giovedì 17 novembre 2016

Lo ricongiungimento de li "allegri" viandanti





Lo tempo era buio e tempestoso, li venti soffiaveno forti e fu così che lo Peregrino decise de rimettese in cammino, giammai curante de li tempi avversi. Con il core in gola si fece sull’uscio, mentre lo Magistro suo e li altri della scuola lo salutaveno sull’uscio piagnucolanti. Lo scarlatto Peregrino sapea che in cor suo non lo avrebbero mai fatto partir e per questo decise a suo malincuore di dover insistere e prender coraggio per varcar la soglia, la sua vita era sempre stata pregna di difficili decisioni. Sarebbe stato bello accontentare quella folla festosa, sarebbe stato bello rimaner il fiore all’occhiello dello Magistro suo. Ma il mondo anelava e scalpitava necessitando le virtute e la conoscentia, enorme aggiungerei, de Tristano lo musico dello popolo laitiano.

Vinse le emozioni e strappandosi letteralmente le mani dello Magistro suo di dosso
prese il volo dalla finestra della scuola senza rompersi del collo l’osso.
Mise in pratica l’arte appena appresa
tramutandosi in falco con l’ala tesa
La giovine sguattera Geraldina a cui avea rubato la virtute e lo core
Mandò a prender in cantina er vino bono dello suo padrone e signore
 Colse l’occasione spiccando il volo come falco non a caso
Lasciò la poveretta con un bicchiere in mano ed un palmo di naso
Lo Magistro suo invero fu sollevato
Di vederlo andar via tutto d’un fiato
Non vi fu gran rammarico per lo Mago invero
Visto che gli avea svuotato delle provviste l’armadio intero
Con Pelopia alle spalle ed una nuova arte in borsa
Lo Scarlatto Peregrino se ne andò via e di gran corsa

E così tra il lasco ed il brusco con il suo cavallo, Fausto di nome e di fatto, si mise in cammino per raggiungere ancora una volta il suo destino. Pochi giorni prima avea ricevuto una missiva da li suoi compari, che lo invitaveno a presentasse presso lo borgo de Zena. Indubbiamente furono tutti felici e contenti de rivedè la faccia sua allegra e bontempona, scene di panico e giovinette ammiccanti non appena si apprestò a metter lo piede, e non solo lo piede, nello antico borgo. Lo musico era ormai abituato a tali sentimenti, non capiva come mai però tra i suoi sostenitori vi fossero più donne che omini, anzi a dire il vero l’omini non lo poteveno proprio vedè…Che bislacca coincidenza e proprio mentre rifletteva su questo tema si ritrovò tra le braccia de li amici sua pronto per una nuova e mirabolante avventura. Ecco li li…il trio…il gruppo….la compagnia….ma come era possibile che niuno nome avean scelto si domandò e disse tra se e se…così entrando nella locanda dove avventori assonnati e mezzi avvinazzati rovinavano sui tavoli esclamò in un impeto di gioia , ad alta voce…..va bene quasi urlando….in effetti urlando a squarcia gola…LO NOME LO NOME DE LO GRUPPO INVERO DOVEMO DA TROVA’……


Ci mancò poco che non lo percuotessero per bene, e che il vecchio Tobia per poco n’infartasse, e così fu costretto pe placà l’animi a fa un mezzo balletto. Quello che accadde poi non ve lo svelerò oggi ma lo potrete sicuramente scoprir nelle prossime novelle. 

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