sabato 3 ottobre 2015

Metallo e nebbia


Astrid non capiva ancora quali strani eventi del fato l'avessero mandata lì. 

Si trovava in una città grigia, piena di mendicanti e borseggiatori, sovrastata da un'altissima e tortuosa torre da dove facevano capolino una dozzina di mostri di pietra arricciati che sembravano dover attaccare da un momento all'altro. Di avventure ne aveva passate tante per essere una giovane Ragazza di Barovia, ma non riusciva proprio a sentirsi a proprio agio in quel luogo.  Per non parlare del borgomastro che li aveva accolti in casa, una misteriosa donna di nome Rebeka Ditrau. Permettere a personaggi come Antonija di educare i bambini del posto a rubare e borseggiare per strada...che assurdità! Bisogna avere mille occhi a Teufeldorf. Ed è proprio per lei che Astrid e la compagnia dei Romanov sono finiti qui. La Ditrau e la sua milizia avrebbero preso parte alla rivolta contro il Conte se il gruppo mandato dai Romanov avesse scovato l'assassino di un terribile omicidio. "Facile", pensava Astrid; "dopo tutti gli orrori ai quali ho dovuto assistere finora questo sarà solo una passeggiata". Ma non poteva ancora sapere cosa avrebbe visto di lì a poche ore. Il luogo dell'omicidio era la casa delle vittime. Dalla descrizione di Vassily poche cose erano rimaste di quelle povere anime. Secondo i dirimpettai la famiglia appena trucidata non era originaria di Teufeldorf. Il marito, scomparso da qualche ora, era un medico, barbiere o qualcosa di simile; la moglie, casalinga, badava alla bimba a casa. L'unica informazione che erano riusciti a tirar fuori da quelle persone era l'indirizzo dello studio dell'uomo. Poveri di informazioni e con un Mirsej poco presente andarono allo studio. La scena che si trovarono davanti era ben poco distante dalla precedente. Il garzone della bottega si trovava esanime a terra immerso in una chiazza di sangue. Profondi solchi causati presumibilmente da due grosse mani solcavano la gola del ragazzo, il quale aveva ancora stampata nel volto un'orribile espressione di terrore. Ormai convinti della colpevolezza del congiunto delle vittime si avventurarono nella casa del garzone. La porta era stata rotta. Un brivido percorse la schiena di Astrid. L'oscurità al di là del solco sulla porta, la cruenta scena appena vista...quale abominio aveva causato tutto questo. John rimase fuori a guardargli le spalle. Al di là della porta la mano esanime di un uomo spiccava sul fondo di un piccolo corridoio. Astrid prese coraggio e si avventurò nella stanza seguita dal resto del gruppo. Il corpo senza vita del presunto assassino giaceva a terra ed in piedi, dietro la vittima, si ergeva una figura incappucciata con le mani giunte di fronte all'inguine. Sembrava coperta da una pesante armatura metallica. La stanza buia, l'innaturale silenzio, lo scintillare del petto metallico. 

Astrid prese coraggio facendo un passo verso l'ignoto essere. In quell'istante la figura levò il capo scoprendo il volto completamente metallico. La ragazza non aveva mai visto un essere del genere. Sembrava un'umana, proprio come lei, ma al posto della pelle aveva una meravigliosa armatura cosparsa di ghirigori. Le mani erano dei guanti metallici completi di giunture ed il mantello che prima la nascondeva, marrone e consunto dalle numerose battaglie, ormai le copriva ben poco. Il gelo si diffuse nella stanza. Persino Vassily che abitualmente gestiva le situazioni con prontezza e sangue freddo, pareva ibernato dalla gelida figura di metallo che gli si era da poco palesata. La figura, in silenzio, iniziò ad avviarsi verso l'uscita. Nessuno provò a fermarla. Astrid non sapeva che fare. Mentre il costrutto si trovava nel piccolo corridoio della casetta Vassily provò a fermarla senza successo. Astrid seguì la figura che si allontanava a passo sempre più svelto verso una densa coltre di nebbia seguita dal resto del gruppo. 
Le nebbie...qualcosa di familiare se così si può dire. All'interno del bianco paesaggio John si trovava accasciato a terra con delle evidenti ferite che gli avevano imbrattato le vesti di sangue. Nonostante tutto brandiva ancora le due grosse pistole fumanti che portava sempre con lui. Fu un attimo... Un colpo di pistola, la figura metallica su di lui. John riversava a terra senza dar segni di vita. Astrid e gli altri corsero da lui accertandosi del fatto che fosse ancora vivo. Ma la figura metallica svanì nel nulla seguito da Mirsej che tornò fortunatamente poco dopo. 
Cos'era quell'essere? Chi era il mandante? E soprattutto, cosa stava cercando? Solo domande riecheggiavamo nelle menti degli avventurieri. In quel momento Astrid pensó che lo stufato di Lavinia, per quanto terribile possa essere stato, era la cosa che le mancava più di tutti in assoluto.



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