Lo tempo era buio
e tempestoso, li venti soffiaveno forti e fu così che lo Peregrino decise de
rimettese in cammino, giammai curante de li tempi avversi. Con il core in gola
si fece sull’uscio, mentre lo Magistro suo e li altri della scuola lo
salutaveno sull’uscio piagnucolanti. Lo scarlatto Peregrino sapea che in cor
suo non lo avrebbero mai fatto partir e per questo decise a suo malincuore di
dover insistere e prender coraggio per varcar la soglia, la sua vita era sempre
stata pregna di difficili decisioni. Sarebbe stato bello accontentare quella
folla festosa, sarebbe stato bello rimaner il fiore all’occhiello dello
Magistro suo. Ma il mondo anelava e scalpitava necessitando le virtute e la
conoscentia, enorme aggiungerei, de Tristano lo musico dello popolo laitiano.
Vinse le emozioni
e strappandosi letteralmente le mani dello Magistro suo di dosso
prese il volo
dalla finestra della scuola senza rompersi del collo l’osso.
Mise in pratica l’arte
appena appresa
tramutandosi in
falco con l’ala tesa
La giovine
sguattera Geraldina a cui avea rubato la virtute e lo core
Mandò a prender in
cantina er vino bono dello suo padrone e signore
Colse l’occasione spiccando il volo come falco
non a caso
Lasciò la
poveretta con un bicchiere in mano ed un palmo di naso
Di vederlo andar
via tutto d’un fiato
Non vi fu gran
rammarico per lo Mago invero
Visto che gli
avea svuotato delle provviste l’armadio intero
Con Pelopia alle
spalle ed una nuova arte in borsa
Lo Scarlatto
Peregrino se ne andò via e di gran corsa
E così tra il
lasco ed il brusco con il suo cavallo, Fausto di nome e di fatto, si mise in
cammino per raggiungere ancora una volta il suo destino. Pochi giorni prima
avea ricevuto una missiva da li suoi compari, che lo invitaveno a presentasse
presso lo borgo de Zena. Indubbiamente furono tutti felici e contenti de rivedè
la faccia sua allegra e bontempona, scene di panico e giovinette ammiccanti non
appena si apprestò a metter lo piede, e non solo lo piede, nello antico borgo.
Lo musico era ormai abituato a tali sentimenti, non capiva come mai però tra i
suoi sostenitori vi fossero più donne che omini, anzi a dire il vero l’omini
non lo poteveno proprio vedè…Che bislacca coincidenza e proprio mentre
rifletteva su questo tema si ritrovò tra le braccia de li amici sua pronto per
una nuova e mirabolante avventura. Ecco li li…il trio…il gruppo….la compagnia….ma
come era possibile che niuno nome avean scelto si domandò e disse tra se e se…così
entrando nella locanda dove avventori assonnati e mezzi avvinazzati rovinavano
sui tavoli esclamò in un impeto di gioia , ad alta voce…..va bene quasi urlando….in
effetti urlando a squarcia gola…LO NOME LO NOME DE LO GRUPPO INVERO DOVEMO DA
TROVA’……
Ci mancò poco che
non lo percuotessero per bene, e che il vecchio Tobia per poco n’infartasse, e
così fu costretto pe placà l’animi a fa un mezzo balletto. Quello che accadde
poi non ve lo svelerò oggi ma lo potrete sicuramente scoprir nelle prossime
novelle.
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