mercoledì 17 dicembre 2014

Un Segugio ed il suo branco.





Cuzau e l'insegna dello Stregone Impiccato
La luce del giorno filtrava pallida attraverso le nubi. Il borgo di Cuzau pigramente percorso da gente dagli animi buii e dagli abiti scuri, intenti nelle faccende quotidiane di un insolitamente mite mattinata d'autunno.
Appena oltre le ultime case la carrozza prese la svolta a sinistra, invece di tornare verso il passo montano dal quale era discesa solo il giorno prima si diresse verso la vasta valle ad occidente, prendendo la larga via mercantile di collegamento con Teufeldorf e gli altri confini.

Sebbene consapevoli di poter cadere in una trappola, Kuzja, Andrej e Lukan avevano deciso di restare al fianco di Bogdan. Il giovane Lev Torosic prestava fede al suo incarico di assisterli, seguendoli senza far domande e rendendosi utile al meglio delle sue possibilità.
La compagnia di Peter era quantomeno bizzarra, l'uomo vestiva abiti molto pesanti, ben più caldi di quelli necessari per un autunno fresco ma non glaciale come l'inverno che si prospettava, i guanti fatti su misura coprivano mani che solo ad uno sguardo attento potevano apparire monche, la voce stridula si incastrava spesso su alcune parole, ripetendo sillabe in un balbettio simile al latrato di un cane.
Di quell'uomo nessuno si fidava, ma aveva reagito immediatamente al nome di Rannarth, Il Maestro delle Aquile, mostrando stupore ed interesse in Bogdan e rivelando di possedere ulteriori informazioni, chiedendogli più volte: "Come mai tu sei ancora vivo?".

A poche ore di viaggio da Cuzau la carrozza lasciò la larga strada lastricata per procedere nuovamente verso nord, lungo un percorso di terra battuta che portava verso una macchia di vegetazione. Gli alberi spogli con il loro intreccio di rami facevano da controsoffitto al cielo coperto di nubi, qualche animale selvatico rimase ad osservare il passaggio dei forestieri, altri, più cauti, corsero a nascondersi tra i cespugli rinsecchiti al primo accenno di rumore.
Tutte le terre di Barovia appartenevano al Conte, ma in suo nome boiari e nobili proprietari terrieri amministravano singoli appezzamenti. Le proprietà di una singola famiglia erano delimitate da confini naturali o, come in questo caso, da un muretto di cinta facilmente scavalcabile ed un vecchio cancello arrugginito e parzialmente divelto il cui emblema era ormai arrugginito ed illegibile.

Peter squittì: "La tenuta di caccia dei Buchvold Khkhkh! Siamo diretti alla villa in rovina". Kuzja fu bravo a nascondere la sorpresa di tale fortunata coincideza, ma la scoperta non diminuì la sensazione di sfiducia e dubbio nei confronti della loro guida, specialmente dopo che lungo il viale iniziarono a scorgere uomini e donne intenti nel tagliar legna, cacciare e cogliere radici.

Pate il Segugio
La villa era si in rovina, ma non abbandonata: "Chi sono quelli?" Chiese Andrej.
"Ci siamo stabiliti qui con la mia banda quando Lord Buchvold è fuggito. Khkhkh! La villa è stata saccheggiata ma nessuno ne ha reclamato la proprietà. Il mio gruppo aveva bisogno di un riparo. Khkhkh!" Rispose la loro guida.
"Gruppo? Che tipo di gruppo?"
"Khkh! Briganti. Siamo fuorilegge."
Il monach portò istintivamente la mano all'impugnatura del martello da guerra Tuono di Pietra, donatogli dal Vecchio Goe, vide fuori dal finestrino un paio di cacciatori rientrare con piccole prede ed arco in spalla, incuriositi dall'arrivo dei nuovi ospiti. In cassetta anche Bogdan, sempre guardingo, rimase in allerta, attento ad ogni improvviso movimento.

Quando la carrozza, trainata da quattro magnifici destrieri, uscì sul piazzale antistante la villa si era già radunato un piccolo drappello di rifugiati, perlopiù vestiti di pelli e cuoio, armati con accette, lance, archi e attrezzi da lavoro. Soltanto alcuni sembravano veri e propri combattenti, forse ex soldati o mercenari, o sciacalli abbastanza fortunati da esser riusciti a saccheggiare un cadavere fresco della sua cotta di maglia e arma bianca.
Il viaggio terminò con mezzo giro attorno ad una grande fontana rotonda non più in funzione, direttamente ai piedi di tre scalini a mezzaluna in prossimità dell'ingresso principale della Villa dei Buchvold.

