Correva lo anno dello Signore senza tempo nummero decimoquarantaquattresimo
lo sole ne lo cielo risplendea l’aria era fresca el padulo canteva.
Li nostri eroi incedean su lo carro der formaggiaro pe lo sentiero che tra le fratte si incuneava; accorse la notte co lo cielo de stelle pieno e li grilli cantevano fieri per allietar la serata.
Li nostri eroi incedean su lo carro der formaggiaro pe lo sentiero che tra le fratte si incuneava; accorse la notte co lo cielo de stelle pieno e li grilli cantevano fieri per allietar la serata.
Lo gruppo de eroi et formaggiari scelto lo posto pe la notte
se coricaron montand la guardia pe evità le botte. D’un tratto lo cavaliero gridò “Ci attaccheno
svejateve fioli “, da la fratta sortirono fetenti et oscuri li briganti, che
minacciosi et cattivi spararon quadrelli de balestra come se fossero
complimenti ad una bella donna.
Lo sangue scorreva a fiotti, lo Cavaliero si fece strada tra
le fila de li malcapitati briganti mietendoli, come se fossero grano pe li campi
durante il tempo di raccolta, ma senza dubbio alcuno l’inceder repentino e
funesto de lo Peregrino Scarlatto, tra le fratte in lontananza, fu quel che
agevolò la manovra de li suoi compagni, dopotutto la paura per l’accorrente
mastro de frusta, fu tanta che lo sgomento fu perno in cui infilar la spada e la
mazza per toglier la vita a codesti mentecatti.
Quando da la fratta accorse lo usignolo de noantri non v’era
più traccia de li briganti troppo impauriti da la possanza e fierezza de la
frusta che aveva mietuto vittime pe intere generazioni. Frusta che fu donata a
lo nonno de lo nonno de lo padre de lo figlio de lo nipote de Tristano niente
de meno che da lo Duca de Aquisgronna loco indo se magna et semper pien de gran
donna.
Ma li briganti manovra de aggiramento avevan fatto e de la
figlia de lo formaggiaro, Mariolina, aveva fatto ratto. Un’ intesa sola bastò a
li nostri eroi che senza alcuna domanda ne favella si inerpicaron per lo
sentiero de li boschi co tre pigne e na padella.
Li briganti eran torre arroccati et da la torre si udivan grida de donna, e che gran pezzo de donna, lo Cavaliero non potè resister a lo richiamo de la donzella in periglio et pertanto sortì da lo nascondiglio. A noialtri non restò che smoccolar et invocar lo Santo ed inceder a lui appresso.
Lo Magistro Alburno, co lo frate eremita e la stagliante
figura scarlatta, si incunearono tra le fila de li briganti, passando larghi
larghi, ma veramente larghi, pe non esser scorti s’intenda, pe raggiunger lo
dietro de la Torre. Li compagni d’arme pe lo salvataggio de la donzella scelsero
Tristano il quale non fece in tempo a proporsi, noto com’era per lo suo
coraggio cristallino, e si ritrovò a scalar, timido il pino albino.
Scaltro come un gatto e feroce come un ermellino con du
balzi era già quasi sul comodino, giusto in tempo de mette in fuga Robolone et
il suo nero porcone. D’altronde la paura per l’accorer de lo musico inferocito
fu talmente tanta che lo capo de li briganti scese in fretta et furia le scale
pe non doverlo fronteggiare.
Ne fece le spese lo brigante rimasto che nulla potè contro
lo pugnalo scagliato da abile mano che in un sibillo lo passò da parte a parte,
lasciando di stucco Mariolina a cosce aperte mentre se ricomponea li vestiti a
parte.
Da li a "poco" se ritrovaron di nuovo a lo piano terra, visto “l’esil”
corpo de la figlia de lo formaggiaro, donne che mangian formaggio è risaputo
che con cul si dan coraggio, et vista la perizia de lo musico, acrobata et
poeta, che dovette resister da l’impeto di seguire e finire lo brigante e lo
suo porco.
Furtuna loro che lo salvataggio de Mariolina avea maggior
prescia de lo sbatacchiaggio de la banda intera de briganti, altrimenti niuno
avrebbe potuto arrestar l’ira funesta del poeta domatore di anime, donzelle et imbonitor
de santi.
Lo Cavaliero se fece distrazione e lo corpo suo a scudo de
li compagni donò, mentre lo frate anch’egli coraggioso se la vedeva con il grasso
et nero porco aggressivo ed imperioso.
Da li a poco la fuga fu repentina e senza troppi intoppi, a parte ceffoni vari et ingroppi. Lo ruscello amico de li briganti li salvò da li nostri eroi sopravvissuti, che per l’urgenza de salva la donzella dovetter rinunciar de tirar fori a li briganti le budella.
Questa volta la fortuna arrise a Robolone et i suoi ladroni,
a missione compiuta la festa iniziar poteva, li compagni d’arme caduti su lo
campo furon ricordati con brindisi, abbuffate et canzoni.
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