martedì 24 febbraio 2015

Il Luogo più Sacro





La Nebbia del portale era densa al punto da sembrar solida. L'intera figura di Mircej svanì alla vista dei compagni in un batter d'occhio.
Il ragazzo si ritrovò solo, nel silenzio più totale, dimentico dei rumori dello scontro e delle grida dei compagni impegnati nello scontro con le ombre. Poi, la luce.

Mircej portò una mano davanti al viso, accecato da un caldo bagliore rosso che lo avvolse non appena emerse dall'altra parte del portale di nebbia. Il freddo ed il buio della notte baroviana avevano lasciato spazio ad un'aria limpida e frizzante, ricca di ossigeno e viva.
Appena gli occhi si furono abituati a quel repentino cambio di luminosità iniziarono ad apparire le forme degli alberi, una lussureggiante vegetazione di faggi, querce ed aceri, rigogliosi in un mite autunno che nulla aveva a che spartire con quello rigido ed umido che si era lasciato alle spalle.
Sopra le cime degli alberi il cielo sembrava risplendere di quel bizzarro alone rossastro, come se un incendio avvampasse in lontananza ma senza poter percepire il calore ed il pericolo delle fiamme. Ancora più in alto il rosso sbiadiva fino al blu più profondo che il figlio di Lavinia avesse mai visto in vita sua.
Un firmamento totalmente privo di nubi mostrava un'infinità di puntini luminosi, stelle brillanti e corpi celesti quanti mai avrebbe potuto immaginare che esistessero.

Mircej rimase per pochi istanti incantato da quel paesaggio così meravigliosamente alieno per ciò a cui era abituato quando un paio di passi pesanti alle sue spalle lo fecero voltare.
Lukan emerse curvo ed ebbe la sua stessa reazione al cambio di luce, Andrej seguì pochi istanti dopo, crollando su un ginocchio, visibilmente provato dallo scontro per la conquista del portale che lo aveva lasciato quasi esanime.
Mircej li vide emergere da un vero e proprio muro di Nebbia che sembrava circondare l'intera area, troncando la vegetazione di netto dato che non era possibile vedere al suo interno per più di un palmo. Sembrava palese che la via dalla quale erano entrati non avrebbe potuto funzionare anche per il ritorno.

Mira ed Astrid vennero letteralmente sputate fuori dal grigio, crollarono a terra una sopra all'altra e mentre la diurna non tardò a rialzarsi spolverandosi le vesti, apparentemente illesa, la giovane thaani preferì restare a terra, ansimante, anche lei priva delle forze in seguito al tocco delle ombre.
Dopo apparve Kuzja, ancor più stremato, reggendosi al bastone con la precarietà di una capanna fatta con due carte. Guardava ancora indietro, verso la Nebbia, sperando intensamente di non essere stato l'ultimo a varcare quella soglia...

Lucius e Martha infine attraversarono il portale e dopo di loro, con sollievo per tutti, nessun altro.
La ragazza sembrava illesa, se non addirittura rinvigorita dall'adrenalina della situazione, sosteneva il suo accompagnatore, praticamente inerme, che si lasciò accasciare sull'erba ancora umida di rugiada, sorridendo sollevato nel constatare che tutti ce l'avevano fatta: avevano finalmente raggiunto la Radura dei Sogni Infranti.

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