Subito alcuni curiosi iniziarono ad avvicinarsi da ogni direzione, fu una donna a parlare, vestita di lana e pellicce, dal volto sporco, scarno e posticci capelli color paglia, si rivolse all'unico volto noto tra quelli appena giunti: "Pate! Chi ci hai portato? Dobbiamo imprigionarli?"
L'uomo si affrettò nel saltare in terra: "Khkhkh! NO! No, sono ospiti, non prigionieri! Bella carrozza vero? Khkh!"
La donna si limitò a fare una smorfia ed un cenno di alt verso gli altri suoi compagni che avanzavano con le armi in mano. Ubbidirono restando ad osservare.

Bogdan raggiunse Pate smontando dalla cassetta e anche gli altri uscirono allo scoperto, Andrej tenendo saldo in pugno il Tuono di Pietra, Lukan col volto in ombra sorreggendosi al bastone nodoso.
"Dovreste... khkhkh ...consegnare le armi e poi seguirmi dentro." Squittì il loro ospite.
"Non ci penso nemmeno." Ruggì Andrej mentre Kuzja alzava le braccia dimostrandosi completamente disarmato.
L'imponente monach in assetto da guerra non invogliava i briganti a farsi sotto, ma il loro numero attorno al gruppo iniziava a crescere e assieme alle lame iniziarono a sollevarsi anche archi e balestre.
Pate fece un cenno per calmare gli animi, invitò Bogdan a seguirlo: "Tu seguimi, khkhkh! Gli altri possono accompagnarci se disarmati. Altrimenti aspettateci qui."
Varcò la soglia della villa e gli fece seguito anche Kuzja, chiusero la fila due degli uomini di Pate.

L'interno dell'edificio era spoglio di ogni oggetto di valore, l'ampio ingresso era stato svuotato di ogni mobile, espropriato o nel peggiore dei casi utilizzato per rinvigorire le fiamme di qualche falò notturno. Il portone dava su una elegante scala che da un pianerottolo si divideva in due collegando il pian terreno con le due ali della balconata al primo piano. Salendo sulla sinistra Pate guidò i due ospiti in quello che un tempo era lo studio del padrone di casa, il Kapetan Emilian Buchvold.

Al contrario di quanto visto in precedenza la stanza presentava ancora un'ombra di arredo. La libreria era stata saccheggiata di ogni tomo di valore, il resto giacevano in terra trasformati in fogli sparsi e accartocciati, al posto di quella che un tempo doveva essere una scrivania degna di un Lord era stato sistemato un barile su cui era poggiata una tavola di legno. Pate si sistemò dietro di essa facendo cenno a Bogdan e Kuzja di accomodarsi.
I due energumeni attesero il loro ingresso sistemandosi poi accanto la porta d'ingresso, lasciata aperta per via dei cardini divelti.
Pate non poté fare a meno di notare come lo sguardo dei suoi ospiti fu subito calamitato dal dipinto alle sue spalle: la tela occupava quasi metà parete, un'opera troppo scomoda da trasportare, era stata lacerata nel mezzo per verificare che non ci fossero vani nascosti sulla parete. Raffigurava due soggetti in primo piano, il padrone di casa Emilian Buchvold ed accanto a lui una bambina di circa dieci anni dai capelli corvini arruffati, alle loro spalle, stagliato contro un cielo notturno, era raffigurato un edificio sontuoso, immerso nella vegetazione da cui torri e guglie si slanciavano oltre le cime degli alberi.

Quel dipinto lasciava poco spazio ai dubbi, la bambina aveva gli stessi tratti della loro compagna di viaggio rapita dai Vistani.
"Martha!" si lasciò sfuggire Bogdan a labbra serrate.
Kuzja annuì e Pate si voltò ad osservare i tratti per poi scrollare le spalle: "Khkhkh! Vogliamo iniziare?"

All'esterno della villa, nel frattempo, Lukan e Andrej sorvegliavano la carrozza tenendo alla larga i curiosi che continuamente gli si avvicendavano intorno. Il richiamo improvviso di Lev li fece quasi sobbalzare: "Ehi! Che stai facendo?"
Entrambi si affrettarono per raggiungere l'altro lato del trasporto dove uno dei briganti era stato colto dal ragazzo a curiosare di nascosto tra la loro roba.
"Via di lì! Subito!" Tempo di metter mano alle armi e si accorsero che gli abitanti del luogo erano tutti attorno a loro, più vicini di prima, in un cerchio che continuava a stringersi e sensibilmente più minacciosi...

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia un commento a questo post :