La notte era senza ombra di dubbio il periodo della giornata
preferito dalla piccola Mira, a differenza dei suoi coetanei umani per lei
l'oscurità era un posto rassicurante dove nascondersi e dove essere uguale agli
altri. Che non fosse come loro le fu ben chiaro fin dall'inizio dell'età
cognitiva, cosi come che fosse considerata un "essere malvagio".
Aveva fatto ormai il callo a questo, aveva ormai digerito il boccone amaro che
le era stato servito, ma era sempre stato così.
Vi fu un tempo in cui Mira, non capiva le conseguenze del seme
lasciato dentro se stessa, non comprendeva cosa significasse essere
"diversi". D'altro canto come puoi dire ad una piccola creatura,
venuta al mondo senza madre né padre che è differente e per il suo aspetto
fisico e verrà sempre isolata dagli altri. Nessuno ebbe il coraggio di dirgli
quello che lei stessa avrebbe compreso sulla sua pelle negli anni a venire.
Evoluzione naturale, Mira si isolò, imparò a vivere contando solo
su se stessa e sforzandosi di essere la migliore in tutto ciò che faceva, un
disciplina ferrea auto imposta che le permetteva di avere un senso ed uno scopo
nella sua vita. Imparò fin da subito ad odiare la specie che le aveva fatto
dono di tanta diversità. Imparò da subito a convivere con quel "tratto"
che da una parte la elevava al di sopra degli altri regalandole dei vantaggi e
dall'altra la condannava ad una vita differente e solitaria.
Dopotutto la Falange non era un posto per tutti, gli allenamenti erano duri, richiedevano una predisposizione mentale e fisica notevole, ed i più deboli soccombevano alle ferree regole della scuola. Mira non si affezionò ai suoi compagni se si escludono alcuni sporadici casi, la maggior parte la invidiava, vide tanti iniziati passare e tanti uscire sdraiati su barelle. Da quel poco che sapeva del mondo che prendeva forma all'esterno, Mira accomunava la Falange ad una tana di lupi. Un posto dove far branco, ma un posto molto pericoloso dove crescere, agonismo, invidia, ferocia, fanatismo, una ragazza doveva crescere e farlo in fretta in un luogo simile.
I duri allenamenti la provarono fisicamente, più volte dovette
ricorrere alle cure del cerusico locale, benché imparò che anche in quel caso
la sua "stirpe" fosse differente, visto che i rimedi efficaci erano
ben differenti dalle normali cure alle quali gli umani si affidavano. I primi
anni di addestramento lasciarono il segno nell'animo ma soprattutto nel fisico
della bella Mira. Sulla schiena il segno delle lance Kuri, particolari lance
con una punta arrotondata usate per allenarsi, in particolare una appena sotto
alla scapola destra, ed un all'altezza del fianco sinistro, dovute
all'intensivo allenamento volto a schivare i colpi multipli. Benché le lance
fossero non letali perforarono le sue carni lasciandole indelebili segni per i
quali spese ore in infermeria. Sul braccio destro invece fu un Kama a lacerarle
la cinerea pelle, colpo portato dal maestro Vidiq stesso, suo mentore fin da
bambina. Vidiq era come Mira, apparteneva alla sua stessa razza, inutile dire
quando si affezionò a lui e quanto egli rappresentò quella famiglia che mai
ebbe. Sul piede sinistro invece c'era ancora la cicatrice di quella trappola
che non riuscì ad evitare e che le perforò da parte a parte il piede,
lasciandola esanime ancora una volta alle cure del cerusico.
Ma
se gli anni degli allenamenti furono difficili, Mira non avrebbe mai immaginato
quanto potessero essere pericolose le missioni alle quali sarebbe stata
sottoposta. La Falange, non è una compagnia mercenaria né tanto meno un'agenzia
a pagamento. I suoi disegni, piani ed obiettivi sono spesso nascosti agli
iniziati ai quali viene insegnato ad obbedire con cieca devozione a qualsiasi
ordine loro impartito. Il tratto distintivo dei suoi appartenenti è senza ombra
di dubbio l’uniforme, un cappuccio grigio scuro indossato su un volto oscurato
da pitture nere e parzialmente coperto da un velo, il tutto rende impossibile
identificare le fattezze di chi la indossa. Coloro che ne fanno parte sono i
migliori in circolazione, misteriosi, schivi ed addestrati per missioni in
solitaria.
Mira aveva imparato ad attingere
alla sua enorme rabbia, dovuta alla sua particolare condizione, nei momenti di
bisogno, grazie anche alla sua concentrazione fuori dal comune ed alle sue
eccezionali doti atletiche, aveva imparato come massimizzare il suo potenziale.
In quei momenti, uno sguardo attento potrebbe rivelare di aver visto un
bagliore differente nei suoi occhi ed un ghigno dipingersi sul suo volto, in
quei momenti la concentrazione dei suoi colpi e la velocità dei suoi movimenti
sembra enfatizzarsi in quella che potrebbe essere definita come una trance,
perfettamente richiamata e controllata dalla giovane donna. Questo fervore e
questa spietatezza le valsero il soprannome di " La Furia".
La sua abnegazione maniacale all'eseguire e rieseguire movimenti
di schivata e combinazioni di colpi, le salvarono la vita più volte, nelle
pericolose missioni alle quali Vidiq la sottopose non appena ebbe raggiunto il
grado di adepto. Appena sotto al costato reca ancora tre profondi graffi,
inferti da un licantropo che le era stato chiesto di catturare. Sulla nuca un
profondo taglio procuratosi nello scontro con due Gargoyle d'Ebano, scontro che
la vide sopravvivere benché priva di sensi dopo un'accesa colluttazione grazie
anche al supporto del suo maestro Vidiq. Quel giorno la fortuna l'assistette, visto
che di solito veniva inviata in missione solitarie, quella volta probabilmente
la saggezza del suo mentore fu profetica, visto che la volle accompagnare. Altre
due cicatrici ricordano al giovane monaco quanto sia labile e sottile il limite
tra la vita e la morte, una bruciatura sulla mano sinistra regalo di un mago
impazzito che le fu commissionato di eliminare, ed in fine il gelido morso, sul
polpaccio destro, di quello che era considerato il lupo più pericoloso di
Barovia, la Dama Bianca, che ebbe la sfortuna di incrociare di ritorno da una
missione.
Con il passare degli anni, Mira acquisì uno status di veterano
all'interno della Falange, ed in un certo modo una certa rispettabilità, se non
per la sua persona almeno per le sue abilità. Lavorare per loro aveva anche i
suoi vantaggi, non le è mai mancato nulla e le garantisce un ostile di vita
agiato, benché gli adepti non venissero pagati. Per Mira il denaro era un
semplice mezzo per ottenere, senza fatica quello che altrimenti avrebbe
ottenuto con la forza.
Non vi era posto nel quale avesse paura di andare, non c'era in
effetti qualcosa che la spaventasse, come si può spaventare qualcuno che porta
la paura dentro di se.
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