potervi rivolgere qualche domanda, vi ringrazio per aver accettato la mia intervista.
C: Salve a lei Williams, ogni promessa è debito.

W: Gradite un bicchier d'acqua? Appena siete pronto possiamo cominciare.
C: Sto bene così grazie, iniziamo pure.

W: Molto bene, prendo il taccuino. Allora, Maggiore Steven Theodore Carter, qualche domanda facile per prendere confidenza: di dove siete?
C: Lynn, Massachussets, vicino Boston. Classe 1895.

W: Diretto e formale, cos'altro aspettarsi? Proseguiamo: iscritto all'Accademia Ufficiali di New York inizia a frequentare il Circolo dei Pugilisti anche con discreto successo, cosa può dirci a riguardo?
C: Avevo un buon gancio destro, all'epoca Jess Willard aveva appena vinto il titolo dei pesi massimi ed era pura potenza. Io non avevo il suo fisico e quindi optai per uno stile di combattimento più alla Jack Dempsey, ma non ero abbastanza rapido sulle gambe. Non so, forse avrei potuto migliorare ma...
W: ...ma diplomato dall'Accademia con ottimi voti e poco dopo essere stato promosso a Tenente veniste inviato in Europa, a combattere al fianco di Francesi e Inglesi.
C: Esattamente.

W: Cosa potete dirci della vostra esperienza in guerra?
C: Per quanto breve potrei parlarne per ore. Venni inviato in Francia nel giugno 1917 con la American Expeditionary Force sotto il comando del Generale Pershing. La First Expeditionary Division prese parte ai combattimenti in Francia al fianco dell'Intesa, partecipai agli scontri di Nancy, fu il mio "battesimo del fuoco".

W: Un veterano del "Big Red One", una reputazione fondata su solide basi. Veniamo ad un argomento più delicato: mentre eravate in Europa accadde qualcosa di terribile qui negli States, ma voi lo scopriste solamente una volta rimpatriato perché la comunicazione non giunse sul fronte...
C: Si tratta di un argomento delicato, preferirei non...
W: ...la vostra fidanzata, Margaret Bowyer, di soli 17 anni, venne trovata morta, assassinata in circostanze non chiare, la Polizia...
C: ...si, come dicevo è una ferita ancora aperta, il colpevole non è mai stato identificato ed il movente rimane ignoto.
W: Sono passati 6 anni, il caso è stato archiviato... ve ne siete fatto una ragione? Non avete provato ad indagare personalmente o far leva sulle vostre conoscenze?
C: No, queste sono informazioni che non posso condividere in sede d'intervista, vi prego di escluderle. Sono altresì fermamente convinto che la verità un giorno verrà a galla e Margaret potrà finalmente riposare in pace.

W: Va bene, non alteratevi, abbiamo ancora molto di cui parlare. Torniamo alla Grande Guerra, settembre 1918, Saint-Mihiel.
C: Fu una grande vittoria, peccato non averla condivisa fino alla fine.
W: Cosa fu? Un proiettile?
C: Una granata, o forse un colpo d'artiglieria. Esplose a pochi metri da me e posso ritenermi davvero fortunato ad esser vivo. Le schegge causarono una brutta lesione al polmone sinistro, venni operato e salvato ma fu un miracolo. Ne porterò i segni per sempre.
W: La ferita è ancora aperta?
C: Rimane forte il segno, il ricordo della guerra, il dolore e l'orrore di quei momenti, la terribile scoperta al mio rientro in patria di ciò che era successo durante la mia assenza e... si, sebbene non possa definirmi invalido il mio fisico ha accusato il colpo.

