mercoledì 11 giugno 2014

POPOLAZIONE

La popolazione di Barovia è divisa prevalentamente in quattro etnie distinte: baroviani, gundarakiti, forfariani e thaani.
Nonostante le differenze culturali siano minime è abbastanza semplice distinguerle dai loro tratti somatici.
I baroviani sono i discendenti di coloro che colonizzarono i monti Balinok più di 750 anni fa. Sono diffusi in ogni parte del territorio anche se abitano prevalentemente nella zona montuosa di cui sono originari.
Le più alte cariche militari e politiche sono quasi esclusivamente appartenenti a questa etnia.
I gundarakiti vivono numerosi nella zona ovest del dominio, la più densamente popolata, nella quale vivono in numero paragonabile, sebbene ancora inferiore, agli autoctoni baroviani.
Forfariani e thaani rappresentano delle minoranze etniche che risiedono quasi esclusivamente nel villaggio di Immol, dove però esistono delle comunità ben definite anche grazie all'estrema rarità delle loro unioni con altre etnie residenti.
Baroviani e gundarakiti appaiono molto simili fisicamente, entrambi i gruppi hanno corporature tozze e robuste, spalle larghe, arti massicci e fianchi larghi. Hanno un'apparenza tetra, con tonalità di pelle olivastre o leggermente brunite. Capelli e occhi sono quasi sempre scuri.
Gli uomini solitamente portano i capelli lunghi fino alle spalle, le donne anche fino ai fianchi e le più giovani sono solite legarli in una treccia singola o doppia. Quasi tutti gli uomini portano i baffi, distintivi e folti, mentre la barba è diffusa solo tra i ragazzi più giovani come segno di virilità che viene solitamente portato fino al matrimonio.
I forfariani hanno una corporatura mediamente più atletica e slanciata, la loro pelle è sempre molto pallida e spesso piena di lentiggini, i loro capelli sono sempre di una qualche gradazione di rosso, dal castano ramato all'arancione carota.
I thaani invece sono molto più vari nell'apparenza. Essendo un popolo sopravvissuto a secoli di schiavitù ha vissuto l'unione con molti popoli ed etnie differenti e sono pochi i tratti somatici caratteristici ancora conservati. Sicuramente i più evidenti sono la totale assenza di peli su tutto il corpo e le iridi completamente bianche.
Anche i vistani sono presenti in numero significativo sul suolo baroviano, soprattutto grazie al patto stretto con i Von Zarovich che garantisce loro una forte tutela.

Tutte le etnie del dominio vestono in maniera simile, anche se i gundarakiti preferiscono cercare sempre modo per differenziarsi dai baroviani.
L'abbigliamento maschile consta in pesanti calzoni alla zuava, una camicia bianca allentata ed il classico gilet di montone, imbottito all'interno e squisitamente lavorato all'esterno. Le donne vestono abbastanza semplicemente indossando una veste che ne nasconde le forme, una lunga gonna ed un pesante scialle di lana.
Portare un fazzoletto in capo è un'usanza tradizionale per tutte le donne, le baroviane lo indossano solo dopo il matrimonio mentre le gundarakite solo da nubili e questo è spesso causa di fraintendimenti e faide sanguinose tra i giovani gundarakiti e baroviani.
Oltre alle onnipresenti vesti indossate dagli uomini di ogni ceto sociale la maggior parte delle vesti baroviane è sobria e priva di vistose decorazioni, di colore grigio, marrone scuro o nero. I gundarakiti invece preferiscono colori più chiari e brillanti, sfumati di verde, blu e giallo.
Secondo tradizione le donne baroviane indossano il nero per cinque anni a seguito di un lutto, ma questo accade anche per la morte di un lontano parente o stretto conoscente e quindi raramente una donna in vita sua indossa colori diversi dal nero.
Ornamenti e gioielli vengono portati raramente, ad eccezione di collane di aglio e belladonna o le spille di quercia e ambra che alcuni giovani gundarakiti indossano fieramente come simbolo del loro popolo.

Le lingue parlate a Barovia sono il Balok ed il Luktar e distinguono le due etnie più numerose nel dominio, i baroviani ed i gundarakiti.
Mentre il Balok è profondo e gutturale molti definiscono il Luktar come una lingua più soave anche se agli occhi di uno straniero appare più come un affanno strozzato.
Molti baroviani conoscono un po' di Luktar e viceversa per i gundarakiti. I forfariani e i thaani parlano le loro lingue natale all'interno delle loro rispettive comunità ad Immol ma nessuno le conosce al di fuori di quel contesto.

