martedì 17 marzo 2015

Lettera per il Prof. Francis Simmons


Boston, 16 Giugno 1923

Esimio Prof. Simmons,
le scrivo in merito ai recenti eventi che hanno coinvolto entrambi e, almeno per quanto mi riguarda, stravolto la visione già poco benevola del mondo che mi apparteneva.
Dalla notte del 14 giugno non vi nascondo di essere uscito molto turbato, di aver seriamente messo in discussione molte delle mie convinzioni e la razionalità della quale mi sono sempre fatto scudo.
In Europa ho appreso quanto tetro e profondamente crudele l'animo umano possa diventare, come la bestia che è in ognuno di noi possa prendere il controllo delle nostre azioni quando la nostra esistenza è minacciata. Ho ingenuamente creduto di aver conosciuto le più vili e deprecabili sfaccettature dell'animo umano.
Eppure mi sono scoperto in evidente errore.
Ciò di cui siamo stati malauguratamente protagonisti e testimoni è qualcosa di ulteriormente sconvolgente e rivelatorio. Ciò che insieme abbiamo scoperto esistere realmente, perché rifiuto categoricamente di essere stati vittime di un'allucinazione collettiva, apre alla mia mente nuovi, finora inespressi, interrogativi, paure e curiosità.
Se il sovrannaturale esiste, come sempre ci è stato negato, davvero la nostra società ne è completamente ignara oppure chi è al potere sa, ma lo cela alle masse?
Questa è solo una tra centinaia di domande che improvvisamente affiorano alla mia mente e la sensazione di aver vissuto finora tralasciando, ignorando completamente, qualcosa di essenziale è troppo opprimente per poterla ignorare.
Scrivo a voi per primo perché mi avete impedito di fare ciò che impulsivamente pensavo fosse la soluzione migliore: bruciare il libro e cercare di dimenticarne l'esistenza e la coscienza di tutto ciò che per esso è stato fatto. Avevate ragione Francis, la conoscenza non è in se malvagia, ma può esserlo l'uso che se ne fa.
Ho letto stamane sull'Advertiser della subitanea sparizione del pugnale dal museo di Arkham ed ho subito avvertito un brivido correre lungo la mia schiena.
Quel che abbiamo vissuto mi ha aperto gli occhi, terrorizzato e cambiato molto profondamente, forse ora so perché mi sentivo così insoddisfatto di una vita e situazione che tutto lo stato al contrario è propenso ad invidiarmi.
Vorrei pertanto cogliere l'occasione di discorrere con voi di quanto accaduto e di quanto riteniate sia in nostro merito o dovere fare da oggi in avanti, ho bisogno del vostro punto di vista così come di quello di Mr. Fiori e Mr. Castiglia cui invierò una simile missiva per raggiungermi questo sabato presso la mia abitazione di Lynn, Massachussets, all'indirizzo di Deer Cove Street numero 11.
Mi auguro vogliate accettare l'invito e quindi di rivedervi presto, non ho la presunzione di affrontare tali eventi e le ovvie conseguenze che possono avere su di noi da solo, spero per voi valga lo stesso.

Distinti saluti
Steven T.Carter

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