W: Quindi addio al fronte e addio alla boxe, assegnato a Boston, ad una comoda scrivania del distretto portuale.
C: L'assegnazione al Reparto Doganale è stata successiva alla mia completa riabilitazione e riconoscimento dei miei meriti e della mia condotta in guerra. La mia precaria condizione fisica però imponeva un tipo di impiego meno "a rischio".
W: Non tutto il male vien per nuocere, visti i risvolti degli anni successivi...
C: Vi riferite alla S.S.Guendaline suppongo.
W: Ho alcune domande specifiche a riguardo, la sua carriera ha avuto un'impennata e la sua popolarità è salita alle stelle grazie all'Operazione Guendaline.
C: Coordinavo un gruppo di ispettori militari molto capaci e molto zelanti, smascherare carichi di alcoolici era all'ordine del giorno e trovare anche armi destinate alla malavita è stato solo frutto di controlli scrupolosi e attenti.
W: Insomma nessuna soffiata? Qualcuno ha ottenuto grossi benefici dal vostro intervento.
C: Mettere i bastoni tra le ruote di una gang o famiglia mafiosa porta notevoli benefici alla Nazione intera ed alla democrazia...
W: ...e a personaggi ricchi, influenti e ambigui come Ray Malone.
C: Il Signor Malone è un filantropo e l'ha dimostrato in più occasioni, la sua reputazione è pulita almeno quanto la mia.
W: Questo la dice lunga...
C: Cosa vorrebbe dire?
W: Assolutamente nulla, siete un eroe americano e per molti Ray Malone è un salvatore: il Malone's Institute è uno degli orfanotrofi più grandi e meglio gestiti di Boston.
C: Per l'appunto. Il Signor Malone ha inoltre voluto dimostrare il suo appoggio alla lotta al contrabbando e alla malavita pubblicizzando l'esito dell'Operazione Guendaline.

W: E anche grazie al suo potere e influenze politiche nel giro di poco il Tenente Carter venne promosso Capitano, avviando così una rampante carriera militare.
C: Ho dato tutto alla Nazione e all'Esercito, ogni giorno esco di casa e faccio del mio meglio per rendere gli Stati Uniti un luogo più sicuro in cui vivere e prosperare.
W: Non ci saremmo aspettati nulla di meno da un acclamato Eroe Americano. E voi vi aspettavate tutta questa popolarità? La pubblicità, i cartelloni, apparizioni pubbliche...
C: Assolutamente no, non sono proprio il tipo da palcoscenico.
W: Non si direbbe visto come si destreggia nelle serate di gala ed eventi pubblici.
C: Faccio il mio dovere, come mi è richiesto, come ci si aspetta che io mi comporti.
W: Che è in realtà diverso da come siete voi in realtà, Maggiore Carter?
C: Fino ad un certo punto. Sono un onesto lavoratore, un patriota e ho lavorato duro e sofferto non poco per avere tutto quello che oggi ho, per essere quello che sono e quello che rappresento. Solo a volte essere un personaggio pubblico lascia poco spazio per la propria vita privata.

W: Boston è piena di giovani donne in età da marito che non esiterebbero un attimo a gettarsi tra le braccia del fascinoso Maggiore dei cartelloni dell'esercito. Cosa c'è di male in questo?
C: Assolutamente nulla e non posso che esserne onorato. Ma non ho intenzione di legarmi fino a quando...
W: ...il caso Bowyer? Volete attendere che venga finalmente data una spiegazione ed un colpevole alla tragica morte della signorina Margaret.
C: Può sembrare assurdo, ma è esattamente così.
W: Una devozione che va fin'oltre la vita, siete davvero integerrimo a tal punto Maggiore?
C: ...

W: Sapete che in molti, lo stesso Ray Malone, sostengono che sareste il candidato perfetto ad una carica politica se soltanto aveste una vera famiglia americana al vostro fianco?
C: Questo mi fa sorridere. La famiglia e la fede sono parimenti importanti nella nostra grande Nazione, ma una carica politica non può dipendere strettamente da esse.
W: Una affermazione pericolosa!
C: Ad ogni modo Williams non è il momento, né per entrare in politica, né per cercar moglie. Servirò sempre gli Stati Uniti così come ho giurato e mi è richiesto, ma ogni cosa va fatta a suo tempo.
W: Quindi meglio limitarsi a condurre indagini doganali al porto e presenziare ad eventi pubblici e parate, stringendo la mano a politici, campioni sportivi, soubrette, veterani e orfanelli.
C: Si, se è quello che mi si richiede al momento.

W: Bene, e con queste parole direi che possiamo concludere la nostra intervita con il Maggiore Steven Theodore Carter, Veterano del Big Red One ed Eroe del Proibizionismo del Massachussets.
C: Grazie.

...

W: Allora com'è andata?
C: Sei uno stronzo Roger.
W: A buon rendere Steve!

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