La maggiorparte della popolazione di Barovia vive una vita semplice, priva di ricchezze, sopravvivendo grazie ai frutti della terra che loro stessi coltivano o grazie agli animali che allevano nei cortili o ai pesci che pescano nei fiumi e laghi.
La maggior parte degli allevatori e coltivatori lavorano per conto dei Von Zarovich, è molto raro trovare dei possidenti indipendenti. I boiari del Conte amministrano le terre in suo nome.
Nei villaggi più remoti comunque la situazione è meno controllata e molti abitanti devono al conte soltanto le tasse annuali o qualche mazzetta ai suoi agenti per poter condurre una vita indipendente.
I nobili sono figure evanescenti a Barovia e nessuna delle famiglie più antiche ad eccezione dei Von Zarovich è ancora in possesso di appezzamenti terrieri. Il Conte è padrone di ogni cosa e l'aristocrazia moderna consiste nella ristretta cerchia di borgomastri e boiari che ne fanno le veci.
Le famiglie più importanti stanno lentamente morendo, i nomi sopravvissuti sono Buchvolds, Ivilskovas, Katskys, Petrovnas, Romuliches, Trikskys, Velikovnas, Wachters ed un tempo ce n'erano molte altre. La loro gloria è ormai dimenticata, le loro ricchezze svanite ed i loro discendenti dispersi ai quattro angoli del mondo.
L'unica eccezione è costituita dai Dilisnya, che grazie ad intrighi e tradimenti sono riusciti a ristabilire il loro dominio nel Borca.

A Barovia ci si sposa giovani, i ragazzi spesso all'età di sedici anni e molte ragazze già a tredici.
I matrimoni combinati non sono molto frequenti, nemmeno tra i più ricchi anche se spesso le famiglie fanno forti pressioni sui loro figli perché si sposino presto per ottenere i vantaggi sociali ed economici derivati dall'unione. Capita infatti che alcuni matrimoni vengano organizzati fin troppo prematuramente e sfortunatamente le usanze non prevedono né il divorzio né la possibilità di risposarsi per le vedove.
Un tempo le famiglie baroviane comunicavano la sopraggiunta età del matrimonio delle loro figlie appendendo una ghirlanda di fiori selvatici fuori dalla porta, tale usanza è stata però abbandonata a causa dell'elevato susseguente numero di sparizioni notturne tra queste giovani.

In una terra dipendente prettamente dall'agricoltura non è difficile immaginare che le famiglie sono molto numerose e puntano ad avere un gran numero di braccia sufficientemente forti per il lavoro nei campi. Dalle donne ci si aspetta che partoriscano quanti più figli possibile.
La medicina è piuttosto arretrata ed il parto non è spesso sicuro né per le né per i loro figli, tanto che il tasso di mortalità delle madri durante il parto si attesta attorno ad una su cinque. Anche i neonati sono ad alto rischio nei primi due anni di vita a causa di polmonite, colera o epidemie di febbre scarlatta.
I figli che raggiungono l'età di otto anni hanno spesso già appreso abbastanza per supportare il lavoro dei genitori per il resto della vita.

Non esiste alcun tipo di istituzione scolastica per i bambini. La maggior parte di quello che imparano riguardo la lettura, scrittura ed aritmetica è ciò che viene loro insegnato dai genitori.
I cittadini più facoltosi mandano i loro figli negli istituti Borcani o nel Richemulot, mentre studiosi ed eruditi si riuniscono nelle poche, polverose biblioteche e nei rari e spogli templi di Ezra.

Molti cittadini a Barovia viaggiano a piedi, il terreno è particolarmente accidentato e procedere con altri mezzi di trasporto è estremamente difficile fuori dalle principali vie di comunicazione. Inoltre i Baroviani sono persone estremamente sedentarie, molti di loro vivono nello stesso villaggio in cui sono nati e nemmeno viaggiano mai al di fuori di esso per tutta la loro esistenza.
Anche le cavalcature sono poco diffuse, se non nella regione collinosa ad occidente, la maggior parte dei cavalli sono da tiro o da soma, usati più che altro per portar pesi o trascinare aratri e slitte o i grandi carri che percorrono le arterie principali come la Vecchia Via di Svalich.
Le acque fluviali non sono navigabili da grossi barconi a causa di massi sporgenti e acque poco profonde, pertanto il traffico fluviale è piuttosto limitato. La tradizione nautica della regione è però tramandata sulle sponde del lago Zarovich, le cui acque blu sono disseminate di vascelli di pescatori salpati dai moli di Vallaki.

La vita sotto l'egemonia del Conte Strahd ha forgiato gli abitanti di Barovia rendendoli gente rude e poco ospitale che bada solo ai propri interessi. Gli stranieri non sono i benvenuti e le domande vengono spesso ignorate o ricambiate con un'occhiataccia.
La gente è completamente presa dai propri problemi, spesso di natura prettamente terrena, come la sussistenza per se ed i propri cari od il sopravvivere alle frequenti tempeste nelle zone montane.
Sicuramente la mancanza di cortesia può essere spiegata dal preponderante timore per il sovrannaturale, in particolar modo per i non morti, che pervade tutto il dominio. I bambini crescono ascoltando storie su creature succhiasangue, divoratrici di carogne o ladre di anime e molte di queste storie sono basate su fatti realmente accaduti.
Inoltre molti di questi racconti, tramandati per via orale, contengono notevoli riferimenti a metodi per scacciare o proteggersi da queste creature, ma essi non sempre si rivelano veritieri.

Il terrore attanagliante che caratterizza il panorama di Barovia è radicato nelle usanze quotidiane delle sue genti.
Porte e finestre vengono serrate rigorosamente e meticolosamente nel momento in cui il sole sparisce dietro l'orizzonte.
Si dice che una madre baroviana non oserebbe riaprire la porta dopo il calar delle tenebre persino se fosse per salvare il suo bambino, urlante ed implorante, da un branco di lupi affamati.

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