venerdì 2 ottobre 2015

La sinfonia


Le notti del sud Barovia si assomigliavano immancabilmente l'una con l'altra il freddo pungente e le copiose piogge gli echi di una città che sta per venir avvolta dall'oblio della notte, l'incertezza su quel che avverrà il giorno dopo. Incertezza su chi ci sarà il giorno dopo.

Warwic se ne stava pensieroso alla finestra, il vetro rigato dalle gocce di pioggia che scorrevano giù, qui e la il cielo nero si illuminava con qualche lampo improvviso colorandosi di viola. 

"Il suono del violino, stridulo e potente, freddo ma intenso ". 

Quelle gocce sul vetro se avessero prodotto un suono sarebbe stato proprio quel suono li, pensava fra se e se.

Nel suo cuore invece suonava, già da tempo una melodia, che diventava ogni mese sempre più complessa. Da principio una semplice arpa solitaria nel silenzio della creatività, un motivetto pieno di speranza, voglia di cambiare gli eventi intorno a se, epicità, suoni forti squillanti potenti, si unirono ben presto piccoli corni, tintinnii di triangoli, tamburi. Man mano che passavano i giorni con l'evolversi degli sfortunati eventi quel motivetto cambiava ritmo, cambiava intensità sonore, cambiava la musica al cambiare degli scenari intorno a lui. Amici che partivano per il lungo viaggio senza ritorno, piccole gioie per piccole scaramucce trasformate in successi del tutto stuprate e cancellate e da battaglie perse in malo modo. La speranza tema portante di quella prima sinfonia, lasciava il passo alla rabbia, alla delusione allo sconforto. Quando il motivo era ormai diventato quasi un sibilo, ecco arrivare il suono di quel violino freddo, sinistro, ma potente, minaccioso, impetuoso che avvolgendosi a quel sibilo rimasto lo trasformò lo invigorì, gli fece da controcanto ed il sibilo tornò sinfonia. Si aggiunsero altri archi, timpani, piatti, i corni diventarono strumenti a fiato, arrivarono gli ottoni a dar corpo a quel motivetto che tale più non era. 
In fine si aggiunse una flebile voce che divenne ben presto coro, quello che , nel suo primo pensiero era un semplice tronco dove il Maestro stava suonando divenne un palco, il morbido e caldo velluto rosso sangue delle tende aperte, i cordoni d'oro che le tenevano spalancate. I pochi curiosi animali che ascoltavano il motivetto iniziale adesso erano folle, acclamanti, rumorose ed ansiose di poter battere le mani...

La musica suonava rigogliosa come una foresta in piena primavera, si sentivano suoni di sottofondo, la notte ora non era più buia, l'idea non era più tale ma trasudava realtà in ogni suo piccolo particolare, il motivetto ora era un concerto, potente, vibrante, il cuore gli batteva nel petto, il sangue ribolliva nelle sue vene, tutto quello che aveva sognato e sperato poteva diventare realtà. 
Su quel palco le sue mani stanche avevano ritrovato nuova vita, ed ora si agitavano e venivano seguite dai suoni emessi da ogni singolo strumento, alzandosi ancora suonando la sua arpa si guardò intorno ed una lacrima gli solcò il viso quello per cui aveva tanto studiato e lottato era li quella sera il suono era talmente perfetto che gli faceva male il cuore per tanta emozione.

Dal pubblico un sibilo si innalzò, impercettibile pian piano divenne sempre più scandito, più chiaro e più intenso...."vendetta vendetta vendetta vendetta"  

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