giovedì 5 ottobre 2017

Errando per Laitia - Episodio 23

Di chi Lotta et di chi Fugge

Li girodì in quel di Ertama, finalmente scevra da la folle maledizione di Piripicchio, trascorsero incredibilmente tranquilli et proficui per le ingegnose attività de lo mio Magistro, tornato in forma umana con dozzine di nuove idee per la mente.
Io (Arcadio) et Pagnotta seguimmo pedissequamente le sue istruzioni rimettendo a lustro la intera Scuola de li Fossi, predisponendo lo laboratorio et riordinandolo come fosse nuovo, mentre lo sapiente Alburno focalizzava li suoi sforzi ne le medicazioni de li suoi compagni feriti, passando lo tempo restante, spesso anche fino a notte fonda, ne lo studiare li tomi di Epirone da Piretro in cerca de le formule di creazione de le ambre ormai perdute.

Lo nerboruto Frandonato, incassatore di professione, picchiatore veterano et predicatore a fin di lucro, nonostante fosse decisamente malconcio, si rimise in piedi in poco tempo et prese lo impegno di viaggiare per li pressi de la città, in cerca de le dimore estive de li signori che abbandonarono Ertama a la alba de lo vile incantesimo che ne aveva avvelenato le falde acquifere. Sparse in giro la nuova che li Eclettici Viandanti avevano spezzato lo sortilegio et che dimore et botteghe potevano finalmente essere ripopolate. Infine tornò a farsi rifare le fasciature ne la attesa che una delegazione giungesse a riscontrare quanto detto.
Galvano invece ebbe qualche problema in più, non ne lo fisico, che robusto quanto si addice ad uno cavaliere guarì bene et rapidamente, ma ne la mente, dimostratasi non per la prima volta assai più labile di quanto richiesto a la sua figura. Lo cavaliere asserì di avere smarrito lo suo equilibrio, la sua ragione di vita, sentendosi sconfitto sotto ogni aspetto da la baldanza et destrezza di Tarquinio de Belloveso, su la carta rinnegato, ma ne lo fatto assai più dedito di lui a li suoi scopi, decise quindi di avere bisogno di ritrovare se stesso, li suoi insegnamenti, la sua giusta via, partendo solo, verso non si sa dove, forse la Gelatodia da cui proveniva et abbandonando li suoi compari ad una battaglia lo cui esito era ora più che mai incerto.
Ebbi modo di parlare con lo Magistro di questa scelta, et tra li brontolii di delusione mi disse che la debolezza poteva essere manifesta in molti modi: Galvano non la aveva dimostrata perdendo a duello, ma mostrando paura, incertezza et egoismo, voltando le spalle a li compagni di molte avventure ne lo momento di massimo bisogno. Se non altro Frandonato lo fece sentire uno poco in colpa et prima che partisse si fece consegnare la Lama da le Tre Dita donata da la città di Nirte a li eroici salvatori.

Ne lo mentre, li cuccafratti continuavano a tenere confinato lo folle et depresso Epirone ne lo loro villaggio sotto li Fossi. Curuccu rifiutò di liberarlo perché lo suo popolo non avrebbe accettato di lasciare andare come nulla fosse colui che, ne li panni de lo Cuciniere Nero, li aveva ridotti in schiavitù. Alburno allora cercò di proporre uno scambio, avrebbe parlato a le genti di superficie et interceduto affinché si potesse stabilire una qualche sorta di scambio commerciale, che avrebbe permesso a quelli di sopra di arricchirsi con li beni de li fossi, et a quelli di sotto di condurre una esistenza meno misera et banale.
Quando però giunse la delegazione de li nobili di Ertama non vi fu molto tempo per contrattare, né su li scambi né su la liberazione de lo alchimista Piripicchio, giacché quasi contemporaneamente arrivarono le tanto agognate nuove di Tristano.

Lo Scarlatto Peregrino aveva con solerzia viaggiato come pattuito su le tracce de la ambra trafugata, inseguendo la arcana scia de la sua invisibile nota in compagnia di Rafiseno. Quest'ultimo però si fece beccare in una locanda a metà de lo viaggio da le guardie di Polisnea et venne pestato et catturato per li crimini lì commessi. Lo buon Tristano capì con rammarico che poco poteva esser fatto se non voleva che la sua missione fallisse et quindi sgattaiolò via et proseguì ne lo inseguimento.
Una volta che lo viaggio de la ambra trafugata sembrò infine terminato diede appuntamento a li suoi compari presso la capitale Maro, et li attese, non disdegnando finalmente tutti li piaceri cui si era malvolentieri sottratto durante lo lungo et estenuante viaggio.
In Ertama apprestammo la partenza in poco tempo, lo Magistro aveva compreso li complicati processi alchemici a la base de la creazione de le ambre, et grazie a li ingredienti presenti ne la scuola et ne li Fossi aveva con impeccabile successo riprodotto la prima delle tre, chiamata Chryselectrum, di colore giallognolo. La seconda era quella che ci apprestavamo a riconquistare da lo nemico, chiamata Rufescens, bruna di colore. Produrre poi la terza, la Caeruleus da li verdi bagliori, sarebbe stata una nuova et impegnativa sfida, a tempo debito.
Pagnotta protestò perché partivamo senza avere ancora liberato lo suo mentore Epirone, allora Alburno, che aveva invero a cuore la sorte de lo collega, con cui empatizzava per numerosi et validi motivi, gli diede parola di tornare et lasciò la faticosamente ottenuta Chryselectrum come rassicurazione. Partimmo con solerzia, lasciandoci la Calbatisia a le spalle per tornare nella labirintica Maro, soggiogata sotto uno tetro manto di nubi da uno enigmatico imperatore et da alate potenze occulte et misteriose.

Lo Peregrino attendeva come promesso, et noi ci recammo in città restando quanto più inosservati possibile. Io rimasi come mi compete a custodire lo carro mentre Frandonato et lo Magistro incontravano lo fido compagno et si recavano a rendere pan per focaccia a li sgherri di Tarquinio de Belloveso.
La loro meta erano le catacombe sottostanti lo oramai sconsacrato Cimitero dei Pellegrini, lo cui nome suscitò innumerevoli gesti apotropaici da parte de lo buon Tristano.
Ne lo frattempo, come appresi in seguito, li movimenti de li Eclettici Viandanti non erano passati del tutto inosservati come sperato, ma stavolta, più per causalità che per casualità, qualcuno volle seguirli per offrire loro uno aiuto benaccetto et inaspettato.

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