giovedì 23 ottobre 2014

Ricordi di cenere

Un altro incubo, il solito incubo. A volte ho la sensazione che la mia vita sia rimasta ancorata a quel terribile giorno in cui fui strappato agli affetti della mia famiglia. L’immagine di mia zia ammazzata brutalmente davanti ai miei occhi, nella stessa stanza in cui mi stavo nascondendo, le urla strazianti dei miei genitori mentre venivano trucidati dalle guardie venute a prendermi: quei pochi minuti in cui la mia vita cambiò drammaticamente ed irrimediabilmente ricorrono in maniera frenetica alla mia mente in questa nuova fase della mia vita. Insieme agli incubi, preannunciati dall’ immagine onirica di un occhio di vetro incrinato e sanguinante che ricorda l’insegna del negozio di mio padre e mio zio, riemergono anche altri ricordi che sento di dover mettere nero su bianco.


Per anni invece quegli incubi hanno giaciuto sopiti nei reconditi della mia mente: non c’era spazio per il dolore, per la commemorazione e neanche per la rabbia. O meglio tutti questi sentimenti, ancora inesplorati, erano li in attesa come brace pronta a bruciare sotto uno strato di cenere. Ma in quel momento, prigioniero insieme ad altri ragazzi che condividevano un destino simile al mio, prevalse lo spirito di sopravvivenza. Sarà forse per questo che di quel periodo non ho che frammenti di ricordi: i volti dei ragazzi che erano con me, qualche scorcio di quei luoghi che opprimevano la mia libertà, i miei pensieri e la mia anima.


Ricordo ancora l’immensa gratitudine che provai per quei prodi cavalieri che mi liberarono e l’immensa gioia susseguente provocata dalla sensazione di libertà, dalla cavalcata a perdifiato, dalla fredda ed umida notte baroviana she sferzava il mio viso. La gratitudine nei confronti di quegli uomini e di Emilian Buchvold, l’artefice della mia liberazione, è ancora oggi intatta. La gioia durò invece poco, soppiantata presto dal dolore e dalla rabbia per la perdita dei miei cari e per il destino crudele che pensavo mi fosse riservato. Fu come se quella improvvisa ed inaspettata notte di libertà avesse alimentato violentemente quei sentimenti sopiti, che avvamparono tutti d’un tratto in quel ragazzino insicuro e disorientato che ero all’epoca. Ancora non sapevo che in realtà stavo per incontrare la mia guida, la mia salvezza, il balsamo ad ogni sofferenza e fonte suprema di saggezza.


Lucius Volkov
Lucius Volkov
I primi mesi in quella che imparai a chiamare casa non furono però certo idilliaci anzi furono piuttosto difficili. Ero timoroso e reso rabbioso dalle tragedie patite, pensavo di essere finito in un’altra prigione sebbene decisamente più confortevole ed accogliente. Passavo la maggior parte del mio tempo con Lucius, ma il nostro rapporto all’epoca era assai burrascoso: io ero scostante ed inquieto, lui severo e spocchioso faceva pesare la sua maggiore età ed anzianità. Col tempo però imparammo a conoscersi, a rispettarci e a studiare insieme. Lucius fu prezioso nell’aiutarmi a muoveri i primi passi negli studi e la nostra collaborazione durò a lungo, almeno finché la mia educazione fu presa in carico direttamente dal Ministro e da Sephir.


Ministro di Hala
Ministro di Hala
Gli insegnamenti del Ministro e di Sephir non erano affatto facili : ricordo come il più delle volte mi sembravano concetti astrusi ed inafferabili. Col tempo però i primi insegnamenti dei maestri iniziarano a far breccia, iniziando anche a placare le mie angoscie ed a calmare il mio animo.
Che meravigliosi anni che furono, ogni giorno si schiudeva un apprendimento o un segreto che mi avvicinava sempre più alla Dea. Il Ministro, Sephir, Lucius e gli altri discepoli divennero la mia famiglia ed il convento di Hala la mia casa.

Sephir Maestro della Trama
Sephir Maestro della Trama
I riti, le ore di meditazione, le veglie, il servizio al sanitario, lo studio della natura e della magia e del loro intreccio che è alla base di tutto si susseguirono incessantemente per mesi ed anni sino al giorno in cui non ebbe luogo il mio rito di comunione con la Dea. Il solo rievocare quei momenti, metterli su carta, per quanto velleitario ed utopistico sia provare a descrivere sensazioni così ultraterrene, mi solleva dalle vicessitudini e dalle ansie di questi giorni. Quel giorno ho abbracciato la Trama e con essa l’energia che fluisce nella natura tutta ed improvvisamente ogni mia sofferenza era sparita, il dolore e la rabbia nuovamente sopiti sotto la cenere.

Dopo il risveglio nella carrozza assieme ad i miei nuovi compagni però la cenere si è tramuta nuovamente in brace e sento che presto la sofferenza e la rabbia divamperanno senza freno. Non voglio dimenticare il mio passato, ma non posso abbandonarmi ora alla disperazione o alla commemorazione. Ho bisogno che Hala plachi ancora una volta il mio dolore, ho bisogno che mi calmi cosicché io possa capire il mio destino. Ho bisogno di riabbracciare la mia vecchia famiglia, prima di partire per un lungo viaggio con la mia nuova famiglia.

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