Un altro incubo, il solito incubo. A volte ho la sensazione che la mia vita sia rimasta ancorata a quel terribile giorno in cui fui strappato agli affetti della mia famiglia. L’immagine di mia zia ammazzata brutalmente davanti ai miei occhi, nella stessa stanza in cui mi stavo nascondendo, le urla strazianti dei miei genitori mentre venivano trucidati dalle guardie venute a prendermi: quei pochi minuti in cui la mia vita cambiò drammaticamente ed irrimediabilmente ricorrono in maniera frenetica alla mia mente in questa nuova fase della mia vita. Insieme agli incubi, preannunciati dall’ immagine onirica di un occhio di vetro incrinato e sanguinante che ricorda l’insegna del negozio di mio padre e mio zio, riemergono anche altri ricordi che sento di dover mettere nero su bianco.
Per anni invece quegli incubi hanno giaciuto sopiti nei reconditi della mia mente: non c’era spazio per il dolore, per la commemorazione e neanche per la rabbia. O meglio tutti questi sentimenti, ancora inesplorati, erano li in attesa come brace pronta a bruciare sotto uno strato di cenere. Ma in quel momento, prigioniero insieme ad altri ragazzi che condividevano un destino simile al mio, prevalse lo spirito di sopravvivenza. Sarà forse per questo che di quel periodo non ho che frammenti di ricordi: i volti dei ragazzi che erano con me, qualche scorcio di quei luoghi che opprimevano la mia libertà, i miei pensieri e la mia anima.
Ricordo ancora l’immensa gratitudine che provai per quei prodi cavalieri che mi liberarono e l’immensa gioia susseguente provocata dalla sensazione di libertà, dalla cavalcata a perdifiato, dalla fredda ed umida notte baroviana she sferzava il mio viso. La gratitudine nei confronti di quegli uomini e di Emilian Buchvold, l’artefice della mia liberazione, è ancora oggi intatta. La gioia durò invece poco, soppiantata presto dal dolore e dalla rabbia per la perdita dei miei cari e per il destino crudele che pensavo mi fosse riservato. Fu come se quella improvvisa ed inaspettata notte di libertà avesse alimentato violentemente quei sentimenti sopiti, che avvamparono tutti d’un tratto in quel ragazzino insicuro e disorientato che ero all’epoca. Ancora non sapevo che in realtà stavo per incontrare la mia guida, la mia salvezza, il balsamo ad ogni sofferenza e fonte suprema di saggezza.
Per anni invece quegli incubi hanno giaciuto sopiti nei reconditi della mia mente: non c’era spazio per il dolore, per la commemorazione e neanche per la rabbia. O meglio tutti questi sentimenti, ancora inesplorati, erano li in attesa come brace pronta a bruciare sotto uno strato di cenere. Ma in quel momento, prigioniero insieme ad altri ragazzi che condividevano un destino simile al mio, prevalse lo spirito di sopravvivenza. Sarà forse per questo che di quel periodo non ho che frammenti di ricordi: i volti dei ragazzi che erano con me, qualche scorcio di quei luoghi che opprimevano la mia libertà, i miei pensieri e la mia anima.
Ricordo ancora l’immensa gratitudine che provai per quei prodi cavalieri che mi liberarono e l’immensa gioia susseguente provocata dalla sensazione di libertà, dalla cavalcata a perdifiato, dalla fredda ed umida notte baroviana she sferzava il mio viso. La gratitudine nei confronti di quegli uomini e di Emilian Buchvold, l’artefice della mia liberazione, è ancora oggi intatta. La gioia durò invece poco, soppiantata presto dal dolore e dalla rabbia per la perdita dei miei cari e per il destino crudele che pensavo mi fosse riservato. Fu come se quella improvvisa ed inaspettata notte di libertà avesse alimentato violentemente quei sentimenti sopiti, che avvamparono tutti d’un tratto in quel ragazzino insicuro e disorientato che ero all’epoca. Ancora non sapevo che in realtà stavo per incontrare la mia guida, la mia salvezza, il balsamo ad ogni sofferenza e fonte suprema di saggezza.
Lucius Volkov |
Ministro di Hala |
Sephir Maestro della Trama |
Dopo il risveglio nella carrozza assieme ad i miei nuovi compagni però la cenere si è tramuta nuovamente in brace e sento che presto la sofferenza e la rabbia divamperanno senza freno. Non voglio dimenticare il mio passato, ma non posso abbandonarmi ora alla disperazione o alla commemorazione. Ho bisogno che Hala plachi ancora una volta il mio dolore, ho bisogno che mi calmi cosicché io possa capire il mio destino. Ho bisogno di riabbracciare la mia vecchia famiglia, prima di partire per un lungo viaggio con la mia nuova famiglia.
Bella Simo, belli carichi questa sera